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Francia / Germania

Jean-Paul Salomé • Regista di La verità secondo Maureen K.

“È chiaro che il soggetto disturba”

di 

- Il regista francese ci parla del suo thriller politico e psicologico sulla storia vera ed edificante di una informatrice al centro dei misteri del potere dell'industria nucleare

Jean-Paul Salomé  • Regista di La verità secondo Maureen K.

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. Questa coproduzione franco-tedesca ispirata a fatti realmente accaduti e incentrata su un'informatrice operante nel settore nucleare che pagherà a caro prezzo il suo impegno sociale, esce nelle sale francesi il 1° marzo da Le Pacte.

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Cineuropa: Come si è imbattuto nella storia vera di La verità secondo Maureen K.?
Jean-Paul Salomé:
Tramite un tweet che annunciava l'uscita del libro di Caroline Michel-Aguirre. Mi ha incuriosito e mi ha spinto a chiamare l'autrice. Ho letto il libro e mi sono detto: wow, qui c'è un film da fare, una storia da raccontare.

Che cosa l’ha interessata di più: la figura dell’informatrice o il fatto che venga schiacciata dal sistema?
Entrambe le cose. Andava oltre una tradizionale storia di informatori. Tutti gli informatori hanno problemi, non è un percorso lastricato di petali di rosa, ma quello di Maureen Kearney era particolarmente spinoso. Raramente avevo visto una via crucis così brutale, sfociata in un attacco estremamente violento, sia fisicamente che psicologicamente. Era diverso e, dal punto di vista cinematografico, significava che il film avrebbe dovuto diramarsi a un certo punto. Si parte con i toni del thriller politico, poi, dato che c'è un attacco di estrema violenza che sconvolge il personaggio e gli cambia la vita, si passa a un thriller psicologico e al ritratto di questa donna. Ho pensato che fosse un movimento interessante e piuttosto nuovo nel cinema.

L'industria nucleare è un settore alquanto delicato, intrecciato con gli affari di Stato. Lei ha subito delle pressioni?
Sapevamo fin dall'inizio che non avremmo girato nelle centrali elettriche francesi e che non avremmo avuto il supporto di EDF per raccontare questa storia, dato il ruolo che l'azienda ha nella storia vera. Abbiamo girato in centrali elettriche a carbone in Germania che abbiamo ridigitalizzato per renderle perfettamente nucleari. Sì, ci sono state delle pressioni, in particolare da parte dei finanziamenti regionali che di solito avevo e che questa volta non ho avuto. Non da una singola regione! È una cosa piuttosto rara; non bisogna essere paranoici, ma è un po' strano. Probabilmente i rappresentanti politici dei comitati non hanno voluto essere coinvolti in questa faccenda. Ma ce l’abbiamo fatta lo stesso, in altri modi. Bertrand Faivre (Le Bureau) ha trovato una coproduzione in Germania, che ci ha permesso di chiudere il finanziamento. Non è grave, l'importante è che il film esista, ma è chiaro che il soggetto disturba.

La dimensione femminista è importante perché la sindacalista è sotto una pressione ancora maggiore per il fatto che è una donna in un mondo di potere maschile.
Vive tutto questo perché è una donna, ma anche perché era di un ceto sociale diverso. Si muoveva in mezzo a tutti questi uomini di potere che spesso avevano frequentato le stesse scuole (ENA, Polytechnique, Les Mines, ecc.), ma non faceva parte di questo mondo. Maureen Kearney pensava di farne parte perché lavoravano insieme, perché all'epoca la pace sociale ad Areva era importante e lei poteva ottenerla, e perché l'energia nucleare doveva funzionare. Ma il giorno in cui ha oltrepassato i limiti, questo ambiente le ha ricordato che non faceva parte di questo mondo. Penso che a un certo punto debba essersi sentita intoccabile, e lo ha pagato caro. L'ho trovato interessante: una persona vicina al potere, che non bramava per il potere, ma che pensava, attraverso il suo modo di essere, di essere intoccabile. Ma non lo era, a causa di queste differenze sociali e del fatto che è una donna in un mondo di uomini.

L'atmosfera da thriller politico del film, che a prima vista si potrebbe associare alla tradizione americana, è esistita a un certo punto anche nel cinema francese.
Sì, ci sono film di Costa-Gavras e Yves Boisset. Tuttavia, è andata perduta. Il cinema americano ha sempre perpetuato questa tradizione, con Il caso Spotlight per esempio, ma nel cinema francese gli esempi recenti sono molto più rari. Penso ci sia riluttanza, e anche difficoltà di finanziamento: la gente vuole le commedie e ci diciamo che anche i francesi le vogliono. È un po' un peccato. Quindi, quando mi è venuto in mente questo argomento, ero piuttosto entusiasta di seguire le orme di illustri predecessori.

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(Tradotto dal francese)

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