Tibor Bánóczki, Sarolta Szabó • Registi di White Plastic Sky
"Volevamo studiare il paradosso del sacrificio"
- Presentato nella sezione Encounters della Berlinale, il film è uno spettacolare lungometraggio d'animazione post-apocalittico che affronta questioni ambientali fondamentali e interrogativi etici
I registi del film d'animazione ungaro-slovacco White Plastic Sky [+leggi anche:
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scheda film], Tibor Bánóczki e Sarolta Szabó, presentato per la prima volta nella sezione Encounters della Berlinale e ora tra i candidati per il miglior lungometraggio d'animazione europeo agli European Film Awards (leggi la news), ci parlano di questo spettacolare lungometraggio post-apocalittico.
Cineuropa: White Plastic Sky tratta di questioni ambientali fondamentali e di questioni etiche senza tempo. Potreste spiegare l'ispirazione che ha portato a fondere immagini post-apocalittiche con temi filosofici, e quali messaggi sperate che gli spettatori possano trarre dal rapporto tra l'umanità e l'ambiente?
Tibor Bánóczki, Sarolta Szabó: Vorremmo che il pubblico uscisse dal nostro film con più domande che risposte. Fin dall'inizio, la nostra idea centrale è stata quella di interrogarsi sul significato della vita sulla Terra e se la forma di vita dell'homo sapiens sia la più superiore di tutte. E se il nostro scopo principale in futuro fosse quello di preservare qualsiasi tipo di vita su questo pianeta, mettendo in secondo piano noi stessi e la nostra sopravvivenza umana? Volevamo provocare il nostro pubblico con un finale piuttosto insolito nelle storie distopiche.
Abbiamo costruito la storia attorno al motivo della "metamorfosi". Gli ibridi tra piante ed esseri umani sono i più poetici e intriganti. La vita vegetale sembra molto più misteriosa di quella animale, e ci sono sempre più studi su come gli alberi e le piante sentono e comunicano. Guardiamo con costante stupore la maestosa tranquillità degli alberi; ammiriamo la loro esistenza apparentemente eterna. Questo tipo di vita è ancora quasi difficile da comprendere per noi umani.
Il film combina modelli 3D e rotoscoping manuale, con il risultato di uno stile unico e visivamente spettacolare. Potete parlarci delle decisioni creative che hanno portato alla scelta di questa particolare tecnica e di come essa contribuisca alla narrazione e all'atmosfera generale?
L'uso di una tecnica di animazione mista e del rotoscoping ci sembrava concettualmente adatto al tema del film. Esplorando diverse forme di vita (esseri umani e piante), il film è anche una sorta di ibrido tra animazione e live-action. Abbiamo usato la CGI per gli sfondi perché era davvero importante creare un mondo credibile, e ci ha permesso di avere molta libertà per il linguaggio cinematografico, le luci, la texturizzazione e i movimenti di macchina che volevamo usare. Il 3D ci ha dato la possibilità di creare il mondo distopico che abbiamo, ma anche luoghi fantasiosi come la Piantagione o il Granum.
Durante la produzione, ci siamo resi conto che il genere sci-fi necessita di una certa qualità produttiva per raggiungere il suo pubblico. Non sarebbe mai stato possibile per noi realizzare questa storia attraverso un film di fantascienza in live-action. Sebbene White Plastic Sky sia un film abbastanza "economico", abbiamo avuto la libertà di essere fantasiosi e siamo riusciti a creare tutte le scene che volevamo.
Il protagonista, Stefan, deve affrontare dilemmi etici legati al processo di impianto volontario e alla decisione della moglie. Come avete sviluppato questi dilemmi etici all'interno della narrazione e quali spunti sperate che il pubblico possa trarre dalla complessità delle scelte personali in un futuro distopico?
Volevamo davvero studiare il paradosso del sacrificio: se l'umanità è in grado di scegliere tra la posta in gioco più alta da un lato, e la famiglia o le questioni di cuore dall'altro. È possibile sacrificare noi stessi, i nostri figli o i nostri cari per un bene superiore? O è solo un'illusione pensare di poterlo fare? Nel corso del film, tutti i nostri personaggi si trovano ad affrontare questi dilemmi. Ci auguriamo che il pubblico li trovi in sintonia con i problemi che affrontiamo oggi nella nostra vita quotidiana.
Oltre alle domande filosofiche, la poesia della metamorfosi ha offerto un grande motivo d'amore. Attraverso la lunga vita degli alberi, siamo riusciti a dare ai nostri protagonisti, Stefan e Nora, qualcosa che non avrebbero mai potuto sperimentare come esseri umani: un amore apparentemente infinito. Speravamo che questo avrebbe dato al nostro pubblico una sorta di sollievo e di speranza.
Potete dirci qualcosa del processo decisionale che ha portato all'utilizzo del rotoscoping per questo film e di come avete lavorato per garantire che la profondità emotiva dei personaggi si traducesse efficacemente nonostante lo stile visivo unico?
Crediamo che ogni regista di animazione inizi a immaginare il proprio film nella sua testa durante il processo di scrittura. Fin dall'inizio eravamo certi che questa storia avesse bisogno di un'animazione dei personaggi molto dettagliata e ricca di sfumature, e che fosse il più realistica possibile. Volevamo lavorare con attori e attrici professionisti per interpretare al meglio i nostri personaggi.
(Tradotto dall'inglese)
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