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BERLINALE 2024 Panorama

Dag Johan Haugerud • Regista di Sex

“Volevo stimolare una riflessione sullo sfruttamento sociale della sessualità, anche in quelli che possono sembrare tempi più liberi”

di 

- BERLINALE 2024: Il regista norvegese ci parla del suo film che esplora la sessualità e il genere, vincitore dell'Europa Cinemas Label del festival e del premio CICAE Art Cinema

Dag Johan Haugerud • Regista di Sex

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, il nuovo film di Dag Johan Haugerud, è reduce dal successo ottenuto alla 74ma Berlinale, dove è stato presentato in anteprima nella sezione Panorama. Questa prima parte di una trilogia si è aggiudicata sia il Label Europa Cinemas che il Premio CICAE Art Cinema Award, oltre che, curiosamente, il premio della Giuria Ecumenica. Il regista norvegese approfondisce con noi la sua esplorazione della sessualità e del genere attraverso la relazione tra due colleghi maschi etero.

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Cineuropa: Può raccontarci cosa l’ha ispirata per questo film?
Dag Johan Haugerud: Per me si parte sempre dagli attori. Mi piace creare una sceneggiatura specifica per gli attori con cui ho già collaborato, spingendoli ad affrontare nuove sfide. Mentre la sessualità e il genere sono temi centrali, ho voluto arricchire la narrazione con elementi dell'ambiente urbano di Oslo, delle relazioni, delle dinamiche familiari e della religione. Il tema generale ruota attorno all'espansione della nostra capacità di azione nel campo della sessualità. Scrivere i dialoghi pensando a determinati attori è un processo divertente: riesco quasi a sentirli pronunciare le battute. La collaborazione con gli attori è fondamentale; perfeziono continuamente i dialoghi in base al loro feedback, rendendo la cosa più piacevole del semplice filmare sulla base della sceneggiatura.

È soddisfatto del risultato?
Mai. Ci sono sempre numerose opzioni e decisioni da prendere durante il processo di produzione, dalle tecniche di ripresa alla profondità della narrazione. Non sono mai del tutto soddisfatto perché so che ci sarebbero potute essere scelte diverse, che avrebbero potuto portare a un film diverso e forse anche migliore. La domanda rimane sempre: come sarebbe potuto essere?

Perché ha scelto gli spazzacamini come personaggi centrali?
Volevo esplorare una cultura del lavoro e un mestiere specifico che non conoscevo. Avendo già girato film su infermieri, medici e insegnanti, l'idea degli spazzacamini mi incuriosiva. Mi ha dato l'opportunità di addentrarmi in un mondo diverso e ci ha permesso di girare sui tetti.

I suoi personaggi non hanno un nome, ma sono identificati dalla loro occupazione. Può spiegarci i diversi percorsi che affrontano in termini di sessualità e identità di genere?
I miei personaggi, chiamati semplicemente spazzacamino uno e due, vivono esperienze diverse. Il primo spazzacamino ha un'opportunità inaspettata di fare sesso con un altro uomo e dice di sì. È un uomo etero, un uomo molto comune. Si avvicina alla cosa con curiosità infantile, trovandola sorprendente e piacevole. Tuttavia, quando condivide onestamente la sua esperienza con la moglie e il collega, si rende conto che ci sono norme sociali contrarie e deve affrontare il rifiuto e il giudizio. Il viaggio del secondo spazzacamino è più introspettivo, guidato da un sogno in cui incontra David Bowie, che lo guarda come se fosse una donna. Questo lo spinge a interrogarsi sull'essenza della mascolinità e su cosa significhi essere un uomo, una domanda complessa e senza risposta. Vedo immagini di mascolinità dappertutto, ma non mi ci relaziono sempre. Non vedo un uomo molto mascolino e penso: "Oh, quello è come me". Perché è uno stereotipo. Non riconosco questo stereotipo in me stesso.

Il film cattura la normalità della vita in modo ipnotico. Come organizza la messa in scena per ottenere questo risultato?
Voglio che il film sia il più realistico possibile, per permettere al pubblico di relazionarsi con esso in un contesto plausibile. L'uso della distanza, con un minor numero di primi piani, incoraggia lo spettatore a riflettere durante la visione. L'approccio formalistico, con una forma rigorosa, mira a osservare la vita quotidiana e le persone reali, invitando il pubblico a rivolgere i propri pensieri nel film. Queste persone possono parlare in modo un po' diverso da voi, ma hanno pensieri che potete riconoscere, pensieri che potreste aver avuto anche voi.

Il film traccia un parallelo tra l'architettura urbana e le limitazioni poste alle nostre idee e alle libertà sessuali. Che conclusioni ha tratto durante la realizzazione di questo film?
Il film stimola un processo di riflessione, incoraggia il pubblico a contemplare i vari aspetti della sessualità. Non fornisce risposte, ma presenta piuttosto prospettive individuali su un argomento molto personale e diversificato. La sessualità è soggettiva, con desideri e pressioni diverse. Volevo far riflettere sullo sfruttamento della sessualità da parte della società, anche in quelli che possono sembrare tempi liberati.

Qual è il suo prossimo film?
Sex è la prima parte di una trilogia. I prossimi due film, già girati e in varie fasi di post-produzione, esplorano diverse sfaccettature della sessualità e del genere con personaggi e narrazioni distinte. Non sono collegati tra loro, ma offrono prospettive diverse all'interno del tema generale. Il secondo film uscirà ad agosto, seguito dal terzo a novembre.

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(Tradotto dall'inglese)

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