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VENEZIA 2019 Orizzonti

Carlo Sironi • Regista di Sole

“Ho continuato a interrogarmi su come sarebbe stata la mia vita se fossi effettivamente diventato padre”

di 

- VENEZIA 2019: Abbiamo intervistato Carlo Sironi, regista di Sole, selezionato in competizione ad Orizzonti

Carlo Sironi  • Regista di Sole

Abbiamo colto l’occasione di porre alcune domande a Carlo Sironi, regista di Sole [+leggi anche:
recensione
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intervista: Carlo Sironi
scheda film
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, in competizione nella sezione Orizzonti della Mostra d’Arte Cinematografica di Venezia. Il film parla di Ermanno, un ragazzo che si finge padre per aiutare la giovane Lena, giunta in Italia dalla Polonia per vendere la bambina della quale è incinta.

Cineuropa: Com’è nata questa toccante riflessione sulla paternità? Ci sono anche degli elementi autobiografici?
Carlo Sironi: Nel film ci sono degli elementi autobiografici non diretti. Posso dire di essere stato guidato da sensazioni che facevano parte del mio vissuto. Quando ero molto giovane, la vita mi ha posto di fronte alla scelta se diventare padre o meno e non è avvenuto. Da allora ho continuato a interrogarmi su come sarebbe stata la mia vita se fossi effettivamente diventato padre, è stata una domanda che mi ha sempre accompagnato. Non ho figli e per questo sentivo una vicinanza emotiva e una libertà nel raccontare un ragazzo che, dovendo solo fingere di essere padre, arriva a sentirsi padre.

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L’esordiente Claudio Segaluscio interpreta Ermanno e Sandra Drzymalska Lena. Come ha scelto entrambi i protagonisti del film?
Ero sicuro che Ermanno dovesse essere un attore non professionista, con un’incoscienza di fondo. Avevo in mente gli antieroi del cinema giapponese, quella sorta di malinconica dolcezza nascosta dietro una maschera impassibile. Claudio si è dimostrato perfetto, con quella sua distanza apparente e quel dolore stampato negli occhi.

Invece, ero sicuro che Lena dovesse essere un’attrice professionista: volevo che la sua maggiore preparazione si sentisse nel rapporto con Ermanno. Abbiamo cercato in vari paesi dell’Europa orientale e quando ho trovato Sandra, con la sua leggerezza un po’ infantile e quella presenza quasi fantasmatica, ho capito sin da subito che il suo modo di interpretare il personaggio era ben più interessante di quello che avevo in testa. Sembrava uscita da un quadro di Balthus.

La fotografia è realizzata in maniera sapientemente cupa e ritrae magnificamente le vite di questi personaggi inquieti. Quali riferimenti visivi ha preso in considerazione? In che modo il DoP ungherese Gergely Pohárnok ha contribuito a realizzare la sua visione registica?
Volevo lavorare con un linguaggio semplice ed essenziale. Ho riguardato gli straordinari film di Mikio Naruse. Prima del set preparo un accurata lista inquadrature, che poi condivo con il DoP e mi confronto con le sue impressioni: è l’unico modo che conosco per poter eventualmente cercare altre strade. Con Gergely abbiamo deciso di fare nostre delle caratteristiche del linguaggio del cinema classico. Lui mi ha consigliato delle vecchie ottiche anni ’60, che ci hanno aiutato a dar vita a un look che volevamo non attuale e senza tempo. Per quanto riguarda le referenze visive, ho condiviso principalmente fotografi: sopratutto Todd Hido, un fotografo americano. Le sue foto di interni spogli ci hanno guidato molto per l’atmosfera, la palette e l’arredamento del film. Era la prima volta che lavoravo con Gergely: dire che ne sono entusiasta è un eufemismo.

Il film è stato sviluppato e sostenuto, tra gli altri, dalla Cinéfondation di Cannes, Berlinale Script Station, EAVE e TorinoFilmLab. In quale misura Sole ha beneficiato di queste opportunità?
Il film ne ha beneficiato enormemente. Lavoro sin dal primo cortometraggio con la mia sceneggiatrice, Giulia Moriggi. Ci conosciamo alla perfezione e per la stesura ci ha affiancato Antonio Manca. Avere delle impressioni più distanti e obiettive dai tutor ci aiutato molto, sopratutto per quanto riguarda la percezione che lo spettatore ha nei vari momenti del film, un punto di vista che ho incominciato a padroneggiare solo dopo la prima stesura. Voglio ringraziare specialmente Tobias Lindholm e Marietta Von Hausswolf Von Baumgarten.

Nuovi progetti in programma?
Ho incominciato a lavorare al mio secondo film, ho scritto un breve soggetto e lo sto arricchendo con note e impressioni. Parallelamente, sto lavorando all’adattamento di un meraviglioso romanzo giapponese di Kawabata Yasunari, un progetto più ambizioso sul quale sogno ad occhi aperti da quando ho vent’anni. Saprò meglio su cosa concentrarmi dopo che sarà finito il rollercoaster emotivo di Venezia e Toronto. Non vedo l’ora di poter mostrare il film al pubblico.

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(Tradotto dall'inglese)

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