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SAN SEBASTIAN 2021 Concorso

Icíar Bollaín • Regista di Una donna chiamata Maixabel

"Nei Paesi Baschi devono ancora affrontare il complesso problema della convivenza"

di 

- Nel suo nuovo film, la regista madrilena ricostruisce - con la complicità di Blanca Portillo - un episodio recente vero, legato al terrorismo in Spagna

Icíar Bollaín   • Regista di Una donna chiamata Maixabel

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è il primo film spagnolo ad essere presentato nella sezione ufficiale, in concorso per la Conchiglia d'Oro, alla 69ma edizione del Festival di San Sebastian. In questa occasione, la sua regista, Icíar Bollaín, ha risposto alle domande di Cineuropa.

Cineuropa: La nostra generazione è cresciuta conoscendo, direttamente o indirettamente, la crudeltà del gruppo terroristico ETA. In che modo questo tipo di notizie terribili, che erano diventate quasi all’ordine del giorno, hanno influenzato Icíar Bollaín?
Icíar Bollaín: Quando l'ETA cominciò a uccidere avevo 7 o 8 anni, quindi sono cresciuta – come la mia generazione – con queste notizie quasi quotidiane: è diventata, come dici tu, qualcosa all’ordine del giorno. E negli anni ho acquisito consapevolezza. Ma forse è stato ultimamente, attraverso letture e testimonianze, di romanzi come Patria, Los peces de la amargura, quelli di Edurne Portela e altri, che mi si sono aperti gli occhi su com'era la vita quotidiana nei Paesi Baschi, una realtà di cui in fondo sapevo poco. Girando Maixabel, dieci anni dopo che l'ETA ha dichiarato la cessazione definitiva della violenza, mi sono resa conto di tutto il dolore che ancora esiste, il trauma… e che nei Paesi Baschi devono ancora affrontare il complesso problema della convivenza. Per questo, tra tante altre cose, mi è sembrato che questa storia valesse la pena di essere raccontata, perché Maixabel Lasa lavora instancabilmente per la convivenza.

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Come reagiscono le vittime sopravvissute dell'ETA e le loro famiglie quando guardano film come il suo?
Non sono stati fatti altri film su questo argomento specifico, non lo so. So che ci sono molte vittime che non sarebbero disposte all’incontro tra la vittima e il terrorista, come mostra il film, e lo capisco perfettamente: io stessa mi sono chiesta molte volte se lo farei... e non lo so. Mi è impossibile immaginare una situazione così terribile come quella vissuta dalle vittime. Ma questi incontri non sono stati fatti solo con l'ETA; sono stati fatti e continuano ad essere fatti nell'ambito di quella che viene chiamata giustizia riparativa dove ci sono conflitti violenti: in Sudafrica, in Ruanda o in Irlanda del Nord, per fare qualche esempio, ora in Colombia con il processo di pace... E si fa anche tra detenuti comuni e vittime con risultati positivi per entrambi.

La vera Maixabel ha visto il film basato sul suo caso? Qual è stata la sua reazione? E lei stessa ha collaborato alla sua gestazione o elaborazione?
Sì, è stata presente durante l'intero processo. Quando ci è stato proposto il progetto, la prima cosa che abbiamo fatto con la mia co-sceneggiatrice è stata andare a conoscerla. Da allora abbiamo parlato molte volte con lei, e anche con María, sua figlia: hanno letto il copione quando era finito, sono venute sul set, Maixabel appare anche brevemente nella scena finale, dove ci sono molti dei suoi amici e i compagni di Juan Mari, il marito assassinato dall'ETA, e sono state le prime a vedere il film. Dicono di averlo trovato molto buono, che a volte è abbastanza forte...

In che modo Blanca Portillo ha creato il personaggio principale? Basandosi sull'imitazione, come abbiamo visto sullo schermo con i casi di Freddie Mercury, Edith Piaf o tanti altri?
No, sin dall'inizio abbiamo detto che l'imitazione non aveva senso, anche se c'è una somiglianza estetica: i suoi capelli, gli occhiali, ecc. Ma Blanca ha fatto un lavoro impressionante di immersione, parlando con Maixabel, ma anche con tante altre persone legate all'argomento, ha letto, visto documentari... E con tutto questo ha creato il suo personaggio, che ha molto di Maixabel, soprattutto la sua serenità e la sua dignità, ma anche cose della stessa Blanca, della sua sensibilità ed empatia con ciò che viene raccontato.

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): cosa l’ha portata a formare questo nuovo "duo artistico"?
I produttori, Koldo Zuazua e Juan Moreno, l'hanno proposto a entrambe quando ancora non ci conoscevamo. Abbiamo fatto un viaggio insieme, per incontrare Maixabel e per incontrarci, e c'è stata una sintonia totale. Isa è una grande sceneggiatrice, con intuito nel trovare scene e momenti drammatici che raccontino la storia, e nel sintetizzare eventi reali che si susseguono nel tempo e ai quali va data una struttura drammatica senza snaturarli.

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(Tradotto dallo spagnolo)

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