email print share on Facebook share on Twitter share on LinkedIn share on reddit pin on Pinterest

Belgio / Paesi Bassi / Germania

Anouk Fortunier • Regista di My Dad Is a Sausage

"Sicuramente non volevo fare un film carino"

di 

- La regista belga ci parla del suo primo lungometraggio, un delicato film per famiglie incentrato sulla libertà di reinventarsi e di trovare il proprio posto nel mondo

Anouk Fortunier • Regista di My Dad Is a Sausage
(© Kris Dewitte)

Incontro con Anouk Fortunier, regista di My Dad Is a Sausage [+leggi anche:
recensione
trailer
intervista: Anouk Fortunier
scheda film
]
, il suo primo lungometraggio, un delicato film per famiglie incentrato sulla libertà di reinventarsi, e di trovare il proprio posto nel mondo, che Paradiso farà uscire questo mercoledì nelle sale belghe.

Cineuropa: Come è nato questo progetto, la cui sceneggiatura, un adattamento di un libro per bambini, è stata scritta da Jean-Claude Van Rijckeghem?
Anouk Fortunier: Il mio primo cortometraggio ha partecipato a un festival in Belgio e Jean-Claude faceva parte della giuria. Quando ha visto che le tematiche del mio film e del suo erano molto simili, mi ha contattato per propormi di realizzare My Dad Is a Sausage. Inizialmente, ho riso leggendo il titolo, poi mi sono chiesta se ciò non fosse una commedia grossolana un po' lontana dal mio universo, e alla fine mi sono fatta convincere. In questa commedia ho visto la storia di una famiglia un po' nevrotica, piena d’amore anche se è un amore espresso in una maniera piuttosto goffa, e ho capito come il film si sarebbe evoluto. Sentivo perfettamente che si poteva andare oltre questo costume da salsiccia, che non è soltanto una gag, ma segue il percorso di un uomo che è alla ricerca di se stesso, e che ritrova un po' di speranza e allo stesso tempo un briciolo di follia grazie a sua figlia. Bisognava trovare l’equilibrio giusto tra la commedia e l’emozione.

(L'articolo continua qui sotto - Inf. pubblicitaria)

È un compito particolare quello di rivolgersi a un pubblico di famiglie?
In effetti, volevo che la storia fosse il più possibile evidente e che sembrasse normale il fatto che il padre finisse per indossare un costume da salsiccia. Si tende ad essere iperprotettivi verso i bambini, a non parlargli francamente, persino nel mondo della finzione. Quando ero piccola, alla televisione olandese, venivano trasmesse cose assurde, iper creative, e anche politicamente impegnate. Sicuramente non volevo fare un film carino. Beh, ho dovuto comunque tagliare alcune cose, ma volevo prendere i bambini sul serio e farli uscire dalla bolla in cui spesso li chiudiamo. Ho cercato veramente di immedesimarmi nella mia eroina, Zoé, di vedere attraverso i suoi occhi. Lei è ancora in grado di provare cose che gli adulti non sentono più e vede che sono tutti intrappolati nella loro soffocante routine.

I suoi genitori, suo fratello e sua sorella sembrano indossare un costume che gli è stato imposto, e da cui non sanno come uscire. Cercano soltanto di svolgere il ruolo che gli è stato attribuito?
È esattamente questo, indossano loro malgrado dei costumi troppo stretti. Nel caso degli adolescenti ci sono ancora delle cose che traspaiono, nel caso dei genitori meno. Zoé è in una fase in cui non sente la necessità di piacere agli altri, rimane ancora abbastanza legata alla sua identità. Ma dato che i suoi familiari non lo sono, le manca qualcosa per provare ad accettarsi del tutto. Grazie a suo padre, al suo coraggio, lei vede un’opportunità per trovare e dare l’ispirazione.

Alcuni passaggi sono animati, come sono stati realizzati?
Quando ho visto la giovane attrice che interpreta Zoé al momento delle audizioni, ho subito percepito che aveva un mondo interiore molto ricco. Ci siamo chiesti con lo sceneggiatore come avremmo potuto rappresentarlo, e abbiamo deciso di ricorrere a delle sequenze animate, anche se è sempre un rischio poiché non si è mai sicuri che questo vada perfettamente a fondersi con le altre parti del film. Abbiamo incontrato Pascale Pettersson, un’illustratrice che lavora con lo stop motion, una tecnica spettacolare, ma molto complicata! Volevamo che ciò acquisisse un aspetto amatoriale, un po' artigianale. È sia poetico che allo stesso tempo un po' stropicciato.

Quali sono i suoi progetti?
Sto preparando un cortometraggio, che potrò realizzare grazie alla Wildcard di VAF che ho ricevuto per il mio precedente film, e lo girerò in Marocco. E poi sto scrivendo una serie animata. Mi piacerebbe molto continuare ad alternarmi tra il pubblico adulto e le famiglie, e unire l’animazione alla fiction.

(L'articolo continua qui sotto - Inf. pubblicitaria)

(Tradotto dal francese da Ilaria Croce)

Ti è piaciuto questo articolo? Iscriviti alla nostra newsletter per ricevere altri articoli direttamente nella tua casella di posta.

Leggi anche

Privacy Policy