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Lech Majewski • Regista di Valley of the Gods

"C'è sempre un tocco di imprevisto quando si fa arte"

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- Insignito dello Special Camerimage Directing Award, Cineuropa ha incontrato il regista polacco Lech Majewski per parlare della suo ultimo lavoro con un cast all-star, Valley of the Gods

Lech Majewski  • Regista di Valley of the Gods

Con un cast che vanta John Malkovich, Josh Hartnett, Bérénice Marlohe e persino Keir Dullea di 2001: Odissea nello spazio, in Valley of the Gods, il regista polacco Lech Majewski intreccia le storie dell'uomo più ricco del mondo e di uno scrittore in difficoltà con le leggende Navajo, solo per uscirne, per citare Monty Python, con qualcosa di completamente diverso. Abbiamo incontrato il regista, insignito dello Special Camerimage Directing Award al Camerimage International Film Festival (9-16 novembre).

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Cineuropa: Ha detto che nonostante le persone tendano ad analizzare in maniera eccessiva questo film, in realtà si tratta di una storia molto semplice. È così?
Lech Majewski:
Certo, questo film ha molti livelli. Il tema ricorrente è l'amore e la perdita, ma ha immagini ampie, suoni e diversi significati. Ci sono strategie registiche che si possono usare per far sentire alle persone quello che vuoi che provino: spaventarle o farle ridere. Funziona come un sistema idraulico: basta premere una leva ed ecco il risultato, ma io non scelgo l'idraulica. Preferisco il flusso sotterraneo, per così dire. Credo che ci sia un modo per comunicare a livello inconscio. Ho visto descrivere i miei film come “poesia visiva”, e di certo non sono delle meteore come i blockbuster, che esplodono e poi svaniscono nel nulla. Hanno continuità e rimangono a lungo nei ricordi degli spettatori.

Durante un'intervista su 2001: Odissea nello spazio, Keir Dullea l'ha subito paragonata a Kubrick. Come ha riunito questo cast eclettico, da Josh Hartnett, il rubacuori degli anni '90, a John Malkovich?
Non lo definirei eclettico, piuttosto lo definirei naturale. Quando stavo scrivendo la storia, li avevo appena visti. Josh è stata la mia prima scelta e ho pensato che Keir sarebbe stato un fantastico maggiordomo per via della natura della mia storia. È un po' futuristica. Anche ne I colori della passione [+leggi anche:
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intervista: Lech Majewski
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, con Rutger Hauer e il suo viso che sembrava una montagna scolpita, è stata una scelta naturale, ed è stato lo stesso con Michael York, Charlotte Rampling e Viggo Mortensen, a cui ho dato la sua prima parte da protagonista. [in Il Vangelo secondo Harry]. La mia scrittura è minimalista. Sono un poeta, quindi ho una deformazione professionale per la brevità, ma allo stesso tempo, sono un pittore. Riesco a immaginare quello che scrivo e non voglio disturbare quelle immagini prima delle riprese. "C'è sempre un tocco di imprevisto quando si fa arte". Lanciamo una pietra nell'acqua e produce una reazione a catena. Una di queste reazioni sta nel fatto che la realtà inizia a risponderti. Puoi cercare di evitarlo o puoi aprirti.

Un personaggio prende in giro tutti i blockbuster attuali – tutti i Tom Cruise e i James Bond – in cui sai che i personaggi staranno bene alla fine. Ma la sua storia è rivolta a un pubblico adulto.
Spielberg e Lucas hanno ucciso il cinema per adulti con i loro giocattoli meccanici. La gente ha capito che i bambini sono il miglior pubblico possibile: guardano i film più volte e portano i genitori con loro. È il motore per fare soldi e questo ha distrutto l'intero settore. All'improvviso, i film per adulti sono spariti, sostituiti da film che usano gli effetti speciali come la pornografia, con effetti speciali su altri effetti speciali. Penso che il pubblico adulto si sia in qualche modo ritirato. Forse è un passo necessario, perché viviamo in una cultura incentrata sui giovani. Tutto è incentrato sui giovani!

Ha deciso di mostrare i nativi americani che combattono per la loro terra. Non ha avuto paura di farlo, dato che al giorno d'oggi si parla così tanto di appropriazione culturale?
C'è questa idea di qualcuno che viola la loro terra sacra. Sappiamo tutti che furono tormentati, costretti a scavare polvere di uranio, da loro chiamato il "mostro giallo". Li stava uccidendo, li faceva ammalare, e il governo non è intervenuto. Vivono ancora in condizioni di estrema povertà nelle loro terre, nascondendo tesori minerali su cui tutti vogliono mettere le mani. Hanno un approccio completamente diverso alla terra: non bisogna sfruttarla o abusarne. È una cultura affascinante di cui sappiamo così poco. Uno degli uomini della tribù Navajo ha detto che Valley of the Gods è l'unico film che adotta la loro prospettiva. Di solito, sono girati dal punto di vista di un uomo bianco. "Sei come noi, Lech" mi ha detto. "Noi, come te, non vediamo il mondo attraverso fatti e cifre, ma attraverso la sua anima". C'è questo aspetto metafisico sconosciuto a cui tengo molto. Quando il Washington Post ha recensito i miei film, il titolo era: "Lech Majewski è il McCoy surreale".

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(Tradotto dall'inglese da Enrico Rossetti)

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