Xavier Legrand • Regista di Le Successeur
"Voglio portare lo spettatore in una spirale infernale"
- L'attore e regista francese parla del suo secondo lungometraggio, un thriller potente, torbido e tragico sulle mascolinità tossiche che non lascia indifferenti
Il regista francese Xavier Legrand ha fatto incetta di premi con il suo primo lungometraggio, L'affido - Una storia violenta [+leggi anche:
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intervista: Xavier Legrand
scheda film], presentato in anteprima alla Mostra del Cinema di Venezia del 2017. Ora, al festival di San Sebastian, presenta il suo secondo film, Le Successeur [+leggi anche:
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intervista: Xavier Legrand
scheda film] e potrebbe riscuotere un successo simile anche con quest'opera. Ne abbiamo parlato con il regista.
Cineuropa: Già L’affido era in qualche modo un film horror sulla genitorialità. Ora si è spinto oltre con Le Successeur.
Xavier Legrand: È un genere che volevo approfondire in modo diverso ed è un ponte con il mio film precedente, perché parla anche di patriarcato. Il genere ti permette di farlo in modo piuttosto fisico.
Le figure paterne sono terribili in entrambi i film...
Sì, ma non sto inventando nulla: basta leggere la cronaca, mariti e padri non ne escono bene; ma in questo film invece di parlare della violenza sulle donne mostro la violenza degli uomini sui figli e come questa aggressività si perpetui attraverso il silenzio. Le Successeur è l'incarnazione simbolica di quel fantasma indistruttibile, da cui non si può mai fuggire, che è la figura paterna, che pesa nella nostra società come il capo, il capofamiglia, in nome del padre, tale padre, tale figlio... tutta quella maledetta cultura patriarcale che ci portiamo dentro, che ha imposto un regime che schiaccia totalmente i bambini.
Nel film l'orribile eredità del padre si perpetua e lui continua a fare del male persino dopo la sua morte.
Sì, certo, il male è potente e gli esseri umani lo coltivano. La cultura ha esercitato una pressione così forte sulla figura paterna da provocare molti danni; dovremmo decostruire totalmente la cultura in cui viviamo perché funzioni. Si tratta anche di ciò che le tragedie greche mostrano: l'oracolo e il destino.
Nel romanzo originale da cui è tratto (L'Ascendant, di Alexandre Postel) il protagonista vende telefoni cellulari, ma nel suo film si occupa di moda: perché questa svolta verso il glamour?
Non vive come tutti gli altri, si eleva da terra. Volevo evocare il mito di Icaro e della sua caduta: non volevo che cadesse dal primo piano, ma dal ventesimo.
Ma quando si viene da un passato terribile... Ci si rifugia nella fantasia, in questo caso nella moda?
Sì, certo, si chiama trasformismo di classe e di cultura; lo dice lui stesso: "Ho fatto di tutto per non assomigliare a mio padre". Per questo sceglie un mondo di creatività, totalmente opposto a quello in cui è cresciuto, separato da migliaia di chilometri, e cambia nome e accento... Getta via il suo passato (o crede di farlo).
Ma il passato ritorna sempre?
Come un boomerang.
Quali altri cambiamenti ha apportato rispetto al libro?
Molti. Nel romanzo siamo sempre nella testa del protagonista, da qui la difficoltà dell'adattamento: quando si legge, si ha accesso ai pensieri del personaggio. L'amico del padre non esiste nel romanzo, per fare un esempio. Il film è fedele all'originale letterario nella struttura ma mi sono preso delle libertà, con il permesso dell'autore.
L'inizio del film, con la sfilata di moda, è spettacolare, ma allo stesso tempo inquietante.
Perché fin dall'inizio ha voluto trascinare lo spettatore in una spirale infernale, per creare un punto di non ritorno. La caduta nell'abisso inizia lì, portando al nero assoluto, all'oscurità totale.
È un film che mette a disagio e affascina allo stesso tempo. Come si ottiene questa miscela, contraddittoria in linea di principio?
Come spettatore, quello che voglio è uscire dalla sala trasformato perché il film è entrato dentro di me. Bisogna intrappolare il pubblico come un ostaggio, non essere violenti con lui, ma farlo sentire a disagio, senza maltrattarlo, per non cadere nell'oscenità.
Per concludere, quali sono i registi più inquietanti che le piacciono?
Sono un fan di Michael Haneke e della sua asciuttezza, e di Alfred Hitchcock, ma mi piacciono anche i film d'avventura.
(Tradotto dallo spagnolo)
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