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IFFR 2021 Limelight

Kaweh Modiri • Regista di Mitra

"Per motivi di sicurezza, non abbiamo potuto scegliere attori iraniani che lavorano o vivono in Iran, quindi abbiamo scelto attori internazionali"

di 

- Abbiamo parlato con il regista olandese del suo secondo lungometraggio, presentato in anteprima all'International Film Festival Rotterdam

Kaweh Modiri • Regista di Mitra

lo sceneggiatore, artista e regista olandese di origini iraniane Kaweh Modiri ha presentato il suo secondo lungometraggio Mitra [+leggi anche:
recensione
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intervista: Kaweh Modiri
scheda film
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nella sezione Limelight del Festival di Rotterdam. Il suo dramma racconta la storia di una donna che per decenni porta con sé un trauma che riemerge. Il regista ha parlato della sua connessione personale con la storia e le riprese del film in Amman.

Cineuropa: Cosa ti ha ispirato a raccontare questa storia? Hai detto che il film è basato su eventi reali?
Kaweh Modiri: Il film prende il nome dalla mia sorellastra Mitra, che non mai conosciuto. È stata giustiziata quando mia madre era incinta di me. Sono sempre stato affascinato dalla sua ombra, questa persona che ha lasciato il mondo mentre io stavo entrando. Crescendo, ho imparato di più su di lei, sul suo tradimento, e il senso di dolore e vendetta che ha lasciato in mia madre. Già da adolescente, ho sempre saputo che questa era una storia che volevo raccontare.

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Come hai fatto le tue ricerche?
Nelle prime fasi ho parlato molto con mia madre, cercando di ottenere alcuni dettagli che ho potuto portare nel film. Andando avanti con la sceneggiatura volevo che i personaggi fossero giusti. Il focus è su una donna di settant'anni che esce per vendicare la morte di sua figlia. È una questione delicata mantenere una storia del genere fedele alle sue origini. Inoltre, la persona è un’immigrata, la quale si ritrova all'interno di due diverse prospettive culturali. È stato anche importante che le parti ambientate in Iran nei primi anni ottanta fossero credibili, per questo abbiamo passato tanto tempo studiando i dettagli.

Qual’è stata la concezione estetica che hai voluto seguire per il film?
Volevo che la parte che rappresentasse il presente fosse cupa, e soprattutto di notte. I personaggi sono isolati. Il primo incontro tra Haleh e la donna che sospetta essere Leyla, è impostato con una luce fioca e rispecchia la scena del tradimento mostrato attraverso una prospettiva velata. Questa sorta di mirroring viene usato più volte, per esempio durante le scene tra Haleh e Mitra in auto, e poi tra Haleh e Nilu. Le scene ambientate in Iran sono molto più accese di colore e movimento, per trasmettere la sensazione di turbolenza di quell’epoca.

Dove hai girato le scene che dovrebbero mostrare l'Iran negli anni ottanta?
Abbiamo girato quelle scene ad Amman, in Giordania. Abbiamo dedicato tanto tempo alla ricerca delle location, e abbiamo lavorato con un team locale incredibile che è riuscito a fare cose che sembravano essere impossibili. Girare scene ambientate nel passato ha richiesto molto tempo perché avevamo bisogno di extra, costumi, automobili dell’epoca, e abbiamo dovuto chiudere il traffico in transito; a volte sembrava passare un'eternità prima che potessimo iniziare a riprendere. Riuscire a girare tutte quelle scene è stata sicuramente una delle più grandi sfide che abbiamo affrontato mentre lavoravamo a questo film.

Come hai trovato i tuoi attori principali?
Per motivi di sicurezza, non abbiamo potuto scegliere attori iraniani che lavorano o vivono in Iran, quindi abbiamo scelto attori internazionali. Jasmin Tabataba, la quale interpreta Haleh, sia negli anni ottanta che nel presente, è un'attrice iraniana tedesca, nata e cresciuta in Iran, ma che ha trascorso tutta la sua vita adulta in Germania. Il ruolo del fratello viene interpretato da Mohsen Namjoo, un musicista e attore iraniano che vive negli Stati Uniti.

Cosa gli attori hanno portato ai personaggi dalla loro prospettiva?
Hanno portato tutti tanto. Per esempio con Shabnam Tolouei, la quale interpreta Leyla nel film, abbiamo discusso nel dettaglio ogni aspetto del personaggio, come la sua espressione e l’importanza della religione nel suo comportamento. Ha guardato documentari su persone che, come il suo personaggio, sono fuggiti dal paese dopo aver servito come informatori, e come ancora lottano con le conseguenze delle loro azioni. Ciò che ha aggiunto e le sue considerazioni da attrice devota sono una benedizione con cui lavorare come regista.

Quali sono state le sfide più grandi incontrate durante la realizzazione del film?
Per alcuni del nostro cast, fare parte di questo film significa che potrebbero non essere in grado di tornare in Iran e vedere ancora le loro famiglie. Questa domanda è particolarmente rilevante per uno dei nostri attori i cui genitori vivono ancora lì. È così triste che recitare in un film possa avere conseguenze simili, ma il fatto che sia una cosa tragica non significa che sia meno reale.

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(Tradotto dall'inglese da Alessandro Luchetti)

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