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CANNES 2021 Quinzaine des Réalisateurs

Nathalie Álvarez Mesén • Regista di Clara Sola

“Abbiamo decisamente alzato il volume al momento di affrontare il lato patriarcale della religione”

di 

- CANNES 2021: La regista condivide alcuni dei suoi pensieri e ricordi di un viaggio iniziato anni fa in Costa Rica e in Svezia

Nathalie Álvarez Mesén  • Regista di Clara Sola
(© Pacifica Grey)

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, un racconto sul risveglio sensuale di una riluttante guaritrice-predicatrice, presentato alla Quinzaine des Réalisateurs del Festival di Cannes. La regista al suo esordio nel lungometraggio di finzione Nathalie Álvarez Mesén condivide alcuni dei suoi pensieri e ricordi di un viaggio iniziato nel 2013, se non prima, in Costa Rica e in Svezia.

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Cineuropa: Come mai ha radici sia nel suolo latinoamericano che in quello nordeuropeo?
Nathalie Álvarez Mesén:
Mio padre è uruguaiano e mia madre è costaricana. Mia madre è andata in Russia per studiare, e poi è venuta in Svezia, dove ha conosciuto mio padre e sono nata io. Quando avevo sette anni, ci siamo trasferiti in Costa Rica, dove sono andata a scuola e al liceo, e poi sono tornata in Svezia per studiare – prima lo svedese, che avevo dimenticato, poi il cinema e anche il mimo. Ed eccoci qua.

Ha realizzato diversi cortometraggi, sia in Svezia che negli Stati Uniti. Quando è nata la sua storia costaricana?
Nel 2013, durante un'esercitazione scolastica. Dovevamo buttar giù un'idea per un film in una sola pagina. Clara è nata in quella pagina. È stato speciale poter finalmente girare in lingua spagnola. E ho trovato una troupe meravigliosa che è diventata come una famiglia.

Come ha scelto la sua squadra e i suoi interpreti?
Con grande cura. I produttori costaricani ci hanno consigliato una troupe locale e gradualmente abbiamo creato una squadra. La post-produzione è stata fatta in Belgio, dove mi è stata consegnata una lista di montatori, ed è saltato fuori il nome di Marie-Hélène Dozo. Ha montato uno dei miei documentari preferiti, Stop the Pounding Heart [+leggi anche:
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, e uno dei miei film di finzione preferiti, Rosetta. “Apri, apri!” diceva, alla continua ricerca di nuovi modi per raccontare la storia. Ha aggiunto molta poesia. Sophie Winqvist, la direttrice della fotografia, ed io abbiamo iniziato i preparativi già in Svezia. Siamo arrivate in Costa Rica un mese prima delle riprese e abbiamo realizzato uno storyboard completo del film, con me che interpretavo Clara!

Degli interpreti, nessuno è un vero attore. Wendy Chinchilla è una ballerina e l'unica con esperienza sul palcoscenico – l'avevo vista in uno spettacolo nel 2018 ed ero rimasta totalmente sbalordita. Il resto l'abbiamo trovato tramite street casting o via Facebook. Il nostro coach di recitazione, Carlos Fagua, dalla Colombia, è specializzato in non professionisti ed è riuscito a farli aprire ed essere vulnerabili, sia davanti agli altri che davanti alla telecamera.

Il cattolicesimo e il suo dogma ricevono un trattamento piuttosto critico nel film. Qual era la sua intenzione?
In realtà, i miei ricordi d'infanzia sono pieni di comunità, appartenenza e amore. Ma c'è anche il dogma, e abbiamo decisamente alzato il volume al momento di affrontare il lato patriarcale della religione. Con il tempo, questo lato si è introdotto e ora passa come tradizione. Perché lo faccio? Perché lo voglio, o perché mi è stato insegnato? Quando stavo crescendo, mi mancava uno spazio sicuro dove poter discutere di sessualità al di fuori degli aspetti biologici. Questa storia mira a fornire un certo grado di liberazione per lo spettatore. Ma piuttosto che un caso intellettuale, voglio presentarne uno emotivo.

C'è un detto: "Dammi un bambino fino all'età di sette anni e ti darò un cattolico per la vita". Questo vale anche per lei?
Non proprio. Mio padre non è affatto religioso. Mia madre ci crede, ma non è una fanatica, e non siamo mai andati a messa. I miei nonni erano più coinvolti e ho iniziato a riconoscere certe aspettative che avrei dovuto onorare. In Svezia ho potuto prendere una certa distanza da tutto e riflettere di più.

Se potesse scegliere una caratteristica nazionale svedese particolarmente buona e una costaricana, quali sarebbero?
Onestà svedese e calore costaricano. La cosa interessante è che dopo un po' lo svedese si scalda e il costaricano diventa più onesto. Mi piacciono molto entrambi.

Qual è il suo prossimo progetto in cantiere?
Si intitola The Wolf Will Tear Your Immaculate Hands. È un dramma gotico-tropicale, ambientato nell'America Latina coloniale, una vera epopea.

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(Tradotto dall'inglese)

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