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BLACK NIGHTS 2019 Concorso

Łukasz Kośmicki • Regista di The Coldest Game

"Credo che ci siano solo due categorie di film: quelli buoni e quelli cattivi"

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- Cineuropa ha parlato con Łukasz Kośmicki del suo film d'esordio, The Coldest Game, presentato in anteprima internazionale in concorso al Tallinn Black Nights Film Festival

Łukasz Kośmicki • Regista di The Coldest Game
(© Mateusz Ochocki)

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recensione
trailer
intervista: Łukasz Kośmicki
scheda film
]
, film girato interamente in Polonia ma con dialoghi in inglese, che vanta un cast internazionale con attori come Bill Pullman, Lotte Verbeek e Aleksey Serebryakov. The Coldest Game è un thriller spionistico ambientato nella Varsavia degli anni ’60, dove due grandi potenze sono in lotta: gli Stati Uniti e la Russia. Il film è diretto dal celebre direttore della fotografia Łukasz Kośmicki, nel suo esordio alla regia. Abbiamo parlato direttamente con lui del film, che è stato presentato in anteprima internazionale in concorso al Tallin Black Nights.

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Cineuropa: Il Palazzo della Cultura e della Scienza, oltre ad essere uno dei luoghi simbolo di Varsavia e “un dono di Stalin alla fraterna nazione polacca”, è anche un grande protagonista nel suo film. Che cosa prova nei confronti di questo edificio e che tipo di “personaggio” ha rappresentato per lei?
Łukasz Kośmicki: Ho visto per la prima volta il palazzo quando avevo solamente otto anni e, anche se vivo a Varsavia da quasi trent’anni, tutt’ora continua a impressionarmi ogni volta che ci passo davanti. Alla pari di qualsiasi altro monumento architettonico totalitario, infatti, è magnifico davanti alla telecamera. Per The Coldest Game, abbiamo deciso di considerare le parti del palazzo che più rappresentano l’architettura nazista e i progetti del politico Albert Speer – imponenti, rocciosi e ostili. È stata una location molto suggestiva e allo stesso tempo demoniaca.

Il punto più importante della trama è la partita a scacchi tra russi e americani, durante la grande crisi della Guerra Fredda. Quale elemento ha ritenuto fosse il più interessante di tutta questa idea?
È stato un mix di molti elementi: l’incredibile stile degli anni ’60, le macchine, i costumi, il lato più oscuro della cortina di ferro, le spie, il gioco intellettuale degli scacchi e il timore di una Guerra Fredda, che ancora al giorno d’oggi riusciamo a percepire. Soprattutto, il progetto vantava un grande protagonista: un giocatore di scacchi americano, un genio imperfetto, che viene catapultato in un ambiente del tutto ostile. Il fatto che avesse all’incirca sessant’anni ci permetteva, inoltre, di ingaggiare un grandissimo attore statunitense. Siccome ci sono pochissimi ruoli da protagonista per uomini di quell’età, abbiamo pensato che fosse molto più semplice scegliere qualcuno che fosse “bravo”.

A tal proposito, pochi giorni dopo l’inizio delle riprese, avete dovuto cambiare l’attore protagonista…
Cinque giorni dopo l’inizio delle riprese, William Hurt, che interpretava Joshua Mansky, è stato vittima di uno spiacevole incidente, che lo ha costretto a ritirarsi dal film. Siamo quindi riusciti ad inviare un copione a Bill Pullman che, dopo averlo letto, ha accettato di raggiungerci nella gelida Polonia ed è saltato sul primo aereo. È ironico come, a volte, la vita riesca a viaggiare letteralmente di pari passo con l’arte: nel film, infatti, un maestro di scacchi ne sostituisce un altro e arriva in Polonia per giocare la partita. Così, anche nella vita vera, un genio della recitazione ne rimpiazza un altro.

In The Coldest Game, che riguarda anche un gioco di spionaggio, l’informazione è una risorsa fondamentale. Ciò vale anche per lei, perché nasconde alcuni fatti agli spettatori, per rivelarli poi al momento giusto. Come ha lavorato su questo elemento nel copione, co-firmato con Marcel Sawicki, affinché gli spettatori continuassero ad essere incuriositi, senza farli sentire persi o confusi?
In questo genere, è cruciale instaurare un gioco con gli spettatori, come lo chiamo io, che richiede molto sforzo non solo durante la scrittura del copione, ma anche sul set e nella sala di montaggio. Abbiamo effettuato delle proiezioni di prova sia in Polonia, sia negli Stati Uniti per capire quanto effettivamente il film fosse comprensibile agli spettatori. Il risultato è stato del tutto inaspettato, ma abbiamo comunque deciso di adattarci. Ad esempio, nell’era digitale gli spettatori non sanno cosa sia un microfilm, mentre nel nostro film ha un ruolo molto importante, infatti esso contiene delle informazioni top secret. Quasi nessuno ha compreso la scena in cui un microfilm viene nascosto in un tappo di champagne – qualcuno ha addirittura ipotizzato che si trattasse di una chiavetta USB, sebbene il film sia ambientato nel 1962. Abbiamo quindi deciso di aggiungere delle semplici sequenze per risolvere questo problema.

Il film è ambientato in Polonia, ma è girato interamente in inglese con un cast internazionale. Questo film ha una sua “nazionalità”?
Ritengo che la consapevolezza degli spettatori si sia evoluta e che sappiano apprezzare i film stranieri, anche in lingue esotiche. Tuttavia, per me era molto importante che i personaggi parlassero la loro lingua nativa, per aumentare il realismo del film, sebbene The Coldest Game sia al 100% pura invenzione. Come per il concetto di nazionalità, credo che ci siano solo due categorie di film: quelli buoni e quelli cattivi.

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(Tradotto dall'inglese da Chiara Pucciarelli)

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