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VENEZIA 2022 Orizzonti

Pippo Mezzapesa • Regista di Ti mangio il cuore

“Ho usato il bianco e nero per rendere universale una storia di passione e vendetta”

di 

- VENEZIA 2022: Con il regista pugliese abbiamo discusso della scelta del bianco e nero e dell’esordio come attrice della cantante Elodie

Pippo Mezzapesa • Regista di Ti mangio il cuore
(© La Biennale di Venezia/Foto ASAC/Giorgio Zucchiatti)

In concorso alla 79° Mostra di Venezia nella sezione Orizzonti Ti mangio il cuore [+leggi anche:
recensione
trailer
intervista: Pippo Mezzapesa
scheda film
]
di Pippo Mezzapesa racconta la faida tra due famiglie del Gargano, in Puglia, che si riaccende a causa della passione proibita tra Andrea e Marilena, la bellissima moglie di un boss. Protagonista è la cantante Elodie, al suo debutto come attrice. Ne abbiamo discusso con il regista.

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Cineuropa: Il film prende ispirazione dal libro omonimo di Carlo Bonini e Giuliano Foschini. Come l’hai trasposto sullo schermo?
Pippo Mezzapesa: Avevo già lavorato a dei progetti di documentari con Giuliano Foschini. Lui e Carlo Bonini mi hanno fatto leggere il romanzo che era ancora in bozza, prima che fosse pubblicato. Il loro libro è un'analisi precisa e puntuale di tutto il fenomeno della mafia garganica diviso in vari capitoli che raccontano varie storie. Uno di questi capitoli è la storia nella prima pentita della mafia del Gargano, una storia che già mi aveva interessato moltissimo molti anni prima quando l'avevo letta sui giornali. Quindi ci siamo ritrovati a convergere sull’interesse per questa vicenda e mi sono convinto a sposare il progetto e portarlo a Nicola Giuliano di Indigo Film e far partire la macchina produttiva.

Gli autori del libro hanno partecipato alla sceneggiatura?
La sceneggiatura è stata scritta da me e Davide Serino ma loro sono stati sempre presenti e ci hanno offerto anche la possibilità anche di accedere alle fonti del romanzo. Ma soprattutto ci hanno permesso di incontrare la vera pentita. L’incontro ci ha dato diversi spunti narrativi, al di là di quello che era scritto nel romanzo, ci ha dato accesso alle sue dinamiche psicologiche. Chiaramente per la creazione di un personaggio così complesso e una storia così articolata da sembrare finta, è essenziale fare un bagno di realtà e avere un confronto con chi questa tragedia l’ha vissuta.

Hai girato il film in bianco e nero. Come sei arrivato a questa scelta estetica?
Il titolo del film, Ti mangio il cuore, ha due accezioni, completamente diverse. Può essere una minaccia efferata di morte o può essere una proposta sensualissima d’amore. Credo che questo contrasto sia alla base di tutte le scelte che ho fatto su questo film. Fin dall’inizio ho visto in bianco e nero questa storia con così tanti contrasti, a tinte così forti, con animi così contrapposti, che parla di passione ma anche di vendetta, di sangue e di morte. Abbiamo cominciato a vivere in bianco e nero, per mesi abbiamo guardato tutto in bianco e nero. Credo che inconsciamente ci fosse anche il desiderio di voler universalizzare la storia, astrarsi dal contesto geografico e dare epicità. E infine rendere uniformi tutti i passaggi temporali del film, non dando una progressione alla storia. Questo è un film sull’ineluttabilità del male. Persino l’ultimo frame lascia spazio alla speranza ma ci dice: attenzione, le radici del male sono difficili da sradicare!

E poi c’è la scelta di far interpretare la protagonista ad Elodie, che non è un’attrice professionista.
Il contrasto, il giocare sulle varie anime della storia, mi ha portato a pensare ad una scelta coraggiosa, quella di affidarmi ad Elodie. All’inizio è stata una pura scelta istintiva. Volevo una persona capace di dialogare con il pubblico. Ho girato dei film con attori presi dalla strada e mi ero un po’ stancato di questo anonimato, volevo qualcuno che potesse reggere il film ed essere riconoscibile sul poster. Avevo visto Elodie in tv e ho pensato di spaziare, come si fa anche nel cinema americano. Elodie è una cantante pop ed ha una sensualità sfacciata, una bellezza dirompente ma anche una sua fragilità, è una persona capace di emozionarsi. Quindi restituiva perfettamente quello che dovevano essere le due anime del personaggio. E’ stata un’esperienza di direzione davvero unica, perché c’è stato uno studio e un avvicinamento al personaggio da parte sua davvero professionale.

Hai parlato di universalità. Secondo te il film ha il potenziale per essere distribuito in altri Paesi?
Penso di si. Parla d’amore, parla di morte e di vendetta, animalità e carnalità, è un Giulietta e Romeo ai giorni nostri, in un contesto affascinante. Ha delle figure e dei temi archetipici che credo possano interessare qualsiasi pubblico.

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