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TRIBECA 2024

Yasemin Şamdereli, Deka Mohamed Osman • Regista e collaboratrice di Samia

“Come può una persona che ha partecipato alle Olimpiadi, che aveva così tanto talento, finire in una situazione come questa?”

di 

- La regista e la sua collaboratrice discutono dell'importanza di una storia di somali e rifugiati che sia tanto edificante quanto un duro richiamo alla realtà

Yasemin Şamdereli, Deka Mohamed Osman  • Regista e collaboratrice di Samia
Yasemin Şamdereli (a sinistra, © usbotschaftberlin) e Deka Mohamed Osman

Samia Yusuf Omar è balzata agli onori della cronaca come una delle due atlete somale che hanno partecipato alle Olimpiadi estive del 2008. La sua tragica ma stimolante storia viene rinverdita dalla regista Yasemin Şamdereli in collaborazione con Deka Mohamed Osman con Samia [+leggi anche:
intervista: Yasemin Şamdereli, Deka Mo…
scheda film
]
, presentato in anteprima mondiale al Tribeca Film Festival nell’International Narrative Competition.

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Cineuropa: La storia è ispirata a fatti realmente accaduti e nel film ci sono anche spezzoni di materiale audiovisivo reale. Cosa era importante per lei per ottenere una maggiore aderenza alla realtà e quali elementi invece ha scelto di drammatizzare?
Yasemin Şamdereli: Giuseppe Catozzella aveva già fatto il primo passo per trasformarlo in un romanzo, in cui alcuni personaggi sono inventati. Per esempio, Ali non esisteva nella vita reale di Samia. Avrebbe potuto esistere, ma non c'era un Ali. Ma dal punto di vista della narrazione, la cosa ha perfettamente senso. Il libro è scritto in prima persona e noi siamo nella sua testa. Come sceneggiatore e regista, non volevo avere una voce fuori campo per tutto il tempo. Poiché avevamo a disposizione 100 minuti al massimo, sapevamo di dover essere precisi su quali elementi utilizzare, ed è per questo che usiamo i flashback e le diverse linee temporali in parallelo.

Deka Mohamed Osman: Una scena che, per me, doveva essere presente nel film è il finale. È così importante che non siamo scesi a compromessi. Questa non è una storia felice; è qualcosa che deve far riflettere. Deve darti un pugno nello stomaco. Adoro il modo in cui è stato girato e realizzato. Se non fosse stato per quella scena, non avremmo dato una rappresentazione corretta della sua storia.

Perché ha scelto il periodo di Samia nella prigione libica come punto di convergenza delle due narrazioni?
Y.S.: Avremmo potuto scegliere molte altre cose, ma un aspetto che volevamo davvero sottolineare è che è diventata una dei rifugiati. È diventata una persona senza volto. Ecco perché ho pensato che questo fosse un modo potente di raccontare la storia e di dire: "Guardate, come può una persona che era alle Olimpiadi, che aveva così tanto talento, finire in una situazione come questa?".

E ci sono ulteriori implicazioni della storia di Samia, in particolare, sulla scena globale.
D.M.O.: Abbiamo visto che nel corso della storia, nella nostra società, c'è quasi una bulimica ripetizione di storie. Abbiamo bisogno di nuove storie per capire cosa sta succedendo oggi. La comunità somala credo che finalmente si sentirà rappresentata. Credo che questo dia un'opportunità a un'intera comunità, una diaspora che è stata dimenticata negli ultimi 33 anni, mentre la Somalia era in guerra civile - o era semplicemente in completa anarchia, per la verità. Ci restituirà dignità e potere.

Il cast d'insieme è davvero parte integrante del film.
Y.S.: Molti di loro sono attori esordienti. Abbiamo dovuto cercare cittadini somali perché volevamo un cast interamente somalo e che il film fosse interamente nella loro lingua madre.Non è stato facile perché c'è un'enorme diaspora in tutto il mondo. Soprattutto nella comunità somala - ed è per questo che il lavoro di Deka è stato così importante - era essenziale che la gente vedesse qualcuno che comprendesse la cultura, che la rispettasse e che fosse anche in grado di parlare la loro lingua. Le persone volevano saperne di più e avevano anche paura di essere ritratte in un modo per cui poi avrebbero pensato: "Questi non siamo veramente noi". Quindi abbiamo cercato di dedicare a questo personaggio la massima attenzione e la massimo cura possibile. C'è voluto più di un anno di casting intenso.

D.M.O.: Ricordo che io e Yasemin abbiamo cercato a lungo una ragazza che potesse essere la nostra protagonista. Volevamo una persona autentica. È stato interessante perché Ilham [Mohamed Osman] non aveva mai recitato prima. Ovviamente, come sorella, sono orgogliosa di lei, ma come regista e come persona che la osserva da questo punto di vista professionale, ci ho visto Samia.

Y.S.: Deka e Ilham sono stati tra i primi a conoscere la storia e a impegnarsi davvero. La nostra collaborazione è iniziata molti, molti anni fa. La mamma di Deka ha aiutato molto, perché è molto ben inserita nella comunità italo-somala. Ha fatto girare la voce. Ed è così che abbiamo trovato molte persone: presentandoci, ad esempio, ai festival somali o nei luoghi in cui la gente somala si riunisce.

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(Tradotto dall'inglese)

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