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CANNES 2022 Quinzaine des Réalisateurs

Paolo Moretti • Delegato generale della Quinzaine des Réalisateurs

"È il mio modo di interpretare la missione della Quinzaine"

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- Il delegato generale della Quinzaine des Réalisateurs di Cannes spiega le scelte della sua selezione 2022 e la sua visione della filosofia della sezione parallela

Paolo Moretti • Delegato generale della Quinzaine des Réalisateurs

La 54a edizione della Quinzaine des Réalisateurs si svolgerà dal 18 al 24 maggio 2022 nell'ambito del 75°  Festival di Cannes. Abbiamo incontrato a Parigi il delegato generale, Paolo Moretti (che terminerà il suo mandato alla fine di questa edizione – leggi la news).

Cineuropa: Come nel 2019 e nel 2021, hai selezionato 24 lungometraggi (leggi l'articolo). Perché insistere su questo numero piuttosto consistente rispetto ai tuoi predecessori?
Paolo Moretti: Non trovo che 24 lungometraggi siano un numero consistente se si pensa ai 1400 lungometraggi proposti alla Quinzaine ogni anno. La Quinzaine del 1969 ne presentò 67! E se guardiamo a quello che è stato fatto prima di me, siamo a tre o quattro titoli in più o in meno: 20 nel 2017 e 2018, 26 nel 2008 e 2009. Ci impegniamo ad ospitare i film che abbiamo scoperto e apprezzato durante la selezione, nei limiti degli spazi disponibili. Cerco, con il mio comitato, di comporre una selezione che rifletta l'ampio spettro della creazione cinematografica contemporanea, in tutta la sua ricchezza e diversità, sia in termini estetici che commerciali. 24 titoli ci consentono semplicemente di ampliare lo spettro delle pratiche rappresentate e di costruire un discorso leggermente più articolato di quanto potremmo con 20.

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Questo numero abbastanza elevato di film non complica la copertura mediatica delle opere quando le linee editoriali di molte pubblicazioni oggi tendono a volte maggiormente agli eventi a scapito della scoperta cinefila?
Ancora una volta, non trovo che sia un numero alto, ma quello è anche un pensiero legittimo che avevamo. Questa analisi implica che possiamo distribuire l'attenzione dei media equamente per tutti i film, cosa che comunque non accadrà mai. È necessario, credo, cercare piuttosto di garantire che ogni film benefici di un'esposizione mediatica qualitativa, che risponda alla natura del progetto. Questo viene fatto in un modo piuttosto naturale e organico. Nessun regista selezionato negli ultimi anni si è lamentato della scarsa attenzione dei media e tutti hanno beneficiato del sostegno che una presentazione alla Quinzaine rappresenta nella loro carriera. Prendiamo l'esempio di A Night of Knowing Nothing [+leggi anche:
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di Payal Kapadia, attualmente nelle sale in Francia e presentato alla fine della Quinzaine lo scorso anno: è un primo lungometraggio che ha vinto  l’Oeil d’Or al miglior documentario e che ha avuto una carriera internazionale tra le migliori dell'intera selezione. Potrebbe non aver avuto esattamente la stessa copertura mediatica di Ouistreham [+leggi anche:
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di Emmanuel Carrère, ma questo non è necessariamente l'obiettivo di tutti i film selezionati. Era importante per il film e per la regista essere alla Quinzaine, e per la Quinzaine offrirle uno spazio. Inoltre, l'esposizione mediatica non avviene necessariamente durante il festival, ma a volte più tardi. La Quinzaine rimane un trampolino di lancio, una garanzia di qualità e attira l'attenzione su film e registi che ci hanno sinceramente interessato. Quindi parlare di fare meno film perché in questo modo otterrebbero più attenzione, non funziona, non è così matematico. Dopo aver osservato attentamente le dinamiche mediatiche attorno ai film in selezione, posso dire che 3-4 titoli in più o in meno, in 10 giorni di festival, non hanno alcuna influenza sulla copertura mediatica.

