email print share on Facebook share on Twitter share on LinkedIn share on reddit pin on Pinterest

VENEZIA 2024 Orizzonti

Aitor Arregi e Jon Garaño • Registi di Marco

“A volte non capiamo il nostro protagonista, ma non volevamo giudicarlo o edulcorarlo”

di 

- VENEZIA 2024: I registi baschi raccontano la loro fascinazione per il caso reale su cui si basa il loro film, incentrato su un uomo che ha portato la menzogna a livelli insospettabili

Aitor Arregi e Jon Garaño  • Registi di Marco
(© Giorgio Zucchiatti/La Biennale di Venezia/Foto ASAC)

I registi baschi Aitor Arregi e Jon Garaño approdano per la prima volta alla Mostra di Venezia, dove mostrano la loro fascinazione per il caso reale su cui si basa il loro nuovo film Marco [+leggi anche:
recensione
trailer
intervista: Aitor Arregi e Jon Garaño
scheda film
]
. Proiettato nella sezione Orizzonti e incentrato su un uomo capace di portare la menzogna a limiti insospettabili, il film dipinge un ritratto esagerato del presente e, forse, di noi stessi. 

Cineuropa: In Spagna conosciamo Enric Marco, un bugiardo che si è spacciato per un sopravvissuto di un campo nazista, ma all'estero sarà una sorpresa.
Aitor Arregi:
Anche per i più giovani in Spagna, che non conoscono la storia vera.

Jon Garaño: Il modo in cui questa storia è conosciuta a Barcellona non è lo stesso che nel resto della Spagna, perché a Barcellona Enric Marco ha tenuto conferenze e discorsi. Da noi a San Sebastian, per esempio, non è così conosciuta.

E cosa aggiunge il vostro film a quanto già noto, cioè al resoconto giornalistico degli eventi, al libro El impostor di Javier Cercas e al documentario Ich bin Enric Marco?
A.A.:
È stato un processo lungo: all'inizio questo film doveva essere un documentario, poi un ibrido e infine un lungometraggio di finzione. In questo caso, più che parlare dei fatti e di ciò che è accaduto, volevamo andare più a fondo, raccontare la verità che potrebbe nascondersi dietro a tutto. La fiction va oltre i titoli dei giornali, vogliamo vedere cosa risuona dopo la storia: perché Marco fa queste cose? Perché, dopo che lo scandalo è stato scoperto, va avanti e genera un'altra versione di se stesso? Abbiamo trovato tutto ciò misterioso e affascinante, quindi abbiamo voluto approfondire questa verità.

J.G.: Il nostro punto di vista è diverso da quello del documentario e del libro. Questo è il nostro Enric Marco. Quello che ci ha colpito di più è il modo in cui ha reagito quando è scoppiato lo scandalo. Se fossi in lui, me ne starei nascosto a casa, ma lui fa esattamente il contrario: si espone ai media. Marco inizia a mentire perché la sua vita normale non lo soddisfa e scopre di avere un superpotere – la parola – con il quale ottiene l'ammirazione di persone che non fanno parte della sua cerchia: giovani universitari della classe medio-alta di Barcellona. Improvvisamente, cambiando il suo essere, creando un nuovo Enric Marco, realizza cose che fino ad allora erano impensabili per lui. È così orgoglioso della sua creazione che non vuole separarsene. Il nostro Marco non ha nulla a che fare con i precedenti, ma mostra come lo vediamo dal nostro punto di vista. La sua reazione dopo lo scoppio dello scandalo è ciò che ci interessa di più, ed è ciò che questo film aggiunge. Questo e altri temi interessanti: per esempio, se il cinema possa essere utile per rappresentare la realtà o quale sia la verità.

A.A.: Questa storia non sarebbe la stessa se l'avessimo raccontata dieci anni fa. Siamo in un'epoca in cui la post-verità e i social media sono oggetto di discussione. Il passare del tempo a volte migliora una storia.

Costruiamo un personaggio in cerca di affetto, accettazione o pubblico? Siamo tutti Marco?
A.A.:
Il legame con lo spettatore è quello, anche se molte persone possono sentirsi a disagio con questo personaggio seducente, chiacchierone e malizioso. Non è uno scherzo quello che ha fatto, mentendo su un argomento così delicato come l'olocausto nazista. Ma perché lo fa? Perché vuole sentirsi più ammirato e amato, come quasi tutti noi. Tutti mostrano il loro lato migliore. Marco lo aveva e soffriva di una sorta di sociopatia che lo spingeva a essere al centro delle interviste.

Un personaggio con un ego tale da essere un bugiardo compulsivo... In che modo riesce a immedesimarsi in lui?
A.A.: È un personaggio che genera anche un certo fascino, perché prende decisioni difficili da capire: perché si complica sempre di più la vita? Non pensa di fare qualcosa di sbagliato, si capisce da solo, il che rende lo spettatore inquieto e impotente. È come un bambino pericoloso. C'è un quadro psicologico interessante.

Infine, cosa rende Marco così enigmatico?
J.G.:
Per noi rimane un mistero: volevamo che il film generasse un dibattito, lasciandolo aperto. Ci piacerebbe che gli spettatori ne parlassero da diversi punti di vista. È un personaggio che genera sentimenti contrastanti, alcuni riescono a capirlo, ma altri non lo capiranno mai. È così complesso che è affascinante. A volte non lo capisco, ma non volevamo giudicarlo o edulcorarlo.

(Tradotto dallo spagnolo)

Ti è piaciuto questo articolo? Iscriviti alla nostra newsletter per ricevere altri articoli direttamente nella tua casella di posta.

Leggi anche

Privacy Policy