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BERLINALE 2023 Berlinale Special

Nenad Cicin-Sain e Bill Carter • Regista e sceneggiatore di Kiss the Future

La vita è bella è stato un tema e un'ispirazione creativa per noi, poiché mette il meglio dell'umanità accanto al peggio"

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- BERLINALE 2023: I due registi ci parlano del documentario sulle persone che hanno fatto di tutto per sopravvivere in una Sarajevo assediata e della musica che li ha aiutati a farlo

Nenad Cicin-Sain e Bill Carter  • Regista e sceneggiatore di Kiss the Future
Bill Carter (sinistra) e Nenad Cicin-Sain (© Cineuropa/fadege.it)

Cineuropa ha incontrato Nenad Cicin-Sain e Bill Carter, il duo creativo che ha realizzato Kiss the Future [+leggi anche:
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, documentario proiettato a Berlino che racconta di persone che cercano di sopravvivere in una Sarajevo assediata durante la guerra di Bosnia e della musica che li ha aiutati a farlo. La coppia di registi parla anche dell'etica che sta dietro l’aiuto alle persone durante una crisi umanitaria.

Cineuropa: Nel vostro film ci sono molte voci e prospettive diverse. Avete parlato con i sopravvissuti all'assedio, con musicisti e politici, e avete aggiunto anche filmati d'archivio.
Nenad Cicin-Sain: Vengo da quella regione, ho vissuto quella parte della guerra e volevo raccontare la storia dal punto di vista dei bosniaci, anche se non vengo dalla Bosnia. Sapevo del concerto degli U2 e ho pensato di celebrare l'umanità e le difficoltà che le persone hanno attraversato, in modo che ai potesse capire cosa è successo lì. Bill e io abbiamo iniziato a lavorarci: c'era la sua storia straordinaria e poi il difficile processo di coinvolgimento degli U2. Si fidavano di Bill e Matt [Damon], ma erano cauti: volevano che il film fosse sui bosniaci, non su di loro. Se avessi voluto fare un film concerto sugli U2, non l'avrebbero fatto.

Abbiamo iniziato a lavorare con Bill e La vita è bella di Roberto Benigni è diventato un tema per entrambi e una fonte di ispirazione creativa: mettere il meglio dell'umanità accanto al peggio. Il nostro obiettivo era quello di mostrare con la massima chiarezza possibile come fosse questo momento storico, attraverso molti punti di vista diversi, e questo è diventato una struttura narrativa per la sceneggiatura che Bill ha scritto.

Bill Carter: Un'altra cosa importante per noi era che non volevamo spiegare troppo le cose. Volevamo che lo spettatore trovasse la sua strada attraverso [la storia].

Com'è stato per lei tornare a quel periodo della sua vita?
B.C.: È sempre difficile farlo per chiunque di noi. Sono miei amici, quindi ho dovuto spiegare le nostre intenzioni, e una volta che si sono fidati di noi, l'hanno fatto. Erano aperti, ma non era facile per loro parlare di quei tempi. La cosa importante era che Nenad era in questa posizione unica, essendo originario della regione ma non avendola vissuta negli anni. Così ha potuto fare loro domande in modo molto "innocente". Io avevo alcuni piccoli dettagli da domandare a qualcuno in particolare, ma dovevano essere chiesti da qualcuno in grado di tirare fuori quei dettagli.

Oggi è più facile o più difficile attirare l'attenzione su una causa?
N.C-S.: È più difficile. Bill non era un giornalista e ha falsificato la documentazione per poter fare un'intervista alla più grande rockstar del mondo. Dopo che abbiamo finito il film, Christiane Amanpour [la corrispondente di guerra] mi ha detto: "Ascolta, non molte persone hanno fatto qualcosa. Ma se hai fatto qualcosa, se il tuo intento era quello di aiutare e se ti sei messo in gioco per andare a fare qualcosa, come puoi giudicarlo?". Penso che sia doloroso essere giudicati per aver voluto dare una mano. Ed è triste che questo tipo di intento passi attraverso la lente del "Oh, si trattava di te, non di loro".

È un'importante questione etica quella di distinguere le persone che volevano davvero aiutare dai "turisti di guerra", come li chiamate nel film.
B.C.: L'abbiamo inserito di proposito. Perché [i bosniaci] erano molto attenti a chi facevano entrare: alcune persone venivano per due settimane e poi se ne andavano.

Non si sono assunti la responsabilità delle loro azioni o delle persone che dicevano di voler aiutare.
B.C.: C'è un detto nell'Africa meridionale, quando due persone si incontrano. Uno dice: "Ti vedo" e l'altro dice: "Sono qui". A volte, quando si va in un posto come Sarajevo durante la guerra, le persone vogliono essere viste e ascoltate. Quando si guarda e si ascolta, si può sentire davvero ciò di cui hanno bisogno.

N.C-S. (rivolto a Bill): Permettimi una domanda: ora, sapendo col senno di poi tutto quello che è successo, la versione adulta di te avrebbe fatto quello che hai fatto, nel modo in cui l'hai fatto, o avresti fatto qualcosa di diverso?

B.C.: Non credo. Forse non ci sarei andato, perché ho dei figli. Questo è il principale ostacolo  all’andare da qualche parte. Ma non avrei fatto nulla di diverso, perché sono fatto così.

(Tradotto dall'inglese)

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