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BERLINALE 2024 Panorama

Carmen Jaquier & Jan Gassmann • Registi di Les Paradis de Diane

"Bisogna cogliere la complessità di tutti i personaggi e di tutti i punti di vista"

di 

- BERLINALE 2024: I registi svizzeri parlano della loro prima collaborazione come duo e dell'importanza di mostrare storie di vita che si discostano dalla norma

Carmen Jaquier & Jan Gassmann • Registi di Les Paradis de Diane

In occasione della sua prima internazionale alla 74ma Berlinale, nella sezione Panorama, abbiamo parlato con Carmen Jaquier e Jan Gassmann del loro coraggioso nuovo lungometraggio Les Paradis de Diane [+leggi anche:
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intervista: Carmen Jaquier & Jan Gassm…
scheda film
]
. Il film racconta la storia di una donna che, dopo aver partorito, decide di abbandonare tutto e di fuggire alla ricerca della propria verità.

Da dove è nata l'idea di fare un film sulla complessità della maternità, e in particolare sul suo rifiuto? 
Carmen Jaquier: L'idea del film è nata qualche anno fa. All'epoca, mi sono imbattuta in una storia che mi ha fatto riflettere sui tabù associati alla maternità, quella di una persona che nascondeva a chi la circondava la depressione post-partum. Allo stesso tempo, ho rivisto Wanda di Barbara Loden che, fin dall'inizio del film, presenta una donna che rifiuta la maternità. Con queste domande in mente, ho scritto istintivamente una prima versione della sceneggiatura. Jan l'ha letta rapidamente. Sentivo che il film, così come la protagonista e la sua verità, dovevano essere ancorati alla realtà. Ho pensato che sarebbe stato molto interessante far dialogare il mondo artistico di Jan, influenzato dal documentario, con il personaggio di Diane. Da lì abbiamo iniziato a fare ricerche e a documentarci sull'argomento, che nel 2016, quando il progetto è iniziato, non era ancora stato dibattuto nella sfera pubblica. Abbiamo anche intervistato molte donne, con molta franchezza, sulle loro esperienze di maternità.

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Perché girare un film insieme e come si è sviluppata la vostra collaborazione? 
Jan Gassmann: Trovo che il modo di scrivere di Carmen sia molto diverso dal mio, più anticonformista, più onirico: mi affascina. Volevo entrare in contatto con il suo mondo.

C.J.: Il fatto di avere riferimenti cinematografici comuni, riferimenti estetici molto chiari, ci ha aiutato molto. Spesso non eravamo d'accordo, dovevamo discutere, capire il punto di vista dell'altro e alla fine chiederci cosa fosse meglio per il film. Abbiamo cercato di non scendere a compromessi.

Come avete scelto l'attrice protagonista del film? Avete lavorato molto prima delle riprese? 
C.J.: Quando abbiamo incontrato Dorothée de Koon, Jan ha avuto una forte intuizione e ha voluto subito rivederla. Per me è stato diverso, solo quando l'ho filmata ho sentito che era la nostra Diane. Con Dorothée volevamo evitare di concentrarci troppo sulla psicologia. Il lavoro che abbiamo fatto insieme era davvero radicato nel corpo. Diane è in modalità di sopravvivenza, agisce. Gli abiti che indossa, molto importanti per la costruzione del personaggio, diventano una sorta di seconda pelle. A Benidorm volevamo che fosse mimetica, dello stesso colore ocra dei muri della città, in modo che il suo abbigliamento non attirasse l'attenzione. Anche la scelta delle scarpe da ginnastica è significativa: non si sente il rumore dei suoi passi, galleggia, ha un'andatura particolare. Quest'andatura un po' lenta conferisce al personaggio qualcosa di speciale.

Potete dirci qualcosa di più sul titolo del film?
J.G.: I paradisi, al plurale, si riferiscono ai diversi stati in cui Diane si trova, ai suoi diversi modi di stare al mondo. Il paradiso, che è fondamentalmente un concetto religioso che sottende una questione di moralità, diventa plurale. Diane non ha un solo paradiso, ma diversi.

C.J.: Il titolo riprende anche il film Les rendez-vous d’Anna di Chantal Akerman, che è un riferimento per noi. È stato molto importante per la stesura del nostro film e anche dopo. Ammiriamo molto il lavoro di Chantal Akerman, di cui Aurore Clément (che nel film interpreta Rose) ha condiviso con noi alcuni dettagli che ci hanno ispirato. Les Paradis de Diane è il ritratto di una donna, non di "donne". Bisogna accettare questa moltitudine di possibilità e tenere conto della complessità di tutti i personaggi e di tutti i punti di vista esistenti.

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(Tradotto dal francese)

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