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CANNES 2023 Concorso

Catherine Corsini • Regista di Le Retour

"Volevo fare un film con volti che si vedono poco al cinema mentre invece sono molto presenti nella nostra società"

di 

- CANNES 2023: Sole, Corsica, emozioni estive, segreto di famiglia: la cineasta francese decifra il suo nuovo film, in corsa per la Palma d'oro

Catherine Corsini  • Regista di Le Retour

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scheda film
]
, in concorso al 76° Festival di Cannes.

Cineuropa: Le Retour è incentrato su una madre e le sue due figlie, di 15 e 18 anni. Cosa l’ha spinta a interessarsi in modo particolare ai giovani di oggi?
Catherine Corsini: Volevo dar loro la parola perché ho la sensazione che oggi ci sia una gioventù molto sensibile a tutto ciò che sta accadendo e che forse è in un momento di grande solitudine rispetto ai genitori. Come molti movimenti giovanili, ogni epoca ha la sua particolarità ed è per questo che ho lavorato con una giovane sceneggiatrice (Naïla Guiguet). C'è diversità culturale, si sono fatti progressi sui diritti LGBT dai matrimoni gay e il MeToo, c’è molta trasformazione. Volevo anche che questa gioventù fosse il riflesso di ciò che succede oggi in una famiglia quando c'è da una parte una fuoriclasse mentre l'altra sorella dice a se stessa che non ce la farà, quindi in una posizione di ribellione. C'è anche qualcosa di ancestrale nella giovinezza: il risveglio dei sensi e le prime emozioni amorose, solo che la tavolozza è molto più ampia, e allo stesso tempo ci sono sempre questioni di territorio, identità, che incidono sulla società e in modo forse più acuto, perché sono meno nascoste, perché siamo più consapevoli delle cose e possiamo parlarne di più. Infine, volevo mostrare anche un ritratto caleidoscopico di giovani borghesi che vanno in vacanza, che hanno le loro abitudini, e di una gioventù per cui vedere il mare è ancora qualcosa di eccezionale. Ma volevo anche fare un film con volti nuovi che vediamo troppo poco nel cinema francese, mentre invece sono estremamente presenti nella nostra società.

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Perché ha mescolato tutto questo con un aspetto più personale legato alla Corsica e all'assenza del padre?
Volevo un terreno che mi fosse familiare, che qualcosa di me venisse espresso come ogni volta che faccio un film. Effettivamente, c'è una storia personale di ritorno in un luogo da cui, da bambina, sono stata allontanata. Mio padre è morto quando ero molto giovane, ho vissuto con mia madre e da parte sua, non elogiava la Corsica, ma piuttosto temeva che i corsi mi portassero via. La mia famiglia corsa mi veniva mostrata come qualcosa di malvagio, opprimente, ecc. Quindi mi ci sono voluti molti anni per tornare in Corsica e piangere questo padre perché alla fine, come dice Jessica nel film, quando non hai ricordi, è molto più difficile dimenticare. Non avevo ricordi di mio padre, solo foto, ed era difficile dimenticare, non fantasticare, non immaginare le cose. Il film parla anche di questo: di tracce, di famiglie che non dicono tutta la verità, che dicono mezze bugie o che vogliono proteggere i figli e alla fine non trasmettono loro una verità chiara, e questo crea una mancanza, un falla, una ferita che fa sempre più fatica a chiudersi nel tempo.

Come ha lavorato sulle tre traiettorie intimiste, della madre e delle due sorelle insieme e separatamente, mantenendo un minimo di suspense?
È un film estivo, un film in cui ciascuna delle tre donne trova la propria sessualità, qualcosa in relazione al proprio desiderio. Quindi per ognuna di loro c'era questa ricerca, il tempo di un'estate, il tempo per Farah (Esther Gohourou) e Jessica (Suzy Bemba) delle loro prime emozioni, dei loro primi amori o comunque dei loro primi tentativi che sono completamente diversi. E per mamma Kheididja (Aïssatou Diallo Sagna), in questo ritorno c'è il passato che torna e una sorta di riconciliazione che passa anche attraverso il corpo. Kheididja porta le sue figlie in Corsica, quindi sta già inconsapevolmente lasciando andare qualcosa: sa che sta correndo il rischio che le sue figlie vogliano saperne un po' di più. Il film segue questi tre destini, queste tre storie che troveranno il loro modo di essere indipendenti, ma che alla fine arriveranno a una pacificazione, qualcosa di più conclusivo, più forte, più pungente.

(Tradotto dal francese)

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