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ARRAS 2023

Kilian Riedhof • Regista di Stella. A Life

"Volevamo portare il pubblico fuori dalla sua comfort zone"

di 

- Il regista parla del suo nuovo film, basato sulla storia vera di una donna ebrea di Berlino pronta a tutto, anche tradire la sua famiglia, pur di sopravvivere durante la Seconda Guerra Mondiale

Kilian Riedhof  • Regista di Stella. A Life
(© Léa Rener/Arras Film Festival)

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(presentato nel 2022 in Piazza Grande a Locarno), Kilian Riedhof ritorna con Stella. A Life [+leggi anche:
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(con Paula Beer nel ruolo principale) che ha partecipato al concorso del 24mo Arras Film Festival, dove Cineuropa ha incontrato il regista tedesco.

Cineuropa: Come ha scoperto la storia vera di Stella Goldschlag?
Kilian Riedhof: Circa vent'anni fa, vidi una sua foto su un giornale. Il titolo era "Il fantasma biondo" e c'era l'immagine di una giovane donna apparentemente molto vivace, in un certo senso molto contemporanea. Lessi l'articolo e scoprii che aveva tradito centinaia di persone, compresi gli amici, per sopravvivere. Ma d'altra parte, era stata anche perseguitata e torturata. C'era quindi un'ambivalenza intrinseca nella storia. Mi sono subito chiesto cosa avrei fatto al suo posto, fino a che punto mi sarei spinto per sopravvivere, ed è una domanda piuttosto inquietante.

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Trovare l'equilibrio tra un minimo di empatia per Stella e il fatto che faccia cose terribili è stato difficile in fase di scrittura?
È stata una sfida enorme. Inizialmente, io e i miei co-sceneggiatori avevamo previsto che il personaggio principale fosse uno degli amici di Stella, poi abbiamo cambiato idea e abbiamo deciso di concentrarci interamente su di lei. Ma non è stato facile, era una linea sottile e abbiamo dovuto trovare un equilibrio tra il lato oscuro e quello luminoso. Ogni volta che trovavamo delle ragioni per il suo comportamento – perché era stata perseguitata, minacciata di deportazione o torturata – trovavamo subito dopo altrettante ragioni per considerarla colpevole. Non volevamo dare al pubblico un verdetto scontato: ogni spettatore deve formarsi la propria opinione. Inoltre, era importante mostrare che il suo atto di tradimento non nasce dal nulla: non si diventa malvagi all'improvviso, è un processo graduale in cui l'ambiente gioca un ruolo, ancor prima dell'arresto. Tutto questo è plasmato dal suo desiderio di sopravvivenza, ma anche dal desiderio di un tipo di esistenza che i nazisti le avevano proibito. Si vedeva come una cittadina di seconda classe perché i nazisti stavano spingendo, passo dopo passo, gli ebrei fuori dalla vita pubblica. Ma aveva solo vent’anni e voleva vivere una vita intensa.

È stato difficile finanziare il film per la delicatezza del suo argomento?
Ovviamente c'erano delle preoccupazioni, non tanto per la storia in sé, quanto per la possibilità di proiettare un film del genere nel contesto politico tedesco. È stato quindi molto importante entrare in contatto con la comunità ebraica tedesca fin dalla fase di scrittura, cosa che abbiamo fatto con il mio produttore Michael Lehmann. I consulenti della comunità ci hanno fornito le loro opinioni, rabbini come il professor Andreas Nachama (Fondazione Topografia del Terrore di Berlino). Abbiamo rispettato tutte le domande che il progetto avrebbe potuto sollevare, ma le abbiamo utilizzate per affinare il nostro pensiero al fine di raccontare questa storia nel modo più responsabile possibile.

Quali erano le sue principali intenzioni in termini visivi?
Filmare questa storia con una distanza storica e un certo classicismo non sarebbe stato adatto alla situazione di Stella, che si è ritrovata senza preavviso in questa situazione e che ha dovuto decidere in sei settimane se tradire o meno. Per mettersi al suo posto, bisognava portare il pubblico fuori dalla sua comfort zone, quindi il montaggio e la fotografia operano per garantire che lo spettatore non abbia davvero il tempo di cogliere l'intera situazione. Quanto ai costumi, le luci, le scenografie, il filo conduttore è il desiderio di Stella di far parte di questo mondo cosiddetto ariano, quindi è attraente, luminoso, i caffè sono quasi seducenti senza nulla di minaccioso. Tutto è stato pensato per non giudicare o dare facili risposte.

Lei presenta agli Arras Days il progetto Salvation (leggi il report).
Prima, alla fine del 2024, girerò Tresor, storia di una notte in un locale notturno dove alcuni giovani si sono rifugiati a causa delle voci di un imminente attacco atomico russo su Berlino. Qui, ad Arras, presento Salvation, che ci immerge in un mondo sull'orlo del collasso nel 2048 a causa della crisi climatica. Compare una ragazza di 17 anni, pronta a salvare il mondo, che sostiene di essere la figlia della divina Madre Terra, e lo è veramente...

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(Tradotto dal francese)

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