email print share on Facebook share on Twitter share on LinkedIn share on reddit pin on Pinterest

ARRAS 2019

Liviu Săndulescu • Regista di Cărturan

"Il giusto equilibrio tra la vita e la morte"

di 

- Il cineasta rumeno Liviu Săndulescu ci parla del suo primo lungometraggio, Cărturan, proiettato in competizione al 20° Festival di Arras

Liviu Săndulescu • Regista di Cărturan
(© Léa Rener/Arras Film Festival)

In sala in Romania da una settimana, Cărturan [+leggi anche:
recensione
trailer
intervista: Liviu Săndulescu
scheda film
]
è il primo lungometraggio del rumeno Liviu Săndulescu. Prodotto da Mandragora (Anca e Cristi Puiu) e coprodotto dagli svedesi di Doppelganger e Film i Väst, il film è in concorso al 20° Arras Film Festival dove abbiamo incontrato il regista.

(L'articolo continua qui sotto - Inf. pubblicitaria)
Hot docs EFP inside

Cineuropa: Perché la scelta della storia di un nonno che apprende di dover morire presto e cerca di sistemare i suoi affari per andarsene in pace?
Liviu Săndulescu: Da bambino, ho trascorso molte vacanze estive con i miei nonni in Oltenia, la regione in cui è ambientato il film. È un luogo dove la cerimonia dell’elemosina ante mortem è una tradizione. Per un bambino che veniva dalla città, le tradizioni, le superstizioni locali, erano molto esotiche. Mentre cercavo un soggetto per il mio primo lungometraggio, è stato il mio legame personale con quest’esperienza a decidere. Poi ho sviluppato quest’idea con il mio co-sceneggiatore Bogdan Adrian Toma e la storia è diventata più complessa. Il protagonista ha due obiettivi intrecciati: organizzare questa cerimonia e prendersi cura del futuro del nipote.

Come ha evitato l'eccessiva drammatizzazione in cui il film avrebbe potuto facilmente cadere?
Volevo trovare un equilibrio tra un argomento triste e potenzialmente pesante e una narrazione che non fosse troppo drammatica. Abbiamo lavorato fin dalla scrittura della sceneggiatura in questa direzione e durante le prove ho insistito molto in questo senso con gli attori. Trovo importante in generale raccontare le storie in modo normale, ma la caratterizzazione del protagonista del film mi ha aiutato a trovare il giusto equilibrio perché ha un rapporto piuttosto particolare con la sua situazione: non ha un background normale perché in gioventù ha lavorato in miniera e ha perso molti dei suoi cari. Inoltre, nelle zone rurali, la percezione della morte è molto diversa da quella che delle città in cui la morte è spesso un tabù. In campagna c'è la morte degli animali, la vicinanza alla natura, ecc., e ambientarci una storia come quella di Cărturan ha creato il giusto equilibrio tra la vita e la morte. Con questo spirito, abbiamo anche inserito alcuni momenti comici o assurdi in quella che è una sorta di piccola odissea prima della morte, le prime due settimane di un uomo che scopre di avere una malattia incurabile e cerca di risolvere dei problemi.

Il film tratteggia con tocchi molto leggeri un quadro dell'attuale società rumena.
L'intera costruzione della storia si basa su questo tipo di dettagli. Per me, un film deve fornire informazioni con calma e gradualmente. Non devi sapere tutto sin dai primi minuti, e ho scoperto che non è una buona idea inserire questioni sociali in un film che in fin dei conti vuole parlare di qualcos'altro. Questi dettagli sono importanti per caratterizzare il mondo in cui vive il personaggio, ma non sono essenziali. Ad esempio, se la vicina vuole tornare a lavorare in Italia, è perché è una realtà per tanti rumeni delle campagne e dei piccoli centri, ma soprattutto perché spiega perché, anche se è generosa e vuole aiutare Cărturan il più possibile, non può adottare suo nipote.

Anche tutti i personaggi secondari sono pieni di buona volontà che ha però dei limiti.
È un film sui principi morali indotti dalle credenze. In particolare, c'è un conflitto più netto tra le tradizioni e il dogmatismo della religione, ma è sempre il lato umano della storia che domina nel film. Non c'è manicheismo perché riguarda l'umanità. Perché tutti abbiamo buone intenzioni, ma abbiamo anche principi che non vogliamo tradire.

Quali erano le sue principali intenzioni in termini di regia e come ha lavorato con il direttore della fotografia Oleg Mutu?
Abbiamo preso tre decisioni importanti per l'approccio stilistico. Prima di tutto, usare campi lunghi perché volevo che gli attori rimanessero sullo schermo per accumulare l'energia e la tensione essenziali per questa storia. Poi, stabilire una forte connessione tra i personaggi e la natura perché, poiché il soggetto del film è la morte, volevo mostrare molta vita sullo schermo: il verde, i suoni degli insetti, ecc. Infine, non volevo troppi movimenti di macchina perché la cosa più importante era la storia. Oleg, che conosco da tempo ma con cui non avevo mai lavorato, mi ha aiutato molto con la sua esperienza e lo ringrazio moltissimo.

(L'articolo continua qui sotto - Inf. pubblicitaria)

(Tradotto dal francese da Ernesto Leotta)

Ti è piaciuto questo articolo? Iscriviti alla nostra newsletter per ricevere altri articoli direttamente nella tua casella di posta.

Leggi anche

Privacy Policy