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LOCARNO 2019 Cineasti del presente

Davide Maldi • Regista di L’apprendistato

“Nei miei lavori parto sempre dallo studio di un rito antico e ne cerco una trasposizione nella società di oggi”

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- Abbiamo intervistato Davide Maldi e parlato del suo ultimo film L’apprendistato, il quale segue il difficile percorso di formazione di un gruppo di studenti di un collegio alberghiero

Davide Maldi • Regista di L’apprendistato

Abbiamo colloquiato con Davide Maldi, regista del documentario L’apprendistato [+leggi anche:
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intervista: Davide Maldi
scheda film
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in concorso nella sezione Cineasti del Presente del Festival di Locarno di quest’anno. La nostra conversazione si è soffermata sui protagonisti della pellicola, sul processo di ricerca ed osservazione che ha portato alla realizzazione del documentario, nonché sui temi dell’adolescenza, delle disciplina e del lavoro.

Cineuropa: Il suo film segue il duro apprendistato di Luca Tufano e dei suoi compagni, studenti di un prestigioso collegio alberghiero. Perché è importante raccontare questa storia oggi?
Davide Maldi:
Volevo trovare un contesto reale nel quale un ragazzo era portato ad accelerare il suo processo di crescita imparando da subito un lavoro. L’Istituto alberghiero mi è sembrato il luogo adatto dove muovermi perché la professione del cameriere è fatta di regole e disciplina col fine di servire il cliente. Imparare a quattordici anni le regole del mondo del lavoro mi è sembrato inusuale. Luca proviene da un piccolo borgo di montagna, ha un animo selvaggio e libero e ho scelto lui come protagonista perché attraverso la sua esperienza potevo raccontare meglio le difficoltà nell’apprendere la professione a quell’età.

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Nel film la disciplina ed il rigore sono elementi centrali. Che significato hanno per lei queste due parole nel mondo odierno, specialmente per i più giovani?
Disciplina e rigore sono parole austere e forti oggi, lontane dalla vita comune. Nel film il maître/insegnante della scuola esige disciplina e rigore perché sono elementi alla base del mestiere ed è diretto e onesto con i suoi alunni. Non prende in giro l’adolescente, bensì lo tratta da adulto e lo mette di fronte alle proprie responsabilità, con possibilità di riuscita o fallimento, perché la vita che lo aspetta sarà faticosa.

Qual è stato il suo approccio registico sul set? Per quanto tempo ha seguito i soggetti e com’è riuscito a guadagnarsi la loro fiducia?
Ho passato molto tempo nella scuola senza filmare, osservando solo lo svolgimento delle lezioni. Ho atteso per poi essere più sicuro. Volevo realizzare un film che trasmettesse nella regia e nell’estetica un rigore vicino a quello della scuola e del mestiere. Lo spettatore vive questa storia attraverso l’esperienza di Luca. Mi sono sempre posto dalla parte degli alunni, instaurando col loro un rapporto di fiducia e complicità che ha permesso poi di lavorare in piena sintonia. Ho cercato di fargli capire che non ero né un docente e né li volevo giudicare idonei o meno alla scuola o alla vita.

Quali sono stati i principali ostacoli, tecnici e umani, riscontrati nel corso della lavorazione del film?
In realtà, ambientare il film all’interno di un istituto mi ha facilitato molto. Solitamente lavoro da solo, quindi muovermi e agire in un luogo così circoscritto in solitaria è più facile. Mi sembrava di avere sempre tutto sotto controllo grazie anche alla lunga preparazione fatta. Le difficoltà sono state nel mantenere vive e salde le relazioni umane, come con Luca e i suoi compagni, capire il loro linguaggio e rispettare i loro codici.

Quali temi le piacerebbe trattare in futuro nel suo lavoro cinematografico?
Nei miei lavori parto sempre dallo studio di un rito antico e ne cerco una trasposizione nella società di oggi. Mi piace unire alla realtà elementi legati al sovrannaturale. Non mi sento un documentarista classico: mi piace avere il controllo di ciò che faccio lasciando aperta la porta all’imprevisto. In futuro mi piacerebbe realizzare un film di fantascienza, una fantascienza accennata, sottile ed educata e sempre in relazione con la realtà.

Al momento sta lavorando su altri progetti?
L’apprendistato è inteso come secondo capitolo di una trilogia sull’adolescenza, iniziata con il film precedente, Frastuono, e che proseguirà con un altro lavoro, più strutturato, legato a un fallimento familiare, il tutto visto sempre attraverso gli occhi e l’esperienza di un ragazzo. Ho incominciato a fare ricerca per capire dove e come sviluppare il lavoro ma sono ancora agli inizi.

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