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BERLINALE 2023 Panorama

Milad Alami • Regista di Opponent

"Il wrestling è uno sport con molti stereotipi maschili che volevo infrangere"

di 

- BERLINALE 2023: Abbiamo parlato con il regista svedese-iraniano del suo film che ruota attorno alla libertà e alla ricerca di un futuro migliore

Milad Alami • Regista di Opponent
(© Jason Alami)

Il regista svedese-iraniano Milad Alami presenta il suo nuovo film Opponent [+leggi anche:
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nella sezione Panorama della Berlinale di quest'anno. Abbiamo parlato con il regista dei retroscena del film, del suo legame autobiografico con la storia e del mondo del wrestling.

Cineuropa: Hai creato un'atmosfera piuttosto cupa, con un chiaro concetto visivo. Può dirci qualcosa di più sull'idea estetica che sta alla base del film?
Milad Alami: Ho pensato al film come a un film noir, con la sua estetica classica. C'è un mondo piuttosto oscuro, non si riesce a vedere l'intera immagine e c'è una persona che cerca di risolvere un mistero. Parlando con il mio direttore della fotografia, gli ho detto che volevo che fossimo noi spettatori a cercare di risolvere il mistero, anziché i personaggi. Questo è ciò che ci ha portato ad arrivare a quel linguaggio visivo. Per me era importante catturare il paesaggio innevato della Svezia settentrionale. Come persona che si è trasferita in Svezia alla fine degli anni '80, ricordo che dal momento in cui sono entrato in un centro per rifugiati, l'oscurità intorno a me mi ha dato una sensazione di disagio. Ero appena arrivato dall'Iran, dove c'erano molte persone e molto traffico. Inoltre, volevo catturare la vita di un rifugiato che sta solo aspettando. Ho usato tagli netti e inquadrature molto lunghe per ottenere una certa dinamica che potesse trasmettere questo stato.

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Poi c'è tutto il mondo del wrestling, che volevo mostrare in modo molto bello e sensuale. Ci siamo concentrati sui corpi maschili: è lì che il personaggio vuole stare, perché c'è sollievo. Può concentrarsi su altre cose. La macchina da presa si muove più lentamente ed è più intima. Infine, per quanto riguarda la loro casa, si tratta di una casa molto tipica di Teheran. Volevo mostrarla in modo realistico e il ritmo è molto più lento.

Perché hai scelto il wrestling come tema?
Non ho un legame particolare con esso, ma si dà il caso che significhi molte cose. La storia, per me, si svolge a un livello più profondo, perché riguarda la libertà e la sua mancanza. Cosa succede quando si passa da una società non libera a una libera? È possibile raggiungere una libertà interiore? Il wrestling nasce da questo. Questo sport è uno sport molto iraniano; è il più grande sport del Paese. È quasi un simbolo nazionale: due persone che combattono l'una contro l'altra su un ring. Il wrestling è uno sport a cui sono legate molte idee maschili stereotipate, che volevo infrangere completamente. Simboleggia i due mondi che si scontrano all'interno del personaggio. Insieme al mio produttore, abbiamo fatto molte ricerche in merito: abbiamo visitato diversi club di wrestling e siamo andati alle gare. Avevamo un lottatore che ci ha aiutato con la coreografia e gli attori si sono preparati molto.

Perché hai voluto Payman Maadi per il ruolo principale?
È uno dei più grandi attori iraniani. Lo conosco per i film che ha fatto con Asghar Farhadi e mi piace molto. Ha letto il copione e gli è piaciuto. Non conosceva il wrestling, ma lo ha imparato insieme ad alcuni attori svedesi. Ha una forte presenza e vita interiore.

Hai già detto che il film contiene alcune tue esperienze personali. Puoi dirci qualcosa di più sulle componenti autobiografiche del film?
Sono arrivato in Svezia quando avevo sei anni. Sono cresciuto nel nord del Paese. Sono stato accolto in un centro per rifugiati molto vicino al luogo in cui abbiamo girato il film. Ci è voluto molto tempo per trovare il posto giusto per le riprese, perché doveva sembrare reale; non potevo mentire. Conoscevo bene la vita di attesa e l'essere un rifugiato al freddo. Sapevo come ci si sente a stare in un posto con molte altre persone e ad aspettare che la propria vita inizi. Per me è stato facile accedere a questa memoria. Tutte le comparse del film sono veri rifugiati e le loro idee sono confluite nella sceneggiatura.

Durante le riprese è successa una cosa assurda: una donna anziana si è avvicinata e mi ha detto di essere stata la mia prima insegnante di svedese. Aveva un disegno di me e mio fratello. È stata una sensazione davvero strana, ma ha chiuso il cerchio. È stato tutto molto intenso.

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(Tradotto dall'inglese da Alessandro Luchetti)

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