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VENEZIA 2019 Settimana Internazionale della Critica

Mantas Kvedaravičius • Regista di Parthenon

“I 'personaggi' sono diventati dei collaboratori per me, così come successo con le loro storie”

di 

- VENEZIA 2019: Abbiamo parlato con il regista lituano Mantas Kvedaravičius, il cui Parthenon è selezionato alla Settimana della Critica di Venezia quest'anno

Mantas Kvedaravičius  • Regista di Parthenon
(© Settimana della Critica)

Abbiamo avuto l’opportunità di intervistare il regista e professore lituano Mantas Kvedaravičius, il cui terzo lungometraggio, intitolato Parthenon [+leggi anche:
recensione
trailer
intervista: Mantas Kvedaravičius
scheda film
]
, è presentato alla Settimana internazionale della Critica di Venezia quest’anno.

Cineuropa: Alla base di questo film vi è un accurato lavoro di ricerca etnografica durato tre anni. Come lo ha affrontato? Aveva intenzione di servirsene fin dall’inizio per farne una pellicola?
Mantas Kvedaravičius: Credo che ci siano due principali fonti di ispirazione ad avermi portato a produrre questo film. Innanzitutto, ad avermi fornito lo spunto necessario sono state alcune immagini o alcuni incontri: il grido straziante di qualcuno fuori dalla finestra, un enorme volatile che si posa sul ghiaccio, qualcuno che si morde le labbra mentre altri stanno cantando… In secondo luogo, a ispirarmi sono stati frammenti di storie che chi ho incontrato ha condiviso con me, parlo di persone che sono diventati miei amici, collaboratori o nemici. Si tratta di elementi che erano già venuti fuori durante la mia ricerca, che si potrebbe definire “etnografica”. Questi elementi magari non presentano una diretta connessione con il film, ma sono presenti in qualche modo. Semplicemente sono localizzabili appena al di fuori della sceneggiatura e del processo cinematografico: un ragazzo che viene obbligato dal suo maestro a mangiare un pallone perché non ha rispettato le regole, una ragazza che ruba un diamante solo per darlo in pasto al suo pesce rosso, ecc. Prendendo le mosse da questi due impulsi, il film veniva spinto ad assumere una certa forma; si è poi arricchito di spazi tangibili e personaggi e ha sviluppato la sua forza estetica.

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Perchè ha deciso di focalizzarsi sul corpo e sulla memoria?
Credo che siano stati questi due elementi a decidere di voler essere inclusi nel film. Mi spiego. La memoria e il corpo non sono i due oggetti principali dell’attenzione della pellicola, tuttavia, grazie ai personaggi e agli spazi presenti, sembra che essi finiscano in prima linea attraverso l’impulso condiviso della storicità che entrambi custodiscono. Il modo in cui i protagonisti trattano il proprio corpo sul grande schermo o il modo in cui determinati luoghi vengono introdotti nella storia non sono figli di una scelta del regista, ma piuttosto di una scelta del soggetto stesso.

Quali sono state le maggiori difficoltà che ha dovuto affrontare durante il processo creativo? Perché?
Per dare vita a un progetto del genere è necessario seguire una logica cinematografica, cercando allo stesso tempo di catturare dei momenti e riuscire a dare peso a certe particolari esperienze che non sono definite dalla sceneggiatura o dal piano di produzione. Invece, per far sì che determinate immagini funzionino per giustapposizione, è stato fondamentale usare una serie di città, situazioni e tecnicismi. Fattore non secondario inoltre è che i personaggi si sono trasformati in collaboratori per me, così come hanno fatto le loro storie. Sono riusciti a trovare un giusto equilibrio nel modo di agire negli spazi del film.

La fotografia è ai limiti della claustrofobia, e diverse scene sono state girate in luoghi molto scuri. Potrebbe dirci di più su questa scelta estetica?
Avevo intenzione di creare uno spazio specifico che non fosse necessariamente legato alla dimensione fisica, ma, come ho menzionato precedentemente, allo spazio della memoria e del corpo. Ciò mi ha spinto a cercare di visualizzare e trovare la giusta forma cinematografica per riuscirci. In questo senso, i primi piani caratterizzati da specifiche scelte in termini di luminosità mi hanno aiutato a muovermi in quella direzione.

Che cosa può dirci dei suoi progetti futuri?
In questo momento sto lavorando a un paio di progetti a lungo termine. Uno di questi è un film di fantascienza ambientato a Goma, l’altro è incentrato su un’indagine sull’epidemia della peste bubbonica, portata avanti attraverso uno studio delle immagini.

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(Tradotto dall'inglese da Emanuele Tranchetti)

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