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LONDRA 2021

Rob Savage • Regista di Dashcam

"Penso che dobbiamo stare attenti a non confondere la vera Annie Hardy con la Annie Hardy del film"

di 

- Il regista britannico analizza per noi il suo film, protagonista una musicista e vlogger di Los Angeles che arriva a Londra e si ritrova inseguita dai demoni

Rob Savage  • Regista di Dashcam

Mentre si parlava della morte del cinema durante il lockdown, il regista britannico Rob Savage era impegnato nella realizzazione di due film ambientati nel mondo della pandemia, che lo hanno fatto diventare il nuovo grande protagonista del cinema britannico. Il suo ultimo, Dashcam [+leggi anche:
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, vede protagonista Annie Hardy nei panni di una conduttrice di podcast che si reca a Londra per far visita a un amico e si ritrova ad affrontare i demoni. Il film, presentato al Toronto International Film Festival, ha poi entusiasmato il pubblico presente al BFI London Film Festival.

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Cineuropa: Dove ha trovato una protagonista così folle come Annie Hardy, che interpreta un personaggio chiamato Annie Hardy?
Rob Savage:
Jed Shepherd, uno dei co-sceneggiatori, produce il podcast di Annie. Circa due anni fa, mi ha fatto vedere un episodio di Bandcar, lo show di Annie in cui lei guida e improvvisa musica mentre la gente commenta sullo schermo. L'ho vista nello show e ho pensato che avrei voluto vederla inseguita da un demone; volevo sapere se potevamo costruire qualcosa intorno a questo. L'idea era precedente alla pandemia e successiva a Host [+leggi anche:
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, quando mi chiedevano quale sarebbe stata la prossima cosa che avrei diretto, siamo tornati a Dashcam e abbiamo pensato che sarebbe stato un buon banco di prova per qualcosa sulla falsariga di Host.

Pensa che Annie sia in qualche modo una fantasista?
Penso che dobbiamo stare attenti a non confondere la vera Annie Hardy con la Annie Hardy del film. La cosa che mi trovo sempre a dover dire del film all'inizio di ogni intervista è che c’è l'Annie Hardy che viene nel Regno Unito e non fa la quarantena, manda tutto all'aria e si toglie la maschera, e tutto questo è nel film. Poi c'è la Annie Hardy della vita reale che, credo, si propone in un modo in cui non si è mai sicuri se stia facendo l'Andy Kaufman della situazione o se sia sincera. Ma durante la lavorazione del film lei è stata sempre assolutamente rispettosa, ha volato e ha indossato la sua maschera, ha seguito i protocolli Covid e ha permesso di effettuare le riprese senza casi di contagio durante il momento peggiore del secondo lockdown.

Il vostro film è un incubo per chi vuole digerire un film in una sola seduta. C'è l'azione sullo schermo, i commenti che compaiono continuamente da un lato e le emoji dall'altro. È impossibile seguire tutto. Il suo obiettivo era questa overdose di informazioni?
So che molti potrebbero prenderla male, ma a me piace: questo film vuole essere tanta roba. Da un certo punto di vista è un film di “easter eggs”. Un modo di vederlo è che ci sono così tante cose sepolte nei commenti, nelle inquadrature di sfondo e nel modo in cui i commentatori interagiscono con il live stream che, se si volesse tornare indietro e guardarlo di nuovo, e so che molte persone non lo farebbero, si troverebbero molte altre informazioni. Su Host ci siamo accorti che la gente si è messa a psicanalizzare cose che non volevamo nemmeno che apparissero.

Ma è molto diverso da Host per sensibilità e sentimento. Volevate dimostrare che ci sono molti modi di fare film che si svolgono attraverso il mondo dello schermo?
Il progetto doveva essere l'opposto di Host. Quello era molto ponderato e lento, più simile a un classico film di fantasmi. Abbiamo girato Host durante il lockdown e abbiamo cercato di catturare quella sensazione di isolamento. Con Dashcam abbiamo iniziato le riprese il giorno dopo la vittoria di Biden alle elezioni e, per una sorta di progetto e per aver vissuto il periodo in cui i discorsi si erano fatti così accesi, questo film li ha ripresi nel suo DNA: parlo di quel tipo di discorsi urlati e combattivi che si sono visti durante la campagna elettorale Biden-Trump.

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(Tradotto dall'inglese)

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