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CANNES 2022 Quinzaine des Réalisateurs

Alice Winocour • Regista di Riabbracciare Parigi

"La gente si fermava di continuo e chiedeva se fosse successo qualcosa, quindi abbiamo dovuto affiggere cartelli che dicevano 'queste sono le riprese di un film'"

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- CANNES 2022: Ispirata dagli attacchi terroristici di Parigi del 2015, la regista francese interpreta gli eventi in modo molto personale

Alice Winocour • Regista di Riabbracciare Parigi

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, proiettato alla Quinzaine des Réalisateurs del 75° Festival di Cannes, troviamo Mia (Virginie Efira) coinvolta in un attacco terroristico in un bistrot parigino e che, passo dopo passo, ritrova la strada per tornare a una vita il più normale possibile dopo la sua esperienza traumatica. Oltre a fare ricerche approfondite sull'argomento, la regista/scrittrice Alice Winocour ha un legame personale diretto con l’evento.

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Cineuropa: Cosa le ha fatto decidere di intraprendere questo viaggio?
Alice Winocour:
Una questione personale, dato che mio fratello minore era al Bataclan la notte dell'attacco terroristico. Gli stavo scrivendo un sms e lui mi ha risposto che non dovevo scrivere perché il posto era stato preso dai terroristi. Ho scritto partendo dai miei ricordi di quella notte, e anche dalle discussioni che ho avuto i giorni e i mesi successivi con mio fratello. Ho deciso di non rappresentare il Bataclan e di scrivere di un luogo immaginario, ispirato da quei ricordi e dal mondo che ho scoperto grazie a mio fratello e alle persone intorno a lui che sono sopravvissute e scappate, e che ho incontrato.

Suo fratello è sopravvissuto, quindi, possiamo dirlo?
Sì, avrei dovuto chiarirlo, ovviamente! Ed è stato molto vicino al film, ha letto la sceneggiatura e visto il cast. Appare persino come comparsa nel film.

Ha parlato con qualche esperto di psicologia e psichiatria durante la sua preparazione?
Certo. E mi hanno parlato di questa nozione del “diamante nel trauma”, che è la bellezza che può sorgere nella tragedia. Dietro un evento traumatico ci sono incontri tra persone che non si sarebbero incontrate se non avessero vissuto un dramma, provenienti da mondi e classi diverse. Per la maggior parte del tempo siamo bloccati nella nostra rispettiva classe, e i momenti in cui ciò può cambiare sono davvero pochi, se non mai. Ma in momenti come questi, le barriere vengono infrante: siamo tutti uguali di fronte alla tragedia. Ho visitato le associazioni di sopravvissuti in cui le persone che hanno perso i propri cari cercavano coloro che erano presenti all'attentato per scoprire se ricordavano ciò che qualcuno ha fatto o detto prima di morire. Hanno cercato di ricostruire gli eventi come un collettivo, dove il collettivo è parte della cura perché non puoi farlo da solo. Invece, le persone si riuniscono, sono lì l'una per l'altra, si aiutano a vicenda. Mostrarlo oggi, con diverse comunità che combattono tra loro, è importante ed è una cosa bellissima.

La città di Parigi ha una parte importante nel film, quasi come il suo stesso personaggio.
Parigi è la mia città. Non ho mai girato a Parigi prima; è stato difficile per me. Esattamente, volevo mostrare Parigi come il suo personaggio, il personaggio ferito che Parigi è diventata dopo gli attacchi e che ogni parigino ha sentito. Abbiamo provato forti emozioni quando abbiamo girato, soprattutto perché il processo per gli attentati al Bataclan si è svolto nello stesso momento. Stavamo girando fuori dal ristorante dove avviene l'attacco nel film, avevamo tutte quelle candele lì, a commemorare le vittime. E le persone si fermavano di continuo e chiedevano se fosse successo qualcosa, così abbiamo dovuto affiggere cartelli che dicevano "queste sono le riprese di un film". Quindi realtà e finzione si sono avvicinate molto, nella mia testa e nella città.

È stato difficile trovare un titolo? Ha scelto Revoir Paris, in inglese Paris Memories.
Non mi è venuto facile, no. Quello che mi piace di Revoir Paris [“Rivedere Parigi”] è il significato di guardare con occhi nuovi. Ho pensato molto a Il cielo sopra Berlino di Wim Wenders quando scrivevo, con questo angelo in una città di cui non è più una parte umana, quello che diventa il personaggio di Virginie. È in una sorta di limbo, un fantasma che può vedere gli altri fantasmi provenienti dall'attacco.

È stato difficile lasciare andare il film e farlo camminare con le sue gambe?
No, al contrario. Il processo è stato lungo e sono stata super felice di presentarlo in anteprima in Francia e a Cannes. Mio fratello l'ha visto con me ieri per la prima volta. Era felice, ma dovremo parlarne di più insieme nei tempi a venire.

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(Tradotto dall'inglese)

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