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BERLINALE 2022 Concorso

Paolo Taviani • Regista di Leonora addio

“Sentivo che questa storia scritta da Pirandello faceva parte del presente”

di 

- BERLINALE 2022: Il regista parla del suo film che ripercorre la rocambolesca avventura delle ceneri di Pirandello, attraverso cui si racconta la storia d’Italia

Paolo Taviani  • Regista di Leonora addio

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, unico titolo italiano in concorso quest’anno alla Berlinale, il primo film senza il fratello Vittorio, scomparso nel 2018. "A me e mio fratello ha sempre incuriosito questo tragico funerale di Pirandello. Lo avremmo voluto realizzare anni fa insieme. Poi non è stato possibile, ma durante la lavorazione lui è sempre stato vicino a me”. Il film, nelle sale italiane dal 17 febbraio con 01, ripercorre la rocambolesca avventura delle ceneri di Pirandello, attraverso il viaggio di un delegato del comune di Agrigento (Fabrizio Ferracane) incaricato di portare l’urna da Roma in Sicilia, fino alla tribolata sepoltura avvenuta dopo quindici anni dalla morte.

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Cineuropa: Come nasce il film?
Paolo Taviani: A me e Vittorio c’è sempre sembrato che fosse stato lo stesso Pirandello a scrivere in maniera grottesca il suo funerale. Incuriositi da questa storia, volevamo inserirla già in Kaos, nostro film del 1984 basato proprio su novelle del drammaturgo. Quando abbiamo proposto di realizzare anche questa novella il produttore di allora, Giuliani G. De Negri, ci disse, seppur con affetto e ammirazione, che aveva finito i soldi.

Quando ha deciso di riprenderla in mano?
Due anni fa, quando delle ceneri di Pirandello ne avevano già parlato in moltissimi. Mi sono tuffato in questo progetto, con il fiato di Vittorio addosso, e ancora oggi ce l’ho. Mi sono documentato su momenti veri di quella storia e mi sono inventato il contorno, compreso quello che accade in treno. Mi sono tuffato nelle verità di Pirandello, nelle mie e nella fantasia.

Non è la prima volta che lavora su dei testi di Pirandello. È anche questo che lha spinta a realizzarlo?
Non può esserci logica in tutto. Mentre lo facevo ho provato piacere e sofferenza. Penso che siamo fatti dei film che abbiamo girato in precedenza. Pirandello ha ispirato me e Vittorio. Il grande scrittore diceva: le idee sono come dei sacchi, che vanno riempiti. E io ne avevo due da riempire. Per me il cinema è una bestia rara, che continua a sorprendermi ancora oggi alla mia giovane età.

Cosa aveva attratto lei e suo fratello in questa novella?
Soprattutto l’affermazione surreale che il chiodo si trovava in quel luogo apposta per essere utilizzato dal ragazzo per colpire la bambina. C’è dietro una non realtà che ho sentito corrispondeva al momento che stavamo vivendo. Mi sono chiesto: tutto questo male che c’è intorno a noi da chi è voluto? Appositamente, poi? Sentivo che questa storia scritta da Pirandello in passato faceva parte del presente, della pandemia. Lui l’aveva scritta venti giorni prima di morire e mi ha molto colpito anche la sua visione così triste, con un senso di fine così profondo. Negli altri suoi racconti c’era sempre stato qualcosa di grottesco, mentre questo fila diretto verso la morte. Ho anche voluto aprire e chiudere il film con un sipario. Perché la tragedia a cui assistiamo fa parte del teatro, qualcosa di chiaro, limpido e misterioso.

In Leonora addio ha voluto raccontare la storia dell’Italia anche attraverso le immagini di film del Neorealismo.
In questo film tutto procede per frammenti di storie e di vite e la guerra è stato uno dei periodi più terribili che abbiamo vissuto. Ho sempre pensato che la cultura italiana avesse tre momenti fondamentali: il Rinascimento, il melodramma e il cinema neorealista, che è stato un avvenimento della storia della cultura mondiale così vera. E così ho deciso di inserire alcune scene di repertorio, come quelle tratte da Ladri di biciclette di Vittorio De Sica. Mi sono commosso, mi è venuta in mente la mia giovinezza, e la ragione per cui faccio il cinema, come Visconti e Rossellini.

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. Come vive questo ritorno alla Berlinale?

Il direttore Carlo Chatrian ha visto il film quando ancora non era pronto, senza musica [realizzata da Nicola Piovani, ndr]. Io lo trovavo brutto perché non era ancora finito, eppure a lui è piaciuto molto. Mi ha telefonato e mi ha detto che era da concorso. All’inizio ho pensato fosse meglio fuori competizione, ma in nome del film e del lavoro fatto, alla fine ho detto di sì.

In collaborazione con

 

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