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LOCARNO 2021 Cineasti del Presente

Hleb Papou • Regista di Il legionario

"L'obiettivo era mostrare il nostro punto di vista sull'Italia moderna"

di 

- Il primo lungometraggio del regista è un dramma sociale su due fratelli che combattono su fronti opposti

Hleb Papou  • Regista di Il legionario

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, il film d’esordio del regista italo-bielorusso Hleb Papou, realizzato a partire dal suo omonimo cortometraggio, è stato presentato al Locarno Film Festival nella sezione Cineasti del presente. Il film racconta la storia di due fratelli, di cui uno è un poliziotto che vive a Roma e l’altro vive in un edificio occupato, i quali sono costretti a fronteggiarsi e a rimanere fermi sulle proprie convinzioni. Il regista ha parlato con Cineuropa delle sue ricerche per la realizzazione del film e delle condizioni di produzione.

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Cineuropa: Come ha sviluppato la storia?
Hleb Papou:
Ci siamo basati sul mio cortometraggio di diploma che ho realizzato nel 2017, il cui protagonista era un agente di polizia di colore. Poi per il lungometraggio, abbiamo creato la sua controparte che appartiene a un mondo completamente opposto al suo.

Quanto è presente la sua esperienza personale nella storia?
Sono nato in Bielorussia e da quando avevo cinque anni, andavo in Italia soltanto per trascorrere le vacanze. Poi, quando ho compiuto undici anni, mi ci sono trasferito definitivamente. Sono un ibrido di due culture, è inevitabile che io abbia un’altra esperienza con la società italiana. Spesso mi capita inconsciamente di fornire una prospettiva diversa sulle cose.

In che modo ha condotto le sue ricerche?
Abbiamo fatto molte ricerche, tutte sul campo. Cercavamo legami tra il mondo della polizia e quello dell’occupazione abusiva delle case. Sono state entrambe esperienze di vita molto importanti. All’inizio, non è stato facile guadagnare la fiducia delle persone, ma siamo stati molto onesti fin dal principio e alla fine siamo riusciti a convincerle ad aprirsi con noi.

Come ha trovato i suoi attori principali?
Germano Gentile
, che recita nel ruolo del poliziotto, aveva già la parte nel cortometraggio, e dato che abbiamo lavorato molto bene insieme, era chiaro che anche questa volta avrebbe fatto parte del cast. Per quanto riguarda il personaggio di suo fratello, abbiamo fatto diverse sessioni di casting. Inizialmente non sapevamo se utilizzare o meno un attore professionista, ma poi abbiamo trovato Maurizio Bousso, che era perfetto per quel ruolo. Li abbiamo presentati alle persone di quei due mondi molto diversi per far sì che si preparassero dovutamente per il film.

Dove è stato girato il film esattamente?
Lo abbiamo girato in un vero e proprio edificio occupato al centro di Roma. È piuttosto famoso, era una vecchia sede della previdenza sociale. Fare le riprese lì è stato un rischio, dato che non si sa con certezza a chi appartenga l’edificio, e pertanto non potevamo firmare un contratto adeguato con il proprietario. Ma abbiamo lottato per averlo, dato che abbiamo scritto il copione pensando proprio a questo posto.

Quali sono state le maggiori difficoltà che ha riscontrato nel girare le scene della rivolta nell’edificio?
Abbiamo iniziato a girare durante il periodo della pandemia e temevo che non ce l’avremmo fatta. Di conseguenza abbiamo avuto molti meno giorni a disposizione rispetto a quelli che normalmente bisognerebbe avere per poter girare un lungometraggio. Avendo soltanto diciannove giorni, dovevamo essere molto precisi. È stato fantastico girare le scene della rivolta. Mi piacciono le scene d’azione e non è stato poi così difficile realizzarle.

È stato difficile ottenere finanziamenti per il film?
Abbiamo fatto richiesta a tutti i possibili programmi di finanziamento destinati a film d’esordio realizzati in Italia e abbiamo avuto la fortuna di essere stati accettati da quasi tutti loro. Questo ci ha permesso di ottenere il minimo budget possibile di cui avevamo bisogno, anche se era davvero ridotto. Con un budget leggermente più alto, avremmo potuto rischiare e sperimentare un po’ di più in alcune scene. Ma dato che avevamo soldi e tempo limitati, abbiamo dovuto lavorare il più alacremente possibile.

Qual è il messaggio più importante che vuole trasmettere con il film?
L’obiettivo era mostrare il nostro punto di vista sull’Italia moderna. Un’Italia che non è più il paese di cinquanta o sessanta anni fa. Un paese che non ha nulla a che vedere con i classici stereotipi a cui pensano i turisti. Roma è una città che persino al centro è piena di contraddizioni e di edifici occupati. Ma normalmente non si sente parlare molto di questo, quando invece nel 2021 sarebbe importante farlo.

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(Tradotto dall'inglese da Ilaria Croce)

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