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LOCARNO 2024 Concorso

Mar Coll • Regista di Salve Maria

"Volevamo fare un film commovente, invece di essere critici o distanti"

di 

- La cineasta catalana parla del suo ultimo film, un'opera che supera i confini di genere, affrontando la depressione post-partum e gli aspetti irrazionali della maternità

Mar Coll • Regista di Salve Maria

La regista catalana Mar Coll ha presentato in anteprima a Locarno il suo ultimo film, Salve Maria [+leggi anche:
recensione
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intervista: Mar Coll
scheda film
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, nel Concorso internazionale del festival, presentando Laura Weissmahr come la stella splendente di questo film che esplora la depressione post-partum e gli aspetti irrazionali della maternità. Il film è tratto dal romanzo della scrittrice basca Katixa Agirre, Las madres no, e Mar Coll lo ha adattato con sensibilità cinematografica

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Cineuropa: Devo dire che Salve Maria mi ha colpito profondamente e in modo sorprendente. È stata una sfida separare il critico che è in me dalla donna. Ma mi sono preoccupata per Maria, non per il suo bambino.
Mar Coll:
Sapevamo che era una questione molto delicata. Ho pensato che la protagonista potesse suscitare antipatia perché non riesce a legare con il suo bambino, che è così carino e vulnerabile. Eravamo consapevoli che il successo del film dipendeva dal modo in cui il pubblico si sarebbe rapportato a lei, quindi abbiamo cercato di starle molto vicino. Volevamo creare un film commovente, piuttosto che essere critici o distaccati. Tuttavia, nel nostro lavoro, una parte del pubblico potrebbe sempre sentirsi esclusa.

Forse questa è una domanda più ampia, ma ritieni che esistano esperienze liminali che rimangono inaccessibili, a meno che non le si sia vissute in prima persona?
È una domanda che mi pongo quando scelgo gli attori per i miei film: è necessario che un attore abbia vissuto personalmente l’esperienza per comunicarla autenticamente? Non credo sia essenziale! Penso che Salve Maria tratti anche temi di senso di colpa, angoscia e sentimenti universali, e naturalmente parla di maternità, ma forse chiunque abbia provato la sensazione di non essere una brava persona, di fare qualcosa di sbagliato, può comprendere questi sentimenti. Quindi, non si tratta solo di essere madre, ma anche di sentirsi inadeguati, di sentirsi un mostro.

Quanto di questo ha influito sul lavoro con l'attrice principale, Laura Weissmahr?
La scelta di Laura Weissmahr per il ruolo è stata complessa. Inizialmente, l'intenzione era quella di scegliere un'attrice già affermata, soprattutto per ragioni economiche. Tuttavia, quando ho trovato Laura – che, tra l'altro, è al suo esordio cinematografico – ho capito subito che era la scelta giusta. Aveva una fragilità unica ed è particolarmente fotogenica in modo speciale. Inoltre, i suoi occhi! Nel film, appare sempre stanca, ma è incredibilmente espressiva.

Mi chiedevo se questo aspetto è stato esaltato dal trucco?
No! Avevamo solo una truccatrice e le ho chiesto espressamente di non truccare troppo Laura. I suoi capelli, invece, erano molto importanti, perché sono biondi ossigenati...

Ma si capisce dalla crescita dei capelli quanto tempo è passato dall'ultima volta che ha curato il suo aspetto.
Esattamente. Se Laura viene truccata, cambia visibilmente, quindi era fondamentale mantenere intatta l'essenza del personaggio. Ho insistito con la truccatrice di non usare il correttore e di non toccare le borse sotto gli occhi. "È importante!", le dicevo.

Il film è tratto da un romanzo. Com'è, per chi non l'ha letto?
È molto diverso, poiché mescola vari stili e approcci: giornalistico, saggistico e romanzesco, tutto in uno. Il romanzo è scritto in prima persona e la trama ruota attorno a un crimine che ossessiona il protagonista. Nel libro viene esplorato come si sviluppa un'ossessione per un infanticidio, trattando temi di maternità e tabù che si ritrovano anche nel film. Tuttavia, ci siamo discostati abbastanza dal testo originale. Credo comunque che lo spirito del libro sia mantenuto nel film, così come la trama principale. Nel romanzo, la scrittrice non ha un conflitto così grande da affrontare; si limita a indagare per conto proprio. Abbiamo scelto di rappresentare la maternità attraverso un linguaggio cinematografico particolare, perché la maternità stessa può essere oscura e irrazionale, offrendo così elementi ideali per un film di genere con toni horror.

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(Tradotto dall'inglese da Alessandro Luchetti)

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