email print share on Facebook share on Twitter share on LinkedIn share on reddit pin on Pinterest

VENEZIA 2022 Settimana Internazionale della Critica

Niccolò Falsetti • Regista di Margini

“Per fare un film come il mio devi attingere all’umanità che ti circonda”

di 

- VENEZIA 2022: Con il regista abbiamo parlato dell’universalità della scena punk rock, di città di provincia e di come si gira la scena di un concerto

Niccolò Falsetti • Regista di Margini

Con Niccolò Falsetti, il regista di Margini [+leggi anche:
recensione
trailer
intervista: Niccolò Falsetti
scheda film
]
, unico titolo italiano in concorso alla Settimana Internazionale della Critica della 79ma Mostra di Venezia, abbiamo parlato dell’universalità della scena punk rock, di città di provincia e di come si gira la scena di un concerto. Il film uscirà nelle sale italiane il 15 settembre con Fandango.

(L'articolo continua qui sotto - Inf. pubblicitaria)
Hot docs EFP inside

Cineuropa: Immagino che la freschezza del film derivi dal fatto che avete raccontato le vostre esperienze.
Niccolò Falsetti: La vita non ha mai momenti di puro dramma e momenti di pura commedia. E’ sempre un gran casino di entrambi. Sarà impossibile fare un altro film personale come questo: sulla propria città, la propria scena di provenienza. Ma è importante fare film sulle cose che si conoscono, anche se è un film di fantascienza, devi attingere a quello che hai. Soprattutto la scrittura riguarda questo processo: peschi dall'umanità che ti circonda, dalla gente che conosci o hai incrociato nella tua vita, altrimenti non puoi inventarlo. Tipi, personaggi, sfumature. Nel caso di questo film, bastava ricordare.

Nei titoli di coda si legge un elenco di band. Siete in contatto con tutti loro?
Band che hanno fatto la storia del genere punk in Italia e nel mondo. Sono i nostri idoli. Volevamo che la fonte sonora che ascoltano i personaggi e lo spettatore venisse sempre dalla scena, che non fosse extradiegetica - dalla tv, radio, autoradio, dalle cuffie. Era la colonna sonora della vita dei personaggi. E allora in fase di scrittura ci siamo detti: contattiamo le band per poter citare le loro canzoni. I Negazione, i Kina, hanno tutti risposto positivamente. Nel punk ci si supporta a vicenda!

E questo è universale, va oltre le frontiere.
L’intenzione era proprio quella. Più andavamo nello specifico più raccontavamo qualcosa in cui molte persone si possono riconoscere. E’ un film in cui i conflitti sono a bassa intensità, abbiamo usato la lente d’ingrandimento, centellinato i dettagli, con la musica come motore trainante. Abbiamo una band da 17 anni e quando abbiamo tenuto un concerto a Berna, nella ricca Svizzera, abbiamo incontrato ragazzi che si muovevano per trovare un loro spazio, vivevano il nostro stesso disagio, la nostra stessa voglia di rovesciare il mondo, volerlo diverso, a misura nostra. Un atteggiamento che la mia generazione ha iniziato a disinnescare. Questa è una responsabilità che dobbiamo prenderci, perché dopo il G8 di Genova, l’aggregazione, il fare fronte comune su cause non solo politiche ma anche sociali, hanno iniziato a scemare. 

Il punk è stato anche un pretesto per parlare della provincia e del corto circuito che si crea con chi si sente ai “margini”.
Siamo partiti dai ricordi di quello che facevamo a Grosseto, andare a rovinare le feste di compleanno degli amici, suonare negli stabilimenti balneari, discoteche dismesse, ristoranti con le tovaglie a quadretti e la gente che ti ascolta mangiando i tortelloni. Abbiamo pensato che evidenziare il contrasto tra il punk e questa provincia potesse essere divertente. Mettere in ridicolo la tua città è una dichiarazione d’amore. John Lydon dei Sex Pistols ai tempi di God Save the Queen disse che non si scrive una canzone come quella perché odi l’Inghilterra ma perché la ami. Tommaso Renzoni, che ha scritto con noi l’ultima stesura della sceneggiatura, ci rimproverava di voler troppo bene ai personaggi del film, dovevamo invece fargli compiere le loro scelte fino in fondo e permettere loro di farsi del male.

Mentre scrivevate avete pensato al cinema che ha trattato questi temi, come ad esempio The Commitments?
Certo. Tanti, in realtà: quelli sul punk, quelli sulla musica in generale. La citazione di The Commitments ci onora, mentre un riferimento strutturale di Margini è certamente The Full Monty, in cui non si tenta di organizzare un concerto ma uno spogliarello maschile.

Quella scuola britannica che declina situazioni drammatiche, come la disoccupazione, con toni assolutamente comici. Vedi anche Ken Loach.
Io vorrei fare film divertenti. Pensare che noi italiani abbiamo fatto scuola sia con il neorealismo che con la “commedia all’italiana”. Il mio obiettivo sarebbe quello di non far annoiare le persone che lavorano con me e non far sbadigliare lo spettatore in sala. Un mio riferimento britannico è This Is England [+leggi anche:
trailer
scheda film
]
, un film che mi ha cambiato la vita. E il francese L’odio, che non parla certo di roba leggera ma lo fa con umorismo.

La scena del concerto è particolarmente realistica, come l’avete girata?
Nell’unico modo possibile: organizzando un vero concerto. Eravamo nel periodo della pandemia e la produzione era piuttosto preoccupata. C’è chi ha proposto di inserire le comparse in digitale o di insegnare alle comparse a pogare. In realtà abbiamo chiamato un gruppo di Firenze che si chiama Iena e i Payback. Sono arrivati amici da Firenze, Roma, Bologna, Modena, Genova, Pisa.

(L'articolo continua qui sotto - Inf. pubblicitaria)

Ti è piaciuto questo articolo? Iscriviti alla nostra newsletter per ricevere altri articoli direttamente nella tua casella di posta.

Leggi anche

Privacy Policy