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VENEZIA 2023 Concorso

Małgorzata Szumowska, Michał Englert • Registi di Woman of

“Speriamo che questo film possa cambiare qualcosa”

di 

- VENEZIA 2023: La storica coppia di registi polacchi ha spiegato come ha condotto le ricerche per questo film su una donna trans in una piccola e ostile città

Małgorzata Szumowska, Michał Englert  • Registi di Woman of
(© No-Mad Films)

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racconta la storia di Aniela (interpretata da Małgorzata Hajewska-Krzysztofik) tra il 1980 e il 2022, concentrandosi sulla sua esperienza come donna transgender in una piccola città ostile. Nonostante le difficoltà, Aniela può contare sul sostegno, conquistato con molta fatica, della moglie Iza (interpretata da Joanna Kulig). I registi Małgorzata Szumowska e Michał Englert hanno discusso della loro responsabilità e della missione nel portare avanti questo progetto, il cui risultato finale è stato presentato in concorso a Venezia.

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Cineuropa: Lavorate insieme da una vita. Come è stato per Woman of?
Michał Englert: Credo che fossimo consapevoli della responsabilità che ci stavamo assumendo. Per questo abbiamo fatto delle ricerche molto accurate, che ci hanno dato l'opportunità di incontrare molte persone LGBTQ meravigliose, che sono state così gentili da condividere le loro storie. Stavamo imparando e man mano formando.

Małgorzata Szumowska: Credo che ogni volta che portiamo i nostri personaggi principali sullo schermo siamo molto sinceri. Anche se questa volta è stata un'esperienza molto speciale perché siamo consapevoli della difficile situazione della comunità transgender in Polonia. Sapevamo che il nostro film, pur senza essere militante o invadente, avrebbe affrontato una questione estremamente importante: la necessità di cambiamenti, sia nella vita di tutti i giorni che nell’integrazione sociale e nelle leggi del nostro Paese. Sapevamo che raccontare una storia così intima con delicatezza e responsabilità sarebbe stata una sfida. Speriamo che il nostro film possa effettivamente contribuire a cambiare qualcosa.

Woman of è discreto, ma anche rivoluzionario. Come avete intrecciato questi due elementi per raggiungere un equilibrio perfetto?
M.S.: Era il nostro obiettivo. Ma come persone cis, non volevamo fare un film violento o ritrarre solo l'odio, o vittimizzare le persone trans. Non vogliamo farlo. Inoltre, [i consulenti] ci hanno chiesto di non farlo, ed è per questo che abbiamo scelto il genere del melodramma, una storia d'amore in forma delicata. Inoltre, abbiamo cercato di raccontare la storia da entrambi i lati, per mostrare anche la prospettiva della famiglia, della moglie, dei genitori e dei figli. E sì, credo che sia rivoluzionario, perché non c'è nulla di simile nella nostra parte d'Europa, e in particolare in Polonia. Nel film c'erano più di 100 persone trans, e alcune di loro interpretavano anche parti cis.

La relazione tra Aniela e Iza sembra deteriorarsi prima di evolversi. Come avete costruito la storia d'amore per ottenere un risultato così plausibile e poetico?
M.E.: Abbiamo fatto molte ricerche; abbiamo avuto modo di incontrare questo tipo di coppie, che hanno attraversato diverse fasi della loro relazione, in cui entrambe le parti avevano bisogno di tempo per adattarsi al nuovo status quo. Questa constatazione è stata per noi molto toccante: alla fine, l'amore supera tutti gli ostacoli lungo il percorso.

Nell'opinione pubblica e nel cinema, i corpi trans sono trattati in modo sensazionale o un po' come un terreno di battaglia. Avete avuto qualche spunto su come presentare il corpo di Aniela?
M.E.: La ricerca della bellezza, piuttosto che della controversia. Quindi cercavamo un tipo di narrazione e un modo di filmare che non fossero troppo aggressivi. Naturalmente è stato difficile perché volevamo evitare di usare elementi artificiali e protesi. Abbiamo rispettato questo film al punto da lasciare che ci raccontasse il processo di invecchiamento, che al giorno d'oggi troviamo molto bello e raro.

Mostrare la vita di Aniela nell'arco di 40 anni è collegato alla transizione politica della Polonia?
M.S.: Sì, certo, è la nostra vita, gli anni settanta, ottanta e novanta. Siamo i figli della transizione. Il Partito Comunista è caduto quando avevo 16 anni, e ce lo ricordiamo molto bene. Quindi ho avuto questa sensazione: volevamo mostrare questi momenti della storia della Polonia sullo sfondo per dimostrare la trasformazione, la transizione del Paese e il passaggio verso una nuova legge. Ciò avrebbe potuto essere una potenziale via verso la libertà, ma in realtà, alla fine, non c'è libertà per le persone LGBTQ in Polonia.

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(Tradotto dall'inglese da Alessandro Luchetti)

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