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VENEZIA 2024 Settimana Internazionale della Critica

Jethro Massey • Regista di Paul & Paulette Take a Bath

“Non va dove va la tipica commedia romantica; mi sono fidato di portarla da qualche altra parte”

di 

- VENEZIA 2024: Nel suo primo lungometraggio, il regista franco-britannico ci regala passeggiate e riprese per le strade di una macabra Parigi storica ed elementi ispirati ai social network

Jethro Massey • Regista di Paul & Paulette Take a Bath
(© Settimana Internazionale della Critica)

Parlando con Jethro Massey in occasione del debutto di Paul & Paulette Take a Bath [+leggi anche:
recensione
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intervista: Jethro Massey
scheda film
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  alla  Settimana Internazionale della Critica di Venezia si nota la sua particolare identità parigina d'adozione, dato che ha vissuto e lavorato in quella città per due decenni. Si tratta di un background unico per un regista altrimenti cresciuto in Gran Bretagna, e il suo esordio dark-comedy trae vantaggio dalla tensione di cose molto diverse che vengono messe insieme.

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Cineuropa: Ci parli del percorso che l'ha portata dai suoi precedenti lavori cinematografici alla realizzazione del suo primo lungometraggio. Qual è stato l'impulso iniziale per la premessa e la storia?
Jethro Massey:
Faccio film da quando ero bambino, ed è quello che ho sempre voluto fare. Mi sono trasferito a Parigi circa 20 anni fa e ho trovato la mia strada. Ho preso una telecamera in un momento in cui i video online stavano prendendo piede. Così sono riuscito a trovare un modo per guadagnarmi da vivere facendo questo, e una piccola attività che ho messo in piedi è cresciuta fino al punto in cui ho potuto dire a me stesso: "ora posso fare un lungometraggio".

Era una produzione molto piccola. Avevamo una troupe di circa 15 persone, con due attori principali. Avevo esperienza a Parigi, anche con le troupe e le location. Per quanto riguarda il film in sé, stavo scrivendo un'altra sceneggiatura, che un giorno realizzerò, e sul mio feed di Facebook è apparsa l'immagine di un tizio che conosco nella vasca da bagno di Winston Churchill. C'è qualcosa nel mondo di oggi in cui tutti postano foto di se stessi, e questo mi ha ricordato un'altra foto che avevo visto della fotografo Lee Miller nella vasca da bagno di Hitler, che è una di quelle immagini che quando le vedi, pensi semplicemente... come si dice?

Dissonanza cognitiva?
Sì. E mi è sembrato che ci fosse un terreno davvero fertile per esplorarlo, con questi personaggi che vanno in luoghi dove sono accadute cose terribili. Volevo quindi scrivere una storia che portasse questi due personaggi in questo bagno. Dato che mi trovo in Francia, la cosa più intelligente da fare era iniziare da Place de la Concorde con l'esecuzione di Maria Antonietta, e poi elaborare la storia che li avrebbe portati da un luogo all'altro. Guardiamo tutti questi film che contengono tanta violenza e ne siamo affascinati. Questo non ci rende persone cattive. Ma perché ne siamo così attratti? Non credo che ci poniamo molto questa domanda.

Se vogliamo essere riduttivi, il film ha un tema abbastanza standard: il ragazzo incontra la ragazza nella città dell'amore e così via. Era consapevole di questo o ha seguito il suo istinto creativo, sapendo che il risultato finale sarebbe