VENEZIA 2021 Settimana Internazionale della Critica
Samuel M. Delgado e Helena Girón • Registi di Eles transportan a norte
"E' un film che abbiamo fatto tra tanti amici"
- VENEZIA 2021: Una regista galiziana e un regista canario formano un duo artistico che debutta nel lungometraggio con una coproduzione ispano-colombiana, girata nei loro luoghi di origine

Presentare il loro primo film niente di meno che alla Mostra di Venezia, alla Settimana Internazionale della Critica, è il traguardo raggiunto dal tandem formato da Helena Girón e Samuel M. Delgado con Eles transportan a morte [+leggi anche:
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intervista: Samuel M. Delgado e Helena…
scheda film], un titolo che mette in luce l'assurdità dei concetti sociali che ci trasciniamo da secoli. Abbiamo parlato con loro al termine della proiezione stampa al festival italiano.
Cineuropa: La vostra non è una proposta convenzionale, ma piuttosto rischiosa. Quali sono le impressioni dopo la proiezione?
Samuel M. Delgado: Sono buone se si considera la particolarità del film, poiché nessuno si aspetta qualcosa di canonico, nel senso di modelli di rappresentazione usurati. Sembra che le persone riescano davvero a connettersi con la sensualità che può offrire, il che ci rende felici perché dopo un processo così lungo e talvolta solitario, essere finalmente in grado di condividerlo e sentire che riesce a comunicare con gli spettatori è una vera emozione.
Helena Girón: Siamo molto contenti di essere qui. Samuel ci era stato due anni fa con il film di Théo Court Blanco en blanco [+leggi anche:
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intervista: Théo Court
scheda film], per il quale aveva lavorato alla sceneggiatura, e io lo avevo accompagnato.
Oltretutto Beatrice Fiorentino, la delegata generale della Settimana Internazionale della Critica, ha detto meraviglie del vostro film nella sua intervista con Cineuropa (leggi l’intervista).
S.M.D.: Ha scommesso sul film dal primo momento, quindi è una grande gioia partecipare a un evento dove è tanto amato.
Anche se il film è parlato in galiziano, è una coproduzione con la Colombia. Come è entrato questo paese come partner?
H.G.: Carlos E. García, sound designer e produttore per la compagnia Blond Indian Films, è un grande amico di El Viaje Films e ha voluto essere coinvolto nel nostro film, facendo un lavoro impeccabile nonostante la distanza. Il Covid-19 ha sconvolto i piani e sono sorti problemi per realizzare il film in presenza, ma il suo coinvolgimento è stato totale e da lì è nata la possibilità di entrare come coproduttore.
Ha menzionato la maledetta pandemia... Come ha influito su Eles transportan a morte?
H.G.: Quando stavamo finendo il montaggio, dovevamo farlo da remoto, e il lockdown è arrivato quando il film era quasi finito, il che significava che, alla fine, bisognava adottare un punto di vista diverso.
S.M.D.: Ha influito molto sulla post-produzione, un processo che di solito è molto veloce in un film di queste dimensioni. Ma invece di giocarci contro, è un elemento che non ha rappresentato un grande ostacolo per noi.
Il suo poster è molto suggestivo e per niente convenzionale (guarda qui).
S.M.D.: Abbiamo lavorato con un amico illustratore, Mario Rivière, che conoscevamo per le sue copertine di dischi e libri, e lo abbiamo fatto partendo dalla sensazione che ha avuto lui del film. Lo ha visto e ha cominciato a farci delle proposte, perché avevamo chiaro che non volevamo un manifesto usuale nel senso di fotografia con testo, ma qualcos'altro, che evocasse l'universo sensoriale di Eles transportan a morte: una specie di movimento sotterraneo che emerge dalla terra, ed è una cosa complicata da catturare a meno che non lo si faccia con un disegno o con uno stile fuori dal comune.
Il vostro film ha il marchio inconfondibile della casa di produzione El Viaje Films.
S.M.D.: Sì, perché José Ángel Alayón, oltre ad essere un produttore, è il direttore della fotografia del film, e ho lavorato con lui come sceneggiatore per più di un decennio, ma anche nei nostri lavori precedenti è stato molto presente nei processi creativi. È una persona con cui comunichiamo in modo molto organico e ci ha aiutato a poter lavorare e concentrarci sui compiti che ci spaventavano di più, come il lavoro con gli attori o la messa in scena: avere un alleato dietro la macchina da presa rende il processo molto più facile.
Manuel Muñoz Rivas, regista di El mar nos mira de lejos [+leggi anche:
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intervista: Manuel Muñoz Rivas
scheda film], si è occupato del montaggio.
H.G.: Manolo è stato anche un confidente e gli abbiamo mostrato precedenti cortometraggi, perché lo conosciamo da anni. Alla fine, è un film che abbiamo fatto tra tanti amici.
S.M.D.: Essendo un passo molto importante per noi in termini di dimensioni della produzione e ambizione del progetto, abbiamo avuto la fortuna di poterlo fare con gli amici, mescolando il meglio delle due cose: una buona produzione e una squadra molto affine.
(Tradotto dallo spagnolo)
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