LOCARNO 2024 Cineasti del Presente
Denise Fernandes • Regista di Hanami
“La location è stata come una tela che mi ha permesso di esplorare la creatività senza ostacoli”
di Teresa Vena
- La regista svizzero-capoverdiana racconta il suo coming-of-age ambientato sulle coste di Capo Verde e spiega come il paesaggio l'abbia ispirata

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intervista: Denise Fernandes
scheda film], il primo lungometraggio della regista svizzera Denise Fernandes, è stato presentato in anteprima nella sezione Cineasti del Presente del Festival di Locarno di quest'anno, dove ha ricevuto il premio per la miglior regista emergente (leggi la news). Abbiamo chiesto alla regista di parlare della sua protagonista, delle condizioni di produzione e delle sfide che comporta la realizzazione di un'opera prima.
Cineuropa: Quanto c’è di lei nella sceneggiatura?
Denise Fernandes: Il mio approccio alla scrittura è intuitivo, ma deriva anche da riflessioni personali. Credo sia inevitabile che, in qualche modo, la sceneggiatura contenga parti del mio mondo interiore.
Quali erano gli aspetti più importanti del personaggio di Nia nel corso degli anni?
A volte, come esseri umani, portiamo dentro di noi un dolore che non comprendiamo e che passiamo tutta la vita a elaborare. Il personaggio di Nia porta con sé un fardello che dovrà superare continuamente, forse per tutta la vita. Per me era importante mostrare l'evoluzione del personaggio nel corso degli anni, ma non risolvere completamente i suoi problemi esistenziali.
Come ha trovato l’attrice che interpreta Nia da adulta?
Nel 2020, Alice da Luz, che è franco-capoverdiana, ha espresso più volte il suo sostegno sui suoi account social per il mio cortometraggio [del 2020] Nha Mila. L'ho sempre ringraziata, senza sapere che Alice, che è molto discreta, era in realtà un'attrice. Due anni dopo, nel 2022, ho scoperto che era la co-protagonista del film Mali Twist [+leggi anche:
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scheda film]. Un anno dopo l'ho invitata a fare un provino per Hanami. È stata l'unica persona che ho incontrato per il ruolo di Nia, che alla fine ha ottenuto. Quasi per magia, corrispondeva a ciò che stavo cercando.
Avete avuto il sostegno della comunità locale?
Assolutamente sì, e questa è stata una delle parti migliori della realizzazione di questo film. È stato come se tutta l'isola si fosse riunita per aiutarci a realizzare Hanami.
Quali sono state le maggiori difficoltà nel girare in loco?
A Capo Verde non esiste una vera e propria industria cinematografica, quindi tutto il materiale per le riprese ha dovuto essere noleggiato dall'Europa e spedito su questa piccola isola in barca e in aereo. Devo fare i complimenti al mio fantastico team di produzione che ha fatto in modo che tutto ciò avvenisse senza intoppi. Un'altra difficoltà è stata il caldo: abbiamo girato in un clima rovente, secco e spesso ventoso.
In che modo il paesaggio l'ha ispirata nello sviluppo del concetto estetico?
Il luogo è stato come una tela che, in fase di scrittura, mi ha permesso di esplorare la creatività senza ostacoli. L'isola di Fogo è così unica; Madre Natura può essere dura ma anche tenera. Tutti i colori sono molto vivaci. L'estetica finale è un mix tra un lavoro di ricerca molto dettagliato che ho svolto con la mia direttrice della fotografia, Alana Mejía González, e lo scenografo, Mathé, e alcuni elementi spontanei offerti dall'isola stessa.
A un certo punto entra in scena un ricercatore giapponese. Cosa voleva trasmettere con questo personaggio?
Il personaggio di Kenjiro porta ancora più stupore in questo universo di meraviglie. Egli incarna anche il mio desiderio di far incontrare mondi che sembrano così lontani, ma che in realtà hanno molto in comune.
Che cosa significa il titolo del film?
Hanami è una parola giapponese che si riferisce all'atto di contemplare i fiori di ciliegio, che cadono a terra come pioggia. Il titolo del film è una sorta di ossimoro, dal momento che Capo Verde è soggetta a ricorrenti siccità.
Questo è il suo primo lungometraggio. Come ha vissuto il salto dal formato corto al lungo?
Per realizzare questo film ho dovuto utilizzare tutte le mie conoscenze e le mie risorse, sia come persona che come regista, fino all'ultima goccia. È stata una grande sfida per me. Dico spesso che un cortometraggio si può tenere in una mano, mentre con un lungometraggio non è proprio possibile. Bisogna padroneggiare molte abilità senza mai perdere di vista l'essenza della storia.
Qual è il messaggio che vorrebbe trasmettere al pubblico?
Non mi piace l'idea di avere un messaggio specifico per il pubblico. La parte che preferisco quando proietto un mio film è quando il pubblico può farlo suo, senza che io imponga una lettura specifica.
(Tradotto dall'inglese)
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