Virgil Vernier • Regista di Cent mille milliards
"Trovo prezioso che un film possa aprire finestre su qualcosa di sconosciuto"
- Il regista francese realizza un'opera affascinante radicata nella modernità senza tempo di Monaco, e illumina il suo approccio unico alla finzione

Virgil Vernier ha ottenuto grandi consensi con il suo esordio nel lungometraggio, Mercuriales [+leggi anche:
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scheda film] (presentato nella selezione ACID di Cannes nel 2014 e candidato al Premio Louis-Delluc per la miglior opera prima). Dopo l'ipnotico film Sophia Antipolis [+leggi anche:
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intervista: Virgil Vernier
scheda film], presentato in Cineasti del Presente al Festival di Locarno, il regista fa il suo ritorno al festival svizzero, questa volta partecipando al concorso principale con 100,000,000,000,000 [+leggi anche:
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Cineuropa: I suoi film gravitano sempre intorno a un luogo particolare. Perché Monaco in 100,000,000,000,000?
Virgil Vernier: Dopo Sophia Antipolis, dove ho iniziato a esplorare questo lato specifico della Costa Azzurra, che è totalmente fissato con l'idea del successo e del sogno capitalista, volevo andare un po' oltre con una città, la città-stato di Monaco, che è l'apice di questa idea. Volevo anche chiedermi perché tutti noi vogliamo partecipare a questo mondo del lusso. Ho notato che nei video rap e nella cultura delle case popolari, per esempio, Monaco era un sogno spesso citato. Più le nostre vite sono difficili, più aspiriamo a quel tipo di comfort materiale. Ed è questo che Monaco rappresenta, soprattutto per le persone emarginate che devono fare lavori saltuari, o “bullshit jobs”, come vengono definiti negli Stati Uniti.
Tra queste lavoratrici anonime, lei ha scelto una escort come protagonista.
Ho incontrato diverse lavoratrici del sesso e tutte erano lontane anni luce dalle caricature che tendiamo ad attribuire loro. Fanno il loro lavoro senza alcun tipo di dramma. Alcuni sociologi potrebbero descriverla come la “uberizzazione delle escort”. Si tratta di persone molto giovani che hanno iniziato a vendere il proprio corpo dissociandosi totalmente da ciò che facevano. Ciò non significa che non ne subiscano le conseguenze psicologiche o che non sia incredibilmente complicato per loro. Mi sono ispirato a loro, e alcune di loro interpretano se stesse nella gang di Afine. Svolgono effettivamente questa professione, che è molto comune a Monaco, dove c'è una forte richiesta di giovani belle e disponibili e per le quali il confine tra lavoro sessuale e accompagnare qualcuno alle feste è piuttosto labile.
Il film descrive un mondo pre-apocalittico, ma senza mai drammatizzare troppo.
Sono affascinato dal progetto di ampliamento della città di Monaco, che sta per iniziare. È un progetto titanico, “dubaiano”: Monaco che si protende verso il mare. Il punto di partenza della sceneggiatura era una bambina i cui genitori erano miliardari. Stavo facendo delle ricerche sulle persone che supervisionano il progetto di ampliamento e ho pensato che sarebbe stato geniale se queste persone che hanno tutto avessero un figlio di cui non si occupano, perché sono così preoccupati dal lavoro. Questo si è perfettamente adattato al personaggio di Afine, che si trova all'altra estremità della scala sociale, ma che è ugualmente solitario. Per quanto riguarda il lato apocalittico del film, ho voluto suggerirlo con i mezzi molto modesti e minimalisti di un approccio quasi documentaristico, semplicemente girando il cantiere sia di notte che di giorno, ed esplorando queste storie molto reali che riguardano la distruzione del mare e il trionfo del cemento. Non c'è bisogno di farla lunga: è qualcosa che riguarda tutti noi.
Ancora una volta, utilizza attori non professionisti. È una sua linea guida?
Non ho regole, ma mi interessa portare alla luce persone, la vita reale di alcuni individui e volti che non vediamo altrove. Penso che il fatto che i film possano aprire una finestra su qualcosa di sconosciuto sia un qualcosa di inestimabile. Zakaria Bouti, per esempio, l'ho incontrato alle 6 del mattino in un nightclub di Marsiglia ed è stata una rivelazione: era unico, esattamente come avevo immaginato il mio personaggio. Ho fatto molti provini con attori professionisti, ma non avevano la stessa grazia o innocenza. Il mio produttore, Jean de Forêts, mi sostiene enormemente e non mi fa alcuna pressione per il fatto che non lo aiuto a rendere il film facile da commercializzare in termini di cast o di storia, ecc. Senza di lui non sarei riuscito a fare questo film. Ma bisogna anche sapere quali regole seguire se si vuole provare qualcosa di nuovo. Avevo la tendenza a rifiutare molte regole, ma, a poco a poco, ne sto accettando alcune e non c'è motivo di pensare che non proverò a lavorare con un attore conosciuto nel mio prossimo film.
(Tradotto dal francese)
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