Xavier Giannoli • Co-regista di D’argent et de sang
"Non mi interessano i fatti, ma le loro ombre"
- L'autore di Illusioni perdute firma insieme a Frederic Planchon la serie basata sull'omonimo libro del giornalista Fabrice Arfi e interpretata da Vincent Lindon
Il regista francese Xavier Giannoli ha visitato questa settimana Cadice e il suo nuovo South International Series Festival per presentare il suo ultimo lavoro dopo la prima mondiale a Venezia, la serie D’argent et de sang [+leggi anche:
intervista: Xavier Giannoli
scheda series], che ha co-diretto con Frederic Planchon, ispirata all'omonimo libro d'inchiesta del giornalista Fabrice Alfi e interpretata, fra gli altri, da Vincent Lindon, Niels Schneider, Ramzy Bedia e Olga Kurylenko.
Cineuropa: Cosa presenta il primo episodio, proiettato qui?
Xavier Giannoli: Ci sono 12 episodi e si parte da un dettaglio; da lì si svolge un'indagine, come in un thriller, e si finisce per scoprire una storia gigantesca di piccoli truffatori che hanno rubato 5 miliardi di euro in sei mesi.
Che cosa l’ha attratta di questo caso reale?
È la più grande truffa della storia. Nessuno sapeva e nessuno vuole sapere oggi, soprattutto il governo, quanti soldi sono stati rubati. Era un mistero: come alcuni truffatori dal nulla siano riusciti a rubare così tanto denaro, e come questo ci interroghi, cosa ci dice su una certa situazione nel mondo della politica, sulla lotta all'inquinamento, sull'avidità, sul capitalismo e, soprattutto, sulla natura umana.
Quei piccoli ladri si sono infilati nelle crepe del sistema?
Non erano crepe, ma un'intera caverna. Il governo, dopo questa frode, ha chiesto la stesura di un rapporto per capire cosa fosse successo, ma è come se il mercato del carbonio fosse stato un campo finanziario senza alcun controllo.
Infatti, l'ecologia, considerata sacra, viene usata nella serie per scopi materiali. Che contraddizione!
Mi piace l'uso della parola sacro perché, essendo un procuratore che indaga, non si basa sulla Torah o sulla Bibbia, ma sul codice penale; è un uomo con una certa dignità che si chiede quali valori ci sono rimasti e in cosa possiamo ancora credere. È una persona alla ricerca del bene e del male, e allo stesso tempo della dimensione sociale e religiosa di queste idee.
Questo ritratto sociale si collega in qualche modo al suo precedente film Illusioni perdute [+leggi anche:
recensione
trailer
intervista: Xavier Giannoli
scheda film]?
Sì, c'è la stessa frase in entrambe le opere, che compare nel primo episodio di D'argent et de sang: "il liberismo economico è la libertà della volpe in un pollaio". Quando ho letto sui giornali di questo evento reale, si parlava di mafia del carbonio, e Il Padrino è il film sulla mafia per eccellenza, tratto dal romanzo di Mario Puzo. Lo studio dell'ossessione per l'avidità e il denaro rivela qualcosa dell'animo umano, poiché i più bei valori familiari, sociali, politici ed ecologici sono messi alla prova contro l'ossessione mortale del profitto.
Quindi in questo neoliberismo/capitalismo dilagante non c'è più nulla di sacro?
Niente, solo il profitto. Ma attenzione, non sono affatto un illiberale, quello che mi angoscia è che qualcosa nella natura umana finisce spesso per rovinare le cose più belle, come le foreste. Come all'inizio del capolavoro di Martin Scorsese Casinò, quando Robert De Niro parla di Las Vegas, dice che ci è stato dato il paradiso e lo abbiamo rovinato. Sono preoccupato e affascinato da questa decadenza, e allo stesso tempo mi sento indignato come cittadino.
Non voleva fare un documentario su un evento reale ma una fiction: è rimasto fedele al libro originale o ha cambiato qualcosa?
Non mi interessano i fatti, ma l'ombra dei fatti. Il mio lavoro di sceneggiatore e regista è quello di filmare gli effetti che il libro suggerisce.
Perché ha scelto di co-dirigere questa serie e come ha suddiviso questo compito con Frederic Planchon?
All'inizio ero solo e mi sono reso conto che si trattava di un lavoro titanico, perché abbiamo girato per un anno. Non potevo pensare ad altro co-regista che a lui, e per di più ha un occhio straordinario.
Girare una serie o un film: quali differenze ha trovato?
Grazie a StudioCanal ho potuto girare questa serie come se fosse un film, con la mia solita troupe, come per Illusioni perdute. Per me è stato come girare un film molto lungo, ma a capitoli. Inoltre, il libro originale era così bello che aveva naturalmente il ritmo di una serie. L'ho girato con lo spirito di un film, è una serie con un'anima.
Continuerà ad occuparsi di serie?
Se questa avrà successo, forse.
(Tradotto dallo spagnolo)
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