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SAN SEBASTIAN 2023 Horizontes Latinos

Dolores Fonzi • Regista di Blondi

"Non vedo l'ora di tornare alla regia"

di 

- L'attrice argentina debutta alla regia con una commedia luminosa sulla maternità non convenzionale e sulle famiglie speciali, di cui è co-sceneggiatrice e protagonista

Dolores Fonzi  • Regista di Blondi

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intervista: Dolores Fonzi
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, primo lungometraggio dell'attrice di Buenos Aires Dolores Fonzi: una madre giovane e allegra che è ben lontana dalla figura materna tradizionale. La regista ci parla della gestazione di questa coproduzione tra Argentina, Spagna e Stati Uniti, presentata nella sezione Horizontes Latinos del 71mo Festival di San Sebastian.

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Cineuropa: Mi sembra che questa non sia la sua prima volta a San Sebastian…
Dolores Fonzi:
Ci sono stata 20 volte, è il festival che ho frequentato di più e sono stata membro della giuria nella sezione ufficiale qualche anno fa, quindi lo conosco molto bene.

Ma venire qui come regista è un’esperienza nuova per lei.
E sarà emozionante... perché sarà la prima europea di Blondi.

Pensa che le reazioni del pubblico saranno diverse qui in Europa?
Non ne ho idea. Spero che sia ben accolto come lo è stato al BAFICI. Il film parla di un tema universale, non locale, come l'addio a qualcuno che se ne va di casa, quindi si può guardare ovunque. Poi c'è anche il tema madre-figlio. Anche se lei non è la tipica madre, tutti abbiamo sperimentato quel legame.

Cosa l'ha spinta alla regia dopo aver lavorato così tanto come attrice?
Quando passi così tanto tempo sul set capisci come funziona e sei consapevole di quale inquadratura, obiettivo o ripresa viene utilizzata. Mi è capitato di vedere un'immagine di una madre e di un bambino soli e volevo lavorarci su. Poi, con la mia amica Laura Paredes, abbiamo iniziato a pensarci e volevo scrivere una commedia, e da lì è nata l'idea che fossero vicini di età: Blondi era una madre adolescente. Così è nata la storia e, all'improvviso, un giorno avevamo già scritto la sceneggiatura. Poi il mio partner e produttore Santiago Mitre mi ha detto: “Ora dobbiamo realizzarla, perché le sceneggiature sono lì per essere girate”. Una cosa tira l'altra e ci siamo impegnati sempre di più: è così che è nato e non ho più avuto scelta. Ora che l'ho fatto e mi è piaciuto così tanto, non vedo l’ora di tornare alla regia.

E non si è sentita travolta dal fatto di capitanare la squadra e, allo stesso tempo, essere l'attrice principale?
Sì, mi ha dato le vertigini, ero incerta e nervosa, ma non si arriva alle riprese all'improvviso: c'è la sceneggiatura, che è molto difficile da scrivere, poi tutta la fase preliminare, in cui la squadra si impegna nel lavoro e si inizia a delegare. Un puzzle inizia a comporsi e ci si rende conto che non si è soli, perché quando si inizia a girare tutto è già ben preparato. Quindi ero nel mio elemento e mi sono divertita tantissimo. Non avrei mai immaginato che sarebbe stata un’esperienza così felice: il team sta realizzando il tuo sogno e questo supera ogni aspettativa.

Dà l'impressione che si tratti di un film fatto tra amici, c'è un'aria di festa...
Grazie! Questa sensazione di godersi ogni momento riesce in qualche modo a passare attraverso lo schermo.

La storia che racconta la riguarda o riguarda persone a lei vicine?
Nella mia cerchia ristretta il 97% delle persone che crescono i propri figli da sole sono donne, e Blondi rende giustizia a questa realtà che si ripete in tutto il mondo. Anche la nonna e la sorella, così presenti nel film, formano una rete di donne che rispecchia una realtà. Questo tipo di famiglia con donne che si occupano insieme dei figli è sempre esistito, proviene dalle tribù di migliaia di anni fa, ma il film considera anche come è essere una madre oggi, o come noi madri siamo tenute a essere perfette. Ma c'è qualcosa in questa madre che non è né verticalista né autoritario; esplora liberamente le connessioni in cui tutti possono vedere chi è. Blondi non è ipocrita con suo figlio: se ha una brutta giornata, glielo dice. La società di oggi pretende molto dalle donne che si occupano di tutto: il nostro personaggio non tiene conto di molte di queste esigenze, perché si veste come vuole, fa quello che vuole, va a fare festa con suo figlio... Vanno davvero d'accordo, si vogliono bene e il loro è un rapporto onesto, in cui lei non deve sentirsi obbligata a essere qualcosa che non è. È una maternità orizzontale, senza giudizi su come una madre dovrebbe o non dovrebbe essere, perché alla fine l'unica cosa che conta è l'amore.

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(Tradotto dallo spagnolo)

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