Thomas Vinterberg • Regista di Families Like Ours
“Si potrebbe dire che siamo stati noi a ispirare il Covid, piuttosto che il contrario”
di Jan Lumholdt
- VENEZIA 2024: L'acclamato regista parla della scelta del soggetto, del suo processo creativo e della possibilità che ci sia ancora un'onda cinematografica danese in circolazione
In Families Like Ours [+leggi anche:
recensione
intervista: Thomas Vinterberg
scheda series], esordio nella serialità di Thomas Vinterberg proiettata fuori concorso a Venezia, l'intera popolazione danese si trasforma in rifugiati senza tetto a causa dell'innalzamento del livello del mare che presto sommerge il Paese. Il famoso regista scandinavo parla della scelta del soggetto, del suo processo creativo e della possibilità che esista ancora un'onda danese nel cinema.
Cineuropa: Questo progetto è stato annunciato alla fine del 2020. Lo scoppio del Covid-19 all'inizio dell'anno è stato un possibile fattore scatenante?
Thomas Vinterberg: La storia era nata già nel 2017, prima del Covid e prima dell'invasione dell’Ucraina. Ero alla post-produzione di Kursk [+leggi anche:
recensione
trailer
intervista: Thomas Vinterberg
scheda film] a Parigi e mi mancavano la mia casa e la mia famiglia. In quel momento, la storia mi è venuta in mente. Abbiamo iniziato a scrivere e le persone a cui l'abbiamo presentata pensavano che fosse un'idea di fantascienza piuttosto strana e fuori dal comune, tranne Zentropa, che è entrata subito nel progetto. Poi è arrivato il Covid-19 e diverse cose che sono successe durante la pandemia erano più o meno già presenti nella nostra sceneggiatura. Alcune di esse sono state eliminate per non risultare troppo ovvie. Si potrebbe dire che siamo stati noi a ispirare la pandemia, piuttosto che il contrario.
Avete scelto di rendere gli altri Paesi nordici più o meno off-limits per i rifugiati danesi. Questo rende la storia più interessante, ma sicuramente, in tutti questi anni di stretta alleanza nordica, sembra strano, vero?
Vorrei innanzitutto sottolineare che non c’erano intendimenti politici o moralistici, ma piuttosto drammatici ed esistenziali. La storia aveva solo bisogno della premessa di poter mandare i danesi più lontano che in Svezia o in Norvegia. Per coincidenza, anche in questo caso, avevamo pensato a Kiev, ma poi è scoppiata la guerra e abbiamo optato per Bucarest. Ci sembrava che sarebbe stato meno costoso offrire condizioni di vita in Romania rispetto alla Scandinavia, che oggi ha una notevole crisi di rifugiati.
Questa è la sua prima serie, un mondo diverso rispetto al cinema di lungometraggio. Quanta libertà creativa sentivate di avere in questo formato?
Questa serie è finanziata dal Danish Film Institute insieme a emittenti televisive come Canal+ e TV2 Denmark, ma abbiamo deliberatamente evitato le società di streaming, anche per poter mantenere la proprietà e continuare a ottenere ricavi. Abbiamo affrontato la storia come un unico grande film, non come una serie di episodi. Ho dovuto creare dei cliffhanger appositamente per il formato, e anche rispettare un numero fisso di minuti per episodio, cosa a cui non sono abituato. Per questo motivo, alcuni bei momenti qua e là hanno dovuto essere eliminati. D'altra parte, la mia sceneggiatura originale di sei episodi è stata ampliata in sette. Mi è stata data piena libertà creativa. Ho un nuovo lavoro che sta per uscire nel mondo e che sono sono molto orgoglioso di firmare con il mio nome.
Nel cast ci sono alcuni nomi familiari con cui ha già lavorato, come Paprika Steen e Thomas Bo Larsen. Altri, come Nikolaj Lie Kaas e Amaryllis August, sono "esordienti". Può dirci qualcosa sul casting e sulla scrittura riguardo a questi attori? Scriveva soprattutto pensando a loro?
Per quanto possibile, scrivo pensando a determinati attori, e li interpello fin dall'inizio. Molti di loro sono stati scritturati in questo modo, come mia moglie Helene [Reingaard Neumann], che interpreta la moglie di Nikolaj, e Nikolaj, con cui volevo lavorare da molto tempo, oltre a Paprika e al piccolo Max Kaysen Høyrup di Un altro giro [+leggi anche:
recensione
trailer
scheda film]. Un personaggio che non ho potuto scrivere è stato quello di Amaryllis August, il personaggio principale, perché lei è arrivata molto tardi, il che ha comportato un'ampia riscrittura. È l’esordio di Amaryllis e sento che ha un futuro.
In che misura questa famiglia è simile alla famiglia di Thomas? E c'è un personaggio che, secondo lei, è particolarmente vicino a Thomas stesso?
Beh, io sono tutti loro. Sono il giovane ed esuberante Elias, il quasi adolescente che si innamora di Laura; sono Lucas, il ragazzino timido; e sono il padre di Laura, Jacob. Ma prima di tutto è una famiglia fittizia.
Potrebbe esserci un Families Like Ours parte II?
Non ho la storia, ma mi piacerebbe molto passare altro tempo con questi personaggi.
Nicolas Winding Refn è un altro protagonista di Venezia quest'anno, un'altra delle figure chiave della nuova onda cinematografica danese della metà degli anni Novanta. L'onda è ancora viva secondo lei?
L'onda non c'è più. Il tempo l'ha erosa. In questo momento sia l'industria cinematografica danese che quella mondiale sono indecise sulla direzione da prendere. Al momento si avverte una certa mancanza di coraggio, ma detto questo, a lungo termine rimango ottimista. Sono addirittura entusiasta di ciò che accadrà in futuro.
(Tradotto dall'inglese)
Ti è piaciuto questo articolo? Iscriviti alla nostra newsletter per ricevere altri articoli direttamente nella tua casella di posta.