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VENEZIA 2022 Orizzonti Extra

Ahmed Yassin Al Daradji • Regista di Hanging Gardens

“Penso che la nuova generazione accetterà questo film; i radicali saranno sconvolti”

di 

- VENEZIA 2022: Ispirato a Ladri di biciclette di De Sica, il regista iracheno volge lo sguardo al suo “sbilanciato” Paese natale

Ahmed Yassin Al Daradji • Regista di Hanging Gardens
(© La Biennale di Venezia/Foto ASAC/G Zucchiatti)

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intervista: Ahmed Yassin Al Daradji
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, soprannome un po' ironico per la sterminata discarica di Baghdad, due fratelli si guadagnano a malapena da vivere tra cumuli di rifiuti. Un giorno, As'ad scopre una bambola gonfiabile americana. Ne rimane ipnotizzato e presto escogita un piano aziendale, ma non apprezza il modo in cui i "clienti" maltrattano il suo oggetto prezioso. Abbiamo parlato con il regista Ahmed Yassin Al Daradji in merito al suo titolo selezionato alla Mostra di Venezia in Orizzonti Extra.

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Cineuropa: L'ambientazione del suo film sembra a tratti post-apocalittica. Questo mondo è così sterile, come in Mad Max.
Ahmed Yassin Al Daradji: Penso che lei sia il primo ad averne parlato. Volevo davvero portare questo elemento di fantascienza nel film, nonostante la nostra mancanza di soldi, e questo posto era già presente. È una vera e propria discarica. Inoltre, quello che l'Iraq ha passato dagli anni '80, è una storia vera. La vita è una scommessa: niente è stabile. Si tratta di un mondo a parte. A causa delle sanzioni imposte da altri paesi, siamo stati isolati per tanto tempo: non comunicavamo con il resto del mondo e non avevamo cellulari. Tutti questi anni di dittatura giocano con la tua mente, ed è questo il motivo per cui le cose sono così sbilanciate.

Qui scoprono questo mondo diverso attraverso la sua spazzatura. Non c'è altra interazione.
Un giorno stavo aspettando un amico. Era in ritardo, e poi è apparso con questo sex toy in un grande sacchetto di plastica. Siamo rimasti sbalorditi. Cosa stava succedendo? L'aveva ricevuto da suo cugino, che lavora per l'esercito americano. I ragazzi hanno iniziato a usarlo, ed è diventato piuttosto famoso all'università. È durato fino a quando qualcuno non l'ha lavato con l’acqua calda e si è ristretto.

Devo dire, però, che un giorno stavo guardando American Sniper [il film che vede protagonista Bradley Cooper] e, da iracheno, sono rimasto davvero sconvolto. Hanno "sessualizzato" la guerra, promuovendo l'uccisione. In seguito, ho ripreso a scrivere Hanging Gardens: volevo dar vita a un film autentico, che fosse in grado di raccontare la nostra storia.

L’aspetto sessuale della storia è un po' inquietante. Il protagonista è un bambino, ma la situazione si fa davvero oscura: continua a dire agli uomini di non metterle dentro niente di “affilato”. Questo lascia intendere la natura violenta di questi incontri.
Ho sette sorelle, la comunità è molto patriarcale e questo film parla di squilibrio, di una società in cui le donne sono costrette a scomparire. Gli uomini sono violenti e, non appena le donne sono fuori dai giochi, le cose peggiorano. Inoltre, siamo una nazione molto militarizzata: ho visto la violenza, e le mie sorelle l'hanno sperimentata personalmente.

È un film molto metaforico, e questa bambola gonfiabile può essere il simbolo di tante cose: l'influenza americana, il capitalismo, tutta questa sessualità che ci circonda oggi. Non siamo ancora sufficientemente attrezzati per affrontarla. Oppure potrebbe anche rappresentare la vita delle donne in Iraq.

La dolcezza del suo protagonista a volte lo rende più facile da digerire. Perché ha voluto che fosse così giovane?
Per me rappresenta la nuova generazione irachena, nata durante l'invasione. È stato trovato nella discarica nello stesso modo in cui ne trovano un altro più tardi, perché lì è abbastanza comune. Eravamo così confusi, con tante ideologie in testa in netto contrasto fra loro. I giovani chiedono nuove libertà. Se si guarda all'Iraq, è davvero un paese di adolescenti. La loro può essere una generazione di democrazia.

Mi ha ricordato tanto il neorealismo italiano: un altro ragazzino sopravvissuto in mezzo alla distruzione.
Traggo ispirazione dai film italiani: Ladri di biciclette di De Sica è il mio preferito. Ho una formazione documentaristica, quindi volevo metterla in pratica con questo film. Abbiamo usato solo un’illuminazione naturale, proprio per mantenere quella linea sottile tra realtà e finzione.

Sta già pensando a come verrà accolto questo film a livello locale? Il pubblico di un festival è una bestia completamente diversa.
Ci sto provando. Mi posso definire un regista radicale: abbiamo in realtà bisogno di essere scossi in qualche modo perché ci piace invece tenere le cose nascoste. Quello che si vede qui è successo veramente, solo che nessuno vuole parlarne. A me non interessa. C’è un linguaggio volgare, che credo di poter cambiare, e c’è qualcuno che rimuove il nome di Dio da una bandiera. C'è anche una bambola gonfiabile. Penso che la nuova generazione lo accetterà, i radicali invece ne rimarranno sconvolti.

Non esistono più confini per me. Sono stato rapito in passato, ho un proiettile nella gamba. L'esercito americano mi ha arrestato solo perché avevo con me una macchina fotografica. Dopo tutto questo, posso dire di non più avere paura, e ho capito che la vita è un miracolo. Sarebbe un vero peccato sprecarla preoccupandosi.

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(Tradotto dall'inglese da Rachele Manna)

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