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ARRAS 2022

Peter Monsaert • Regista di Nowhere

"Se ci prendiamo il tempo per conoscere qualcuno, le differenze saranno molto più piccole di quanto pensiamo"

di 

- Il regista belga ci parla del suo ultimo lungometraggio, che ha vinto il premio del pubblico al 23° Arras Film Festival, e del suo nuovo progetto 1989

Peter Monsaert • Regista di Nowhere
(© Filip Van Roe)

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è il terzo lungometraggio del regista belga Peter Monsaert dopo Offline [+leggi anche:
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(presentato a Toronto e nella sezione New Directors di San Sebastian del 2016). Lo abbiamo incontrato al 23° Arras Film Festival, dove il suo film ha vinto il Premio del Pubblico e dove ha anche presentato il suo nuovo progetto agli Arras Days: 1989.

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Cineuropa: Come le è venuta l'idea di questo incontro tra due personaggi che hanno perso ciascuno una persona cara, ma in modi molto diversi?
Peter Monsaert: Volevo parlare della polarizzazione nella società, del fatto che le persone non si prendono più il tempo per cercare di conoscersi. È più facile andare sui social e scontrarsi, ma se ci prendiamo il tempo per conoscere qualcuno, le nostre differenze saranno meno significative di quanto pensiamo. Il tema della famiglia è presente in tutti i miei film, come a teatro, perché, a mio avviso, la famiglia è l'essenza della vita umana: nasciamo da qualche parte e questo crea un certo legame con gli altri. Ho voluto anche cimentarmi in un film con due personaggi (ce ne sono altri, ma solo in ruoli secondari) che non hanno nulla in comune, che sono davvero diversi in apparenza. Ma, in realtà, sono molto simili: a ciascuno di loro manca qualcuno e formano un legame proprio in seguito a questa perdita.

Perché ha scelto proprio questi due protagonisti in particolare, André e Thierry?
All’epoca stavo girando un documentario sui genitori di bambini morti durante incidenti stradali. Ho parlato molto con loro e, essendo anche io un genitore, sono rimasto molto commosso e colpito dal fatto che nessuno reagisce allo stesso modo in questa circostanza: c'è chi si ritira, come il personaggio di André, e chi invece è molto aggressivo; alcune coppie si avvicinano, mentre altre annegano nel dolore e finiscono per separarsi. Il personaggio di Thierry è ispirato a un ragazzo di 18 anni che ha trascorso tutta la sua vita in affidamento, abbandonato dai genitori, e che ha dovuto lasciare il sistema di protezione dell'infanzia una volta raggiunta la maggiore età, ed è morto in una tenda a Gand pochi mesi dopo. Ho pensato che se avesse incontrato una sola persona che gli avesse prestato la giusta attenzione, il suo percorso sarebbe stato diverso. Così ho avuto i miei due personaggi. Cosa sarebbe successo una volta incontrati?

Che dire invece del ritmo del film e della necessità di prendersi il tempo necessario per tessere questo legame senza cadere in una forma di noia?
È stata una curva di apprendimento. Volevo che il film iniziasse con André da solo e che prendesse il suo tempo, ma non volevo fare un film lento e troppo "artistico". L'importante era che ci fosse una storia e che il loro incontro la portasse avanti.  Ad un certo punto, durante la fase di montaggio (con Alain Dessauvage), ero un po' preoccupato che l'inizio fosse troppo lento, così ho fatto alcuni tagli, ma non sembrava affatto lo stesso film. Quindi ci siamo presi il tempo necessario per trovare il giusto equilibrio. Il film è iniziato al buio, con poca musica e dialoghi esigui, con l’idea che i personaggi sarebbero germogliati e sbocciati pian piano come fiori: si sarebbero mossi verso la luce del giorno, il sole, il mare, Marsiglia, e nuove possibilità. Lo stesso vale per i dialoghi, con un André molto più loquace verso la fine, e per la musica, che consisteva in suoni industriali all'inizio (musica fatta con strumenti, anche se questo non è chiaro per gli spettatori perché l'abbiamo camuffato) e in leggera melodia del pianoforte alla fine. Proprio come i due personaggi che stanno per sbocciare, anche questo film ha dovuto trasformarsi da uno stile documentaristico molto serrato a un più classico film di finzione.

Di cosa parla 1989, il suo nuovo progetto che sta presentando qui ad Arras?
È una storia molto diversa dal mio lavoro abituale, perché si svolge in ambienti sociali di un certo livello. Il tema del film è la crudeltà che tutti abbiamo dentro di noi. La trama ruota attorno a una famiglia: il nonno ha fatto certe cose durante la Seconda guerra mondiale, il padre è stato coinvolto in alcuni eventi che hanno avuto luogo in Polonia nel 1989, poco prima della caduta del muro, e ora, nel 2022, la figlia (che vuole fare ancora meglio del padre), che è totalmente rappresentativa del nuovo pensiero neoliberista, acquista fabbriche senza pensare ai lavoratori. Tuttavia, riemergono alcuni fantasmi del passato, e il figlio di una donna violentata dal padre nel 1989 irrompe nelle loro vite, intenzionato a vendicarsi della famiglia. È come una specie di segnale: continua a fare come al solito, sii crudele, e un giorno ti si ritorcerà contro. La sceneggiatura è quasi ultimata, sono stati avviati finanziamenti in Belgio e ora stiamo cercando coproduttori in Francia e Polonia.

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(Tradotto dal francese da Rachele Manna)

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