Pietro Castellitto • Regista di Enea
“La vita ha più di un genere”
di Marta Bałaga
- VENEZIA 2023: L'attore e regista italiano ci presenta un uomo che vuole solo sentirsi vivo, nel suo "gangster movie senza parti da gangster"
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scheda film] in concorso ufficiale alla Mostra di Venezia - in cui interpreta anche il protagonista, accanto a Giorgio Quarzo Guarascio e a suo padre, Sergio Castellitto. Nel suo "gangster movie senza gangster", come lo definisce lui stesso, due amici cercano di avere tutto - soldi, emozioni e forse anche amore - ma il loro mondo comincia a mostrare le prime crepe.
Cineuropa: Enea è una storia di famiglia, d'amore e di crimine. Sembra che questa volta non abbia voluto limitarsi?
Pietro Castellitto: Credo che un film sia sempre un'imitazione della vita, e la vita ha più di un genere. Può essere comica, ma anche drammatica. I film devono essere lo stesso. Quando segui un personaggio, e questa volta ne ho parecchi, devi seguire il suo ritmo. È naturale che alla fine vadano in direzioni molto diverse. Ma l'atmosfera è sempre la cosa più importante. È la "gabbia" in cui tenere tutti i personaggi. Se l'ambiente è credibile, il pubblico accetterà tutto il resto. Crederà che una palma possa crollare su un edificio di vetro, per esempio.
È un bene che abbia menzionato l'incidente della palma, perché ci sono molti eventi strani nel film. Non ci soffermeremo nemmeno sulla sottotrama che vede uno chef avvicinarsi troppo a un salmone.
Ricordo che Lars von Trier una volta ha detto che se c'è una cosa che ha imparato alla scuola di cinema è che senza ironia non ci sono film.
Se lo dice Lars von Trier, allora deve essere vero.
Lo penso anch’io. È un genio [ride]! L'ironia è un ingrediente essenziale, anche nella nostra vita quotidiana. Anche le persone che non sono ironiche, che non hanno senso dell'umorismo, si trovano in situazioni ironiche. È la nostra condizione umana. Cerchiamo di fare un passo e cadiamo.
Enea è un po' un giocatore e sostiene addirittura che uno come lui "nasce una volta ogni 100 anni". Perché ha voluto interpretarlo lei stesso?
Mi piace recitare. Ho scritto questo film e quando scrivi continui a ripetere tutte le battute. Mi piaceva molto. Vive in un mondo molto corrotto, ma il suo desiderio è di rimanere incorrotto. L'idea di affidare a qualcun altro questo personaggio non era accettabile per me. Sentivo che, scegliendo qualcun altro, avrei in qualche modo fatto un torto a lui. Lo amo e non lo giudico.
Lei non giudica nessuno. Piuttosto, nel film si mostra quanto tutti siano soli.
Nella vita reale, i nostri valori dipendono spesso dai nostri rispettivi percorsi, da ciò che si è dovuto fare per arrivare a quel punto. A volte, i valori sono influenzati dall'epoca in cui si è nati. Credo che l'integrità di una persona sia composta da tutti questi elementi diversi. Tutti condividono il desiderio di essere vivi. Quando si è giovani, significa incontrare quante più persone possibile, fare esperienze, creare ricordi e inseguire i propri obiettivi. Quando si è più anziani, e si hanno già tutti questi anni alle spalle, è necessario trovare modi diversi. Molto spesso, significa resettare le cose e ricominciare praticamente da zero.
In Enea, quando si fa festa, si fa festa grande. Quando si baciano, volano. Tutto ciò che fanno sembra un po' "extra". Voleva che questo film, che in realtà appare sorprendentemente patinato, sembrasse larger than life?
Penso che un film debba essere simbolico. In questo modo si possono amplificare ed esaltare certe cose. Tutto dipende dalla storia, ovviamente, ma qui volevo mostrare questo desiderio di potere, di bellezza, di giovinezza. Doveva sembrare grande. Sono stato fortunato perché ho trovato produttori che condividevano questo punto di vista e mi hanno permesso di fare il tipo di film che volevo, rimanendo indipendente. Posso dire che sembra molto più costoso di quanto non sia in realtà.
(Tradotto dall'inglese)
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