email print share on Facebook share on Twitter share on LinkedIn share on reddit pin on Pinterest

TORONTO 2023 Platform

Héléna Klotz • Regista di La Vénus d’argent

"Qual è l'alternativa per i giovani di oggi?

di 

- La regista francese spiega i meccanismi interni di un personaggio molto singolare e di un thriller intimo su una donna ambiziosa che passa da una caserma della polizia al quartiere degli affari

Héléna Klotz • Regista di La Vénus d’argent
(© Carole Bethuel)

La Vénus d’argent [+leggi anche:
recensione
trailer
intervista: Héléna Klotz
scheda film
]
, presentato al concorso Platform del 48mo Festival di Toronto, è il secondo lungometraggio di Héléna Klotz dopo L'Âge atomique [+leggi anche:
recensione
trailer
intervista: Héléna Klotz
scheda film
]
(Panorama della Berlinale 2012 e premio Jean Vigo).

Cineuropa: Come è nato il personaggio di Jeanne Francoeur, la figlia di questo poliziotto che cerca di entrare nel mondo del trading?
Héléna Klotz:
Il punto di partenza della sceneggiatura è stata un'idea di spazi. Volevo lavorare su due mitologie contemporanee: le torri della caserma della gendarmeria e quelle del quartiere degli affari La Défense. Due società di controllo dalle quali mi sono chiesta come un personaggio intrappolato avrebbe potuto fuggire: qual è l'alternativa per i giovani di oggi? Prima di pensare a un personaggio, ho innanzitutto indagato a fondo su cosa volevo dire di quel mondo. Poi, mi sono sempre piaciuti i romanzi di formazione con le loro affascinanti traiettorie di eroi ambiziosi, che partono dal basso per arrivare in cima, disertori di classe: Il rosso e il nero, Martin Eden, il personaggio di Rastignac in Balzac, ecc. Ma spesso sono figure maschili, quindi volevo un'eroina che si muovesse da un mondo all'altro. Sono andata a Londra e ho organizzato finti colloqui di lavoro condotti da veri "quant trader". Ciò che mi ha colpito è stata la mancanza di identità dei candidati, con il loro linguaggio ipertecnico e i loro abiti, come se fosse in atto una brutale forma di spersonificazione.

Che dire dell'ambizione di Jeanne e della sua attrazione per un mondo in cui regnano il denaro e i segni esteriori della ricchezza?
La complessità della sceneggiatura era quella di rendere simpatico un personaggio che ha un percorso totalmente antieroico. La finanza viene venduta come un Eldorado e il rapporto con il denaro, con il lusso, è permanente nelle nostre società, questo è ciò che vendiamo ai giovani fin dalla scuola. Per quanto riguarda la polizia, se ne parla continuamente nei notiziari. Quindi è stato proprio il rapporto con la realtà a spingermi a voler costruire questo personaggio.

Cosa voleva raccontare attraverso il mondo della caserma della gendarmeria?
Sono cresciuta in una cité e, mentre scrivevo la sceneggiatura, mi sono resa conto che c'erano delle somiglianze con la caserma: torri e pochissime ragazze all'esterno. Nelle caserme della gendarmeria le donne non hanno grandi prospettive di carriera: possono solo prendersi cura dei figli perché gli uomini sono spesso via in missione e, se non hanno figli, sono spesso depresse. Quale orizzonte avrebbe oggi una ragazza nata in un simile ambiente? La domanda mi interessava.

Jeanne ha un aspetto quasi androgino. Perché?
Il film non parla di un personaggio non binario, ma potrebbe esserlo. Indossando un abito maschile, Jeanne trascende qualcosa del suo genere, della sua età e della sua classe sociale. Per lei è come un'armatura e inventa una figura che non esiste, ma che è lei. Anche la questione dell’abito mi interessava molto perché a Londra questo vale per tutti i trader. Non sappiamo da dove vengano, ma indossano un'uniforme da lavoro che potrebbe essere un'uniforme militare. Trovavo interessante il fatto che Jeanne fosse un personaggio su cui si potevano proiettare delle cose, un po' come su uno schermo, e che inizialmente avesse una silhouette molto neutra, senza contorni o un vero e proprio aspetto esteriore. È come se non esistesse, quindi ha un aspetto neutro. Ma Jeanne è anche una persona un po' disadattata, quasi "Asperger": è molto solitaria, ha difficoltà a esprimere i suoi sentimenti, è un po' strana. Ciò le conferisce un lato senza tempo e la rende un personaggio unico, una "stalker" che vuole spostarsi da un mondo all'altro, ma che è un po' ai margini perché, anche se vorrebbe stare al centro, è comunque troppo strana per starci completamente.

Come si tratta un universo del genere, che sulla carta sembra poco cinematografico?
Il film ha un ritmo serrato ma spesso si compone di lunghe sequenze che ci danno la sensazione di assistere a un film piuttosto cerebrale, sostituendo il ritmo della vita quotidiana, come in Eyes Wide Shut, con un ritmo più onirico che fonde velocità e languore. Doveva essere un thriller, ma intimo e interiore.

(Tradotto dal francese)

Ti è piaciuto questo articolo? Iscriviti alla nostra newsletter per ricevere altri articoli direttamente nella tua casella di posta.

Leggi anche

Privacy Policy