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CINEMA JOVE 2024

Guillermo Polo • Regista di Lo carga el diablo

"Volevo rendere omaggio a luoghi che rischiano di estinguersi"

di 

- Nel suo divertente primo lungometraggio, il regista spagnolo esalta la Spagna delle strade secondarie, il cinema americano e l'antieroe maledetto che è in tutti noi

Guillermo Polo  • Regista di Lo carga el diablo
(© Cinemajove)

Film d'apertura del 39ma edizione del festival Cinema Jove di Valencia (20-29 giugno), Lo carga el diablo [+leggi anche:
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concorre anche nella sezione ufficiale. Il regista e co-sceneggiatore, Guillermo Polo, nato proprio nella città che ospita la rassegna, ha incontrato Cineuropa per raccontare i dettagli della sua opera prima.

Cineuropa: Quanto è cambiato il progetto rispetto all'idea iniziale?
Guillermo Polo: È cambiato in meglio. Perché le cose in generale sono cambiate molto: ci sono personaggi, come il bullo, su cui ho riflettuto molto per non cadere nel cliché, abbiamo aggiornato certi riferimenti cinematografici, ci siamo posti domande che prima non ci ponevamo. In questo senso il film è migliorato. Come ha detto Paula Ortiz, per essere un regista devi anche essere un indovino e sapere cosa sarà interessante tra cinque anni, perché dal momento in cui inizi il progetto fino all'uscita del film, tutto è cambiato.

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Il suo film ha una certa atmosfera nordamericana, anche se è stato girato in Spagna.
Quando sono tornato dopo aver vissuto per anni  negli Stati Uniti mi sono reso conto che qui c'è una certa iconografia che ricorda il cinema indie americano, ma non ho ricreato spazi che non esistono: per esempio, i canyon e il deserto rosso che si vedono sullo schermo sono in Aragona, anche se possono ricordare l'Arizona o il Nuovo Messico. In Spagna non ci sono tante distanze come negli Stati Uniti, quindi è difficile allungare la storia come lì. Ma ci sono anche alcuni film ambientati in Europa.

Il titolo internazionale, in inglese, è Devil Dog Road, perché?
Perché c'è stato un momento in cui volevo girare il film negli Stati Uniti e c'era una strada in California, arrivando a Los Angeles, che ho percorso in auto, mi è piaciuta e ho preso il nome in prestito.

Lei ha già realizzato molti video musicali e cortometraggi, le sono serviti da scuola per iniziare a dirigere un lungometraggio?
Sì, sono stato anche direttore della fotografia di The Mystery of the Pink Flamingo [+leggi anche:
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  e in un videoclip ho esplorato l'universo del film. Tutto questo mi ha aiutato ad affrontare meglio il film.

Anche in quel film di suo fratello Javier i colori erano saturi, come in Lo carga el diablo.
Credo che lui abbia un profilo un po' più pop e kitsch, con una maggiore abbondanza di colori, mentre io sono un po' più cupo.

Inoltre Valencia, da cui lei proviene e dove ci troviamo ora, è colorata e “fallera”.
È come la California spagnola, con un cielo così azzurro e soleggiato che tende a esaltare i colori.

Il film è un po' fumetto.
Il riferimento è corretto, perché sia i personaggi che i luoghi che attraversano hanno quel magnetismo o sono passati attraverso il filtro cinematografico: luoghi che ho voluto omaggiare, perché sono in pericolo di estinzione. In Spagna abbiamo dato valore alla cultura più antica, come i castelli e le cattedrali, ma i bar, gli ostelli e le stazioni di servizio del secolo scorso stanno per essere rasi al suolo e tra cento anni non avremo più alcun riferimento. Per questo ho voluto documentarlo nel mio film.

Quando ridiamo delle disgrazie del protagonista, esorcizziamo in qualche modo le nostre?
I perdenti funzionano bene nella fiction perché tutti noi possiamo essere stati dei perdenti in un dato momento. Quando si vede un personaggio attraversare quelle circostanze, si riflette anche il proprio pathos e la propria vulnerabilità. La vita stessa ha questi elementi comici e drammatici: per esempio, durante una festa tutto può diventare teso perché qualcuno dice qualcosa di sconveniente.

È anche un film un po' allucinante.
Lisergico, sì. I film propongono sempre un viaggio, anche se interiore o metaforico. In questo caso c'è un viaggio nel viaggio grazie alle droghe che alcuni personaggi assumono.

Vi siete divertiti a girarlo, come sembrerebbe guardando il film?
Penso di sì, anche se è stato difficile perché abbiamo dovuto spostarci molto, essendo anche un film d'esordio con risorse limitate, con molti personaggi e inseguimenti. Abbiamo girato nella provincia di Valencia, ad Alicante, in Aragona e nelle Isole Canarie, ma è stato molto piacevole.

(Tradotto dallo spagnolo)

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