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VENEZIA 2023 Concorso

Timm Kröger • Regista di The Universal Theory

“Sogno nel modo in cui il cinema classico ci ha insegnato a farlo”

di 

- VENEZIA 2023: Invece di esporre la teoria del tutto del titolo, il regista tedesco opta per il mistero

Timm Kröger  • Regista di The Universal Theory

Nel 1962, Johannes (interpretato da Jan Bülow) si reca a un congresso di fisica nelle Alpi svizzere, dove un altro scienziato è pronto a svelare una nuova teoria sulla meccanica quantistica. Tuttavia, ben presto si scatena un'indagine e la misteriosa Karin sembra essere l'unica a conoscere i segreti di questo luogo enigmatico. Il regista tedesco Timm Kröger presenta il suo film in concorso a Venezia, intitolato The Universal Theory [+leggi anche:
recensione
trailer
intervista: Timm Kröger
scheda film
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Cineuropa: Non fai riferimento solo a film classici, The Universal Theory sembra veramente appartenere a quel genere.
Timm Kröger: La cosa divertente è che non l'abbiamo pianificato in questo modo. Mentre lavoravo con il mio direttore della fotografia, Roland Stuprich, gli ho mostrato alcuni film di Orson Welles, Truffaut e Helmut Käutner. Dopodiché ci siamo affidati a questo ricordo condiviso di quello che era il cinema di una volta.

Non ho mai voluto che fosse una collezione di riferimenti ingegnosi alla Tarantino, non è quello che sono. Ci sono elementi ironici, ma la tonalità di questo film è molto più seria. A volte sembra un thriller alla Hitchcock, anche se non è così. È più un noir, anche se non l'ho mai trattato come un unico genere. Ho mischiato un sacco di cose.

È interessante che quest'uomo, così dedito ai numeri e ai fatti, si imbatta in qualcosa che non riesce a capire. È una storia sull'ignoto, come Picnic ad Hanging Rock.
Lo sceneggiatore Roderick Warich e io abbiamo sempre apprezzato il cinema metafisico. Si tratta di una domanda senza risposta: ci sono ragioni divine per le cose che ci accadono, o viviamo semplicemente in un universo caotico e indifferente? Abbiamo già sentito parlare della "teoria del tutto": gli scienziati la cercano da secoli. Abbiamo visto film su matematici geniali: Il genio dei numeri, Will Hunting - Genio ribelle... Ho voluto prendere spunto da questi film per avere un protagonista che fosse allo stesso tempo un genio e un idiota [ride]. Dovete farvi un'idea vostra su di lui, perché il film non lo fa mai. Anzi, manca il momento in cui sarebbe potuto diventare un genio. È la storia di molte biografie, credo. Il mondo è pieno di mezzi geni che non ce l'hanno fatta.

Abbiamo parlato di questa storia ricca di spunti, e mi viene in mente anche il lavoro di Thomas Mann, soprattutto per il luogo in cui è ambientata. Perché hai scelto questa ambientazione?
La montagna incantata è il modello archetipico di questa storia. Ci sono tutti questi intellettuali che si godono una cena raffinata tra le montagne svizzere. Volevo anche fare un film sugli anni sessanta e doveva essere in bianco e nero. Doveva essere sulle montagne svizzere con fisici tedeschi che vanno a sciare. Quest'idea mi è venuta in un paio di secondi dopo aver girato il mio ultimo film, che parlava di musica e di misticismo della natura tedesca. L'ho sognato così. Sogno nel modo in cui il cinema classico ci ha insegnato.

È ambientato negli anni sessanta, perciò - come si vede in una scena - non tardano a sottolineare i loro peccati del passato. Si sente ancora l'odore della guerra.
La storia della mia famiglia non è molto interessante, ma mi piaceva ascoltare i racconti di mio padre su quel periodo. Ho un legame con la storia tedesca del dopoguerra, piena di segreti e di cose di cui non si parla. C'erano molti fantasmi in giro in quel periodo. Questo film parla della storia tedesca, anche se non è la trama principale. Volevo che fosse strano e bizzarro, divertente e da incubo allo stesso tempo.

Hai detto che "doveva" essere in bianco e nero, il sogno di ogni direttore della fotografia. Avete però cercato di dargli un aspetto originale?
Dal punto di vista stilistico, dovevamo rifarci agli anni quaranta e cinquanta, soprattutto per quanto riguarda l'illuminazione, per poi far sì che il film diventasse un po' più moderno e più adulto. C'è qualcosa nel modo in cui si illuminavano i film all'epoca: c'è un'incredibile ingenuità, e suppongo che si possa tradurre anche nella musica. Sembra che ci sia voluta un'attenta pianificazione, ma noi siamo arrivati sul set e l'abbiamo semplicemente realizzato. Lo stile del film è ostentatamente drammatico, ma volevo che a volte cadesse a pezzi.

La consideri una storia incentrata sull'ossessione? Johannes cerca la verità, ma quando incontra Karin inizia a seguire lei.
Sì. Immagino che sia molto all'antica: sostituisce la ricerca di questa misteriosa verità sull'universo con una ricerca di una donna che continua a sfuggirgli. È un tipico esempio di psicologia maschile infantile. Volevo abbracciare questo concetto e prenderlo in giro. A volte mi sono divertito a guardare le cose dalla prospettiva di Karin. Quando lo fai, è come guardare un film completamente diverso.

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(Tradotto dall'inglese da Alessandro Luchetti)

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