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BERGAMO 2022

Giulia Giapponesi • Regista di Bella Ciao - Per la libertà

“Un inno alla resistenza che ci unisce tutti"

di 

- Abbiamo incontrato la regista del documentario sulla canzone diventata simbolo della lotta all’ingiustizia

Giulia Giapponesi • Regista di Bella Ciao - Per la libertà

Al Bergamo Film Meeting discutiamo con la regista Giulia Giapponesi, che ha presentato il documentario Bella Ciao - Per la libertà [+leggi anche:
trailer
intervista: Giulia Giapponesi
scheda film
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. Da inno dei partigiani a canzone di lotta delle nuove generazioni di tutto il mondo, hit dei più famosi artisti internazionali e colonna sonora della serie Netflix La casa di carta. A quasi un secolo dalla sua nascita, la forza di Bella Ciao non si arresta. Il film racconta la genesi, la storia e i segreti della canzone simbolo della Resistenza, che riappare ovunque si combatta contro l’ingiustizia. Sarà in sala in Italia solo l’11-12 e 13 aprile distribuito da I Wonder Pictures e Unipol Biografilm Collection.

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Cineuropa: Qualcuno sostiene che nel periodo della seconda guerra mondiale nessuno ha mai cantato Bella Ciao. Ma nel film c’è la preziosa testimonianza di Floriana Putaturo Diena, figlia di un antifascista e vedova di un partigiano.
Giulia Giapponesi: Floriana ricorda bene Bella Ciao, lo abbiamo sentito dalla sua viva voce perché la canta nel film. Soprattutto, Floriana ricorda una Bella Ciao con le strofe diverse da quelle che conosciamo oggi, ed è una prova chiara che Bella Ciao c’era durante la Guerra. Ma in realtà hanno già risposto ai dubbi sulla genesi le ricerche di Cesare Bermani, che vediamo nel film, e che hanno ritrovato Bella Ciao nei cori della Brigata Majella e più tardi, in qualche documento scritto, anche nelle Marche. Ma un conto è vedere un botta e risposta sulla carta tra studiosi, un conto è sentirla cantare da qualche testimone che era presente all’epoca. Quindi ho pensato che Floriana fosse la risposta migliore a questo mistero-non-mistero.

Il doc dimostra che la melodia esisteva ancora prima.
Che cos’è che costituisce una canzone? La melodia e sicuramente il testo, e quando parliamo di partigiani il testo è importante. Ma quale testo? La genesi di Bella Ciao coinvolge molti fattori, ed è quello che la rende così viva ancora oggi. Tanti semi hanno fatto crescere una pianta che a sua volta ha tante nuove foglie, che sono poi le versioni di Bella Ciao nel mondo.

Qual è il segreto che l’ha fatta viaggiare, reinterpretata in mille lingue e testi diversi da persone che non ne conoscono nemmeno l’origine?
È come una melodia allo stesso tempo triste e allegra che in qualche modo si lega bene a qualunque lotta o resistenza. Dice bene Vinicio Capossela all’inizio della prima intervista: “Bella Ciao viene in soccorso di chi ne ha bisogno”. Significa che di per sé è una canzone che non ha un colore, non appartiene a nessuno. Bella Ciao è stata cantata recentemente sia dai filorussi del Donbass, che si sentivano oppressi dagli Ucraini, sia dagli Ucraini che sono stati invasi dai Russi. Non ha una connotazione ideologica, non sta da una parte o dall’altra e per questo sembrerebbe perdere di significato ed invece lo acquista ancora di più, perché è una canzone che viene in soccorso di chi ne ha bisogno, uno strumento insomma.

Carlo Pestelli nel film la definisce “una lepre che corre nella videosfera”. Rispetto al passato, oggi la rete la rende replicabile e trasformabile all’infinito, a seconda dei bisogni, appunto, e la porta in ogni angolo del mondo.
Ripercorrendo la storia di Bella Ciao ti viene proprio da pensare che ci sia qualcosa che lega tutti in un modo istintuale. È la melodia? Sono le parole? Non si sa. Quello che abbiamo capito è che questa canzone non è diventata famosa per La casa di carta. Tutta quella gente in Turchia, in Kurdistan, la cantava da ben prima della serie spagnola, e la considera giustamente una loro canzone. Probabilmente, come spiegano bene Bermani e Marcello Flores D’Arcais è diventata così famosa per l’esplosione dei Festival della Gioventù nell’immediato dopoguerra, dove veniva cantata. Quella del web non è che l’ultima detonazione di una serie di detonazioni che periodicamente l’hanno portata in auge in paesi diversi ed epoche diverse. Il web ha unito tutte queste scintille. Più che un discorso pieno di paroloni, questa semplice canzone ci unisce tutti con la sua immediatezza.

Come vi siete mossi con la mole di materiale degli archivi storici dell’Istituto Luce e della RAI?
C’è stato un’ottimo lavoro di partnership fin dalla pre-produzione del film. Istituto Luce, coproduttore insieme a Palomar Doc e Rai Documentari, ci ha dato accesso ai loro archivi, così come la RAI. Un vero e proprio tesoro audiovisivo del nostro Paese, che forse è sottovalutato dal punto di vista storico. Ed invece nell’Archivio Luce si possono ritrovare tutti i momenti salienti della Seconda Guerra Mondiale e della Resistenza. Abbiamo trovato anche delle perle, come ad esempio un filmato su un festival della Pace del 1951 in Francia dove cantano in coro Bella Ciao.

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