L'Europa domina ancora largamente, per numero di film, la tua selezione. Anche se c'è ovviamente del talento artistico ovunque, si può dire che il Vecchio Continente sia il bastione creativo o l'Alamo che resiste al cinema d'autore mondiale?
In Europa esistono in ogni Paese strutture che sostengono e finanziano la creazione, in particolare quelle che si assumono dei rischi e che non sono destinate a un ritorno economico immediato. La legge del mercato, che tuttavia è presente nella creazione cinematografica in Europa, non è così forte come in altri Paesi, quindi tra i film che ci interessano e che vogliamo mostrare alla Quinzaine c’è una grande presenza dei paesi europei, in particolare la Francia come Paese di produzione e coproduzione. Anche perché Cannes è un evento di riferimento per il mondo intero, ma soprattutto per l'Europa. C'è quindi una naturale attenzione per questo evento, che spesso è la prima scelta per presentare un lavoro in Europa. Poi è statistica: il numero di film francesi che ci vengono presentati è del tutto sproporzionato rispetto a qualsiasi altro Paese. Questa ricchezza e questa attenzione che i paesi europei portano al Festival di Cannes si riflettono ovviamente anche nella selezione.

Com’è la tua selezione 2022 dal punto di vista dei generi?
Stiamo anche cercando di ripristinare la ricca tavolozza di linguaggi, codici, narrazioni, che si è mostrata durante la selezione. Abbiamo film che toccano direttamente il genere o che lo reinventano, come Men [+leggi anche:
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di Annie Ernaux e David Ernaux-Briot che sarebbe riduttivo qualificare come documentari perché sono veramente un'opera di reinvenzione.

È importante presentare i registi che vengono per la prima volta sulla Croisette (anche se quest'anno ci sono anche dei ritorni alla Quinzaine, come quelli di Mia Hansen-Løve, Philippe Faucon e João Pedro Rodrigues).
Per me è essenziale. E’ il mio modo di interpretare la mission della Quinzaine nel contesto del Festival di Cannes. Così è nata la Quinzaine, con registi che, non essendo supportati dalle istituzioni dei loro paesi, non hanno necessariamente accesso alla Selezione Ufficiale. Così è arrivata la Quinzaine, con un'esplosione di nuove voci. Certo, sono passati più di 50 anni e il mondo è cambiato da allora, così come il Festival di Cannes, ma c'è qualcosa in questa mission originale che sono molto interessato a portare avanti e trovo che nella Quinzaine esprime il suo pieno significato. Ma non applichiamo questo principio con radicalità, perché è anche la carriera di alcuni registi che ci interessa, autori che fanno film che riteniamo rilevanti in relazione allo spirito della selezione e che vogliamo accogliere. È sempre una ricerca di equilibrio, ma c'è nella selezione 2022, come in quelle del 2019 e 2021, una grande maggioranza di registi che presenta per la prima volta un lungometraggio a Cannes: sono 18! Penso che la Quinzaine debba rimanere soprattutto una piattaforma per nuovi registi e nuove voci. Non solo per le opere prime, che sono otto quest'anno, ma anche per le seconde, le terze, anche per registi che hanno carriere internazionali di grande successo ma che, per ragioni diverse, non hanno ancora presentato un lungometraggio a Cannes come quest'anno con Verena Paravel e Lucien Castaing-Taylor, Alex Garland o Mark Jenkin, o nel 2021 con Jean-Gabriel Périot e Joanna Hogg.

11 registe in mostra? Quanto c’è di intenzionale in questa ricerca della parità?
Quella del 2021 è stata la prima selezione paritaria nella storia della Quinzaine con 12 lungometraggi su 24 diretti o co-diretti da registe, e stiamo proseguendo su questa linea. Non abbiamo un numero in mente, ma una sensibilità. Per fortuna non è solo una questione di scelta da parte nostra, ma frutto della consapevolezza, di un movimento veramente collettivo che coinvolge l'intero settore, dalla produzione alle istituzioni. Negli ultimi anni i progetti delle registe donne sono stati sempre più e meglio finanziati. Siamo in fondo alla filiera e per offrire una selezione equa serve che tutta la filiera abbia questa sensibilità, ma è chiaro che questa sensibilità sta crescendo e che l'offerta di film di altissimo livello delle registe è sempre più corposa. Possiamo solo gioirne.

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(Tradotto dal francese)

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