Paolo Sorrentino • Regista di The New Pope
"John Malkovich è la versione laica del Papa"
di Kaleem Aftab
- VENEZIA 2019: Paolo Sorrentino parla del suo ritorno a Roma, e a Venezia, per la seconda stagione di The Young Pope, che cambia il titolo in The New Pope e vede l'aggiunta di John Malkovich nel cast
Nato a Napoli nel 1970, il regista sceneggiatore Paolo Sorrentino ha fatto la sua prima apparizione alla Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia nel 2001, debuttando con il lungometraggio L’uomo in più [+leggi anche:
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scheda film]. Da allora, si è affermato come autore di fama mondiale con un elenco di film pluripremiati e acclamati dalla critica: Le conseguenze dell’amore (2004), L’amico di famiglia (2006), Il divo [+leggi anche:
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intervista: Paolo Sorrentino
scheda series], è la seconda stagione della serie di successo ed è stato proiettato fuori concorso al Lido.
Cineuropa: Com’è stato ritornare al Vaticano? È stato più facile scrivere grazie alla maggiore familiarità con i personaggi?
Paolo Sorrentino: Non è stato facile. Ho scritto la prima bozza, e non mi è piaciuta. Poi ne ho scritto un’altra, che non mi è piaciuta. Alla fine, la terza versione era buona, per quanto mi riguarda.
Perché è stato un processo così lungo? Erano troppo alte le aspettative?
Non per le aspettative, ma perché quando si scrive la prima stagione si è freschi e ogni idea è buona, dato che lo si fa per la prima volta. Con la seconda stagione le idee nuove dovevano essere paragonate alla prima, per cui è stato più difficile. Ma io ne sono elettrizzato, perché credo che la seconda stagione sia meglio della precedente. Come mai? Non lo so, l’ho semplicemente fatta meglio.
È un’idea geniale mettere John Malkovich nella seconda stagione nel ruolo del Papa. Ha pensato a lui immediatamente?
Non è un’idea così geniale, perché John Malkovich è un attore famoso, chiunque vorrebbe lavorare con lui, ed è stato perfetto per la serie. Prima di tutto, è decisamente iconico. C’è addirittura il film Essere John Malkovich: molti pochi attori riescono ad avere un film con il proprio nome nel titolo. Ovviamente il Papa doveva essere iconico, quindi John Malkovich è una specie di Papa per tutti gli altri, non crede? È la versione laica del Papa. È iconico, distante, vive in un mondo a parte lontano da tutti. È proprio come il Papa. È saggio e ironico: esattamente quello che cercavo per questo personaggio.
Ironicamente c’è un attore americano nel ruolo del Papa inglese, dopo esserci stato un attore inglese nel ruolo del Papa americano. È stato fatto di proposito?
È successo per caso. Ho scelto Jude Law, e poi ho scelto John Malkovich, perché erano gli attori migliori nei rispettivi ruoli, non per la loro provenienza. Non era mia intenzione giocare con le loro nazionalità; è stato un caso.
Le piace di più scrivere di un Papa immaginario o di primi ministri italiani reali, come ha fatto per diversi film?
È più semplice scrivere di un Papa, poiché scrivere del primo ministro ha delle difficoltà dovute al rapporto più stretto con la realtà. Tutti sanno cosa fa un primo ministro, e il nome utilizzato nel film è vero. Ma qui è tutto inventato, quindi è decisamente più semplice da scrivere.
L’attuale situazione politica europea e italiana la spinge a scrivere un altro film di politica?
Non farò mai più in vita mia un altro film politico, mai più! Questa è l’unica cosa che so con certezza. Non ne vale la pena. Gli attuali politici della vita reale non sono buoni personaggi per un film.
(Tradotto dall'inglese da Gilda Dina)
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