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SAN SEBASTIAN 2022 Concorso

Frelle Petersen e Jette Søndergaard • Regista e attrice di Forever

"Alla fine devi reinventarti come famiglia, e non puoi sapere in anticipo come reagiranno gli altri membri della famiglia"

di 

- Cineuropa ha parlato con il regista danese e la sua attrice protagonista di questo film incentrato sulla lenta ricostruzione di una famiglia in lutto

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, una felice famiglia danese viene scossa dalla perdita del figlio adulto e, sebbene si tratti di un gruppo straordinariamente ben funzionante, i membri sopravvissuti - il padre (Ole Sørensen), la madre (Mette Munk Plum) e la sorella (Jette Søndergaard) -elaborano il lutto in modo diverso, il che li espone naturalmente a un dolore maggiore. Piuttosto che prendere posizione o sfruttare la tragedia per ottenere il massimo del dramma, il regista Frelle Petersen osserva attentamente la lenta, quasi impercettibile e mai completa guarigione di ciascuno dei suoi tre personaggi. Abbiamo parlato con lui e con Jette Søndergaard a San Sebastian, dove il film è stato presentato in anteprima in concorso.

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Cineuropa: Qual è stata la genesi del film?
Frelle Petersen: Conosco una famiglia che ha perso un figlio. Sono andato a una festa e stavo parlando con la madre, chiedendole come stessero. Era passato un bel po' di tempo dalla morte del figlio, forse due anni. Ho sempre chiesto come stessero e ho parlato di loro figlio. Poco dopo, la madre mi ha detto: "Grazie per avermelo sempre chiesto, lo apprezzo davvero tanto". La cosa mi ha sorpreso. Abbiamo parlato ancora un po' e mi ha raccontato che molte persone avevano paura di parlare con lei e suo marito della loro perdita, quindi prendevano le distanze. La famiglia mi ha anche rivelato di aver faticato parecchio per capire il modo di elaborare il lutto dell’altro. Così, ho iniziato a informarmi su altre famiglie che avevano subito lo stesso tipo di perdita e ho pensato che sarebbe stato interessante fare qualcosa per le persone che ci lasciano: che cosa significa per te come individuo, ma anche che cosa significa per te come famiglia. Alla fine, devi reinventarti come famiglia e non puoi sapere in anticipo come reagiranno gli altri membri della famiglia.

Com'è stato interpretare un personaggio che sta vivendo questa situazione?
Jette Søndergaard: Mi sento molto privilegiata per aver contribuito a raccontare questa storia. Non ho mai subito in prima persona una perdita del genere, quindi ho fatto affidamento alla ricerca che Frelle ha condiviso con noi, e anche noi ci siamo informati a riguardo per conto nostro. I tre personaggi reagiscono al lutto in maniera differente e noi dovevamo capire esattamente cosa stesse succedendo al nostro personaggio. La ricerca ha mostrato che ci sono tre modi distinti di elaborare il lutto, che spesso possono portare a conflitti perché, nel nostro stato di dolore, non abbiamo necessariamente quell'empatia necessaria per accettare che l'altra persona faccia qualcosa di diverso da come lo facciamo noi, perché anche noi abbiamo bisogno di essere visti e ascoltati.

Come è riuscito/a a mantenere la coerenza nello sviluppo dei personaggi durante le riprese?
F.P.: Le prime due settimane di riprese sono state dedicate a filmare tutto con la famiglia e il figlio in casa, in ordine cronologico. Credo che questo abbia aiutato molto. Abbiamo anche parlato molto prima delle riprese, e sentivo che eravamo tutti sulla stessa lunghezza d’onda.

J.S.: Un paio di giorni prima dell'inizio delle riprese, ci è stato permesso di stare tutti in casa e di passare la notte insieme, mangiando e giocando, affinché potessimo entrare in quell’atmosfera di famiglia.

Il film parla di qualcosa di orribile, ma non ci sono grandi scene drammatiche. È stata una decisione consapevole o è semplicemente così che si sono comportate le persone che ha osservato?
F.P.: Un po' entrambe le cose. Durante la ricerca, ho imparato che quando si perde una persona giovane, si è feriti a tal punto da essere semplicemente esausti. Inoltre, non mi piace creare qualcosa di drammatico al mero scopo di fare fiction. Per me è davvero molto importante provare a creare qualcosa il più vicino possibile al comportamento umano reale. Nessuna delle famiglie con cui ho parlato ha detto di aver litigato in momenti cruciali come questo. C'è una scena in cui il padre e la madre litigano, ma lui decide di scendere le scale, e non sappiamo cosa succeda laggiù: se diventa aggressivo, se esprime la sua frustrazione o se inizia a piangere. Non volevo mostrare questo, anche perché sappiamo già che sono cose inevitabili. Volevo concentrarmi maggiormente sul comportamento della famiglia prima e dopo, per togliere alcune delle scene più stereotipate che vediamo sempre nei film che trattano il lutto. In quei film, inoltre, abbiamo sempre bisogno di conoscere la causa della morte, e io non volevo nemmeno questo.

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(Tradotto dall'inglese da Rachele Manna)

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