Valeria Bruni Tedeschi • Regista di Forever Young - Les Amandiers
“Anche nei momenti più tragici si può sempre ridere”
- CANNES 2022: La cineasta italo-francese ha presentato un'opera di maturità che rivive la giovinezza degli allievi attori del teatro Amandiers di Patrice Chéreau
Quinto lungometraggio da regista di Valeria Bruni Tedeschi, Forever Young - Les Amandiers [+leggi anche:
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intervista: Valeria Bruni Tedeschi
scheda film] è il suo secondo film selezionato in concorso al Festival di Cannes.
Cineuropa: Quanto è autobiografico questo film?
Valeria Bruni-Tedeschi: Come in tutti i miei film, parto da ricordi veri e li trasformo in finzione. Ciò che resta autobiografico sono le emozioni. Alla scrittura si sono mescolati i miei ricordi, quelli di Noémie Lvovsky e Agnès de Sacy, e quelli degli ex studenti del teatro Amandiers che sono andata a intervistare. Tutti i personaggi sono stati scritti, e le attrici e gli attori che ho scelto non assomigliano affatto ai loro modelli; per esempio Sofiane Bennacer è relativamente lontana dal personaggio che era stato scritto. In ogni caso volevo che gli attori si impadronissero dei personaggi e mi spogliassero delle immagini e dei ricordi che avevo io. A tutto questo materiale si sono aggiunti anche elementi che abbiamo inventato noi, ad esempio il personaggio della giovane donna bocciata all’esame di ammissione nella scuola e che torna lì come cameriera in mensa perché piuttosto tardi, poco prima delle riprese, ho avuto la sensazione che mancasse un personaggio che incarnava i perdenti. Perché bisogna ricordare come questa scuola e questo teatro fossero percepiti all'epoca: Amandiers era il centro del mondo e tutti i grandi artisti, attori e drammaturghi vi venivano a lavorare. Noi piccoli studenti vi abbiamo incontrato Piccoli, Koltès, Catherine Deneuve, Depardieu, Luc Bondy, ecc. Era esaltante.
Il ritratto di Patrice Chéreau sembra realista. Come ha lavorato su questo personaggio?
Bisognerebbe chiederlo a Louis Garrel perché non l'ho guidato io. Quando abbiamo scritto il personaggio, abbiamo scovato interviste, ricordi, ma poi Louis Garrel ha creato il suo Chéreau. Non volevo fare un film biografico, e anche se il personaggio si chiama Patrice Chéreau, non è Patrice Chéreau ma la visione personale di Louis Garrel di chi fosse Chéreau. Tuttavia, era necessario rappresentare l'energia di Patrice, la sua intelligenza, il suo amore per gli attori, e questi sono i segreti di fabbricazione di Louis.
Cosa ci dice del tono del film in cui umorismo e dramma convivono permanentemente?
Ci tenevo parecchio perché anche nei momenti più tragici si può sempre ridere. Mi riferisco spesso a queste tre parole che hanno la stessa radice latina, humus, che significa terra: umiltà, umorismo e umanità.
Qual è stato il suo approccio al trattamento storico del film visto che la trama si svolge negli anni '80?
Per la ricostruzione storica ho solo cercato di essere molto emotiva, cioè di trovare cose che mi facessero provare emozioni subito, per esempio la musica. È lo stesso per le scenografie perché non abbiamo cercato di riprodurre perfettamente gli anni '80 e c'è anche qualcosa di contemporaneo nel film, ma ci sono elementi della scenografia che mi fanno subito provare emozioni come le cabine telefoniche, perché parlare al telefono dentro una cabina o farlo al cellulare non è per niente la stessa cosa.
Perché ha scelto per il film la pièce Platonov di Chekhov?
Perché la inscenammo alla scuola dell’Amandiers e avevamo anche girato il film Hôtel de France, che ne è un adattamento. A un certo punto ho pensato di scegliere qualcos'altro, ma questo avrebbe aggiunto delle difficoltà perché per Platonov avevamo già la scenografia, la messa in scena, avevo la pièce in mente.
Come ha scoperto Nadia Tereszkiewicz, la grande rivelazione del film?
Avevo recitato con lei in Seules les bêtes [+leggi anche:
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intervista: Dominik Moll
scheda film] di Dominik Moll. Quando stavo preparando il mio film, le ho fatto fare molti provini con altre attrici, il che non deve essere stato facile per lei, perché volevo sapere se avrebbe accettato di perdere il controllo. Per questo personaggio di Stella doveva avere una gran voglia di fare l'attrice, un corpo desiderante e desiderabile, il candore di chi ha vissuto poco, che a quanto pare non ha ancora sofferto molto, che di certo ha molti soldi ma di cui si percepisce un senso di solitudine nella propria vita.
(Tradotto dal francese)
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