Nacho A. Villar e Luis Rojo • Registi di La mala familia
“Si richiedono rappresentazioni più oneste e vicine della realtà”
- Il duo di registi è stato acclamato in festival come quelli di Siviglia e Rotterdam per il loro documentario su un gruppo di amici i cui destini sono segnati da un alterco

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intervista: Nacho A. Villar e Luis Rojo
scheda film] racconta, in due epoche diverse, ciò che accade a un gruppo di amici dopo che una lite li porta in tribunale: questa storia influenza il loro destino e, soprattutto, il loro senso di fratellanza. Poco prima della sua uscita nelle sale spagnole, prevista da Elamedia per il 5 maggio, il lungometraggio diretto da Nacho A. Villar e Luis Rojo, del collettivo BRBR, è stato presentato nella sezione Panorama España del 22mo Festival internazionale del cinema di Las Palmas de Gran Canaria, dove li abbiamo incontrati.
Cineuropa: Che calorosa accoglienza e che dibattito coinvolgente c'è stato qui dopo la proiezione del vostro film! Perché pensate che abbia avuto così tanto successo tra il pubblico?
Nacho A. Villar: Siamo un po' sopraffatti, soprattutto perché avevamo tantissimi dubbi su come concludere il film e su come il pubblico lo avrebbe accolto. Inoltre, diamo sempre per scontato il peggio, e alla fine tutto quello che poteva andare bene è andato bene, cosa inaudita nella nostra carriera, e lo troviamo semplicemente incredibile. Ci deve essere stata una componente di fortuna, e deve essersi combinata con una serie di cose che il pubblico voleva vedere.
Quali?
N.A.V.: Viviamo in un'epoca di post-verità, in cui si decide cosa è vero e cosa è falso. Persone provenienti da luoghi diversi, in modi diversi, chiedono rappresentazioni [della realtà] più oneste e più in linea con ciò che vogliono raccontare, come la rappresentazione di qualcuno che ha realmente vissuto ciò che sta raccontando.
È stato anche selezionato più volte: è un film da festival che riesce a entrare in contatto con le persone?
Luis Rojo: È stato realizzato con l'obiettivo di comunicare e raggiungere tutti, affinché le persone possano goderselo. È stato girato per entrare in contatto con identità diverse e con tutti. Credo che, in questo contesto, proprio per questo momento di ricerca di un certo senso della realtà e di capacità di comprendere le cose con onestà, sia un film che si inserisce in ciò che molti festival stanno attualmente cercando.
N.A.V.: È un film da festival perché è formalmente attraente, audace e cinematografico. Funzionerà nei festival perché crea ricchezza all'interno di un programma in cui possiamo discutere di cosa sia il cinema, di come sia categorizzato in generi e così via. Ma allo stesso tempo, come dice Luis, mira a raggiungere ogni tipo di persona: dallo spettatore cinefilo in cerca di nuovi modi di intendere il cinema ai ragazzi del nostro quartiere, che lo apprezzano e lo sentono loro. A Siviglia, l'abbiamo proiettato per gli studenti delle scuole superiori del quartiere e, dalle loro domande, abbiamo percepito come avesse risuonato in loro. È stato un sollievo vedere che anche persone al di fuori di noi l'hanno accolto in quel modo, e questo ci ha fatto capire che eravamo riusciti a renderlo mainstream.
Si connette con le persone anche attraverso l'uso di un linguaggio visivo contemporaneo, come l'uso dei cellulari.
N.A.V.: Come rappresentare la realtà? Avremmo potuto scegliere di ricreare determinati momenti, ma abbiamo deciso di usare forme che contenessero quella realtà: per questo abbiamo utilizzato un gruppo WhatsApp che abbiamo con i ragazzi, dove ci inviamo video dal lavoro o da casa.
Da quale quartiere provengono i protagonisti di La mala familia?
L.R.: Madrid Sud.
N.A.V.: Il punto d'incontro è intorno a Legazpi: veniamo da Usera, Carabanchel, Vallecas... Legazpi era un tempo un centro di vita latinoamericana ed era lì che andavamo a far festa.
Siete un collettivo chiamato BRBR. Cosa avete fatto prima?
L.R.: Abbiamo iniziato nella scena musicale urbana a Madrid, e ci siamo avvicinati alla telecamera con il desiderio di filmare in modo molto ravvicinato, in modo molto diretto. In seguito, abbiamo iniziato a fare progetti più grandi, sempre con una visione che andava oltre la semplice collocazione delle immagini in un video musicale di un rapper, cercando di adottare uno sguardo più ampio, e da lì abbiamo acquisito forza e follower. È un modo di capire come fare cinema e creare una sensibilità condivisa.
N.A.V.: Ciò che ci ha uniti è stato il desiderio di avvicinarci al mondo del cinema, raccontando piccole storie attraverso i nostri video musicali.
Per concludere, vorrei farvi la domanda che viene solitamente posta alle coppie di registi, dai fratelli Coen ai fratelli Taviani ai Dardenne. Come vi dividete i compiti durante le riprese e la (post)produzione?
N.A.V.: Preferiamo non dividerci. Per noi, la co-regia è la somma dei nostri punti di forza; possiamo contare l'uno sull'altro, ci conosciamo bene e parliamo molto dietro le quinte. Abbiamo 32 anni, ci siamo conosciuti a Madrid e, anche se Luis ora vive a Londra e io a Tenerife, lavoriamo insieme ogni giorno in videochiamata.
(Tradotto dallo spagnolo)
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