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MONS 2022

Darragh Carey, Bertrand Desrochers, Rupert Baynham e Dennis Gyamfi • Co-registi, sceneggiatore e produttore di A Brixton Tale

"Avevamo un budget molto ridotto, quindi avevamo solo 18 giorni di riprese: ogni giorno dovevamo essere molto veloci"

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- Il team dietro il titolo vincitore del Premio Cineuropa al 37° Festival internazionale del cinema di Mons ci racconta come hanno realizzato questo grintoso film ambientato nel sud di Londra

Darragh Carey, Bertrand Desrochers, Rupert Baynham e Dennis Gyamfi • Co-registi, sceneggiatore e produttore di A Brixton Tale
In senso orario da in alto a sinistra: Darragh Carey, Bertrand Desrochers, Dennis Gyamfi e Rupert Baynham

La ricca youtuber Leah sceglie il giovane e timido Benji come soggetto del documentario che intende girare a Brixton. Si innamorano l'uno dell'altra, ma il loro desiderio di produrre immagini taglienti li porta su un sentiero violento. Abbiamo incontrato i registi Darragh Carey e Bertrand Desrochers, lo sceneggiatore Rupert Baynham e il produttore Dennis Gyamfi per parlare del loro film A Brixton Tale [+leggi anche:
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, vincitore del Premio Cineuropa al 37° Festival internazionale del cinema di Mons.

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Cineuropa: Come è nato il film?
Darragh Carey:
Rupert, Bertrand ed io ci siamo conosciuti alla scuola di cinema di Londra. Siamo andati subito d'accordo e abbiamo realizzato insieme un sacco di terribili cortometraggi [ride]. Rupert stava lavorando alla sceneggiatura di un lungometraggio durante la scuola.

Cineuropa: Qual è stata l'ispirazione per la storia?
Rupert Baynham:
Vengo da Londra, ma ho frequentato un’elegante scuola inglese in stile Hogwarts. Ero adolescente quando uscirono film britannici come Kidulthood [+leggi anche:
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. Tutti i miei compagni di classe erano ossessionati da questi drammi urbani, sporchi, impegnati, probabilmente per tutte le ragioni sbagliate. Ho sempre pensato che fosse un po' strano. L'intera idea di feticizzare quella cultura ha piantato i semi per la storia di A Brixton Tale.

Bertrand Desrochers: Rupert stava lavorando a una sceneggiatura. L'abbiamo letta e ci è piaciuta. Era ambientata a Brixton, quindi abbiamo deciso di lavorare con le persone della comunità locale. E così, abbiamo coinvolto Dennis. È diventato il produttore esecutivo e lo story editor. I temi del film hanno parlato a lui tanto quanto a noi. Aveva molte intuizioni su come avremmo potuto rendere il tutto più autentico. Ci ha messo in contatto con alcuni attori, come Rose Kerr, che interpreta la madre, e Dexter Padmore, che interpreta il cugino. Abbiamo lavorato insieme a lui per un anno per rendere il film il più autentico possibile, in modo che potesse parlare anche alle persone di quel quartiere.

Dennis Gyamfi: Ho incontrato i ragazzi ed erano abbastanza aperti da ascoltare e accettare le idee che gli venivano date. Perché molte volte, specialmente gli sceneggiatori, possono essere un po' reticenti a cambiare la loro storia. Questo ha aiutato il film a diventare più autentico e a includere non solo la mia voce, ma anche le voci di altre persone della comunità. Abbiamo chiesto a queste persone le loro opinioni, e di fatto sono accreditate come script editor.

Cineuropa: Com'era il set del film?
D.C.:
Avevamo una squadra piuttosto numerosa. C'erano persone provenienti da circa 30 paesi diversi. Gran parte del team era composto da persone che non avevano mai lavorato insieme prima e che erano nuove al cinema. È stato praticamente il primo film per tutti.

B.D.: Inoltre, avevamo un budget molto limitato, quindi avevamo 18 giorni di riprese, il che è piuttosto poco. Ogni giorno dovevamo essere molto veloci. Avevamo circa 100 scene scritte, e quando abbiamo finito le riprese, avevamo un totale di 89 scene girate: il tempo era scaduto. Abbiamo dovuto capire come raccontare una storia con quello che avevamo, ed è stato un grande stress per noi. Per fortuna, l'intero team ha creduto nel film e ha dato il 110%. Era un progetto a cui tenevano tutti. Se non ci avesse creduto tutta la squadra, non ce l'avremmo fatta.

Cineuropa: Come si è svolto il montaggio?
D.C.:
La sceneggiatura aveva un certo ritmo, ma poi, una volta che avevamo le immagini, il ritmo è cambiato perché abbiamo dovuto tagliare tante scene durante le riprese. Ciò che funzionava sulla carta a volte non funzionava al montaggio. Un'intera sezione, all'inizio, avrebbe dovuto raccontare di più sulla storia di Leah. L’abbiamo girata, ma poi, al montaggio, abbiamo pensato che, in realtà, a nessuno importasse. Era interessante sulla carta e poi noiosa sullo schermo.

B.D.: Dato che abbiamo avuto così poco tempo per girare, e dato che abbiamo dovuto eliminare alcune sottotrame che non avevano senso, abbiamo verificato quali fossero i requisiti per i festival cinematografici e abbiamo visto che la durata minima richiesta per un lungometraggio è di 75 minuti. Il film durava 76 minuti e abbiamo pensato che questo fosse il massimo che potevamo ottenere con il budget che avevamo.

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(Tradotto dall'inglese)

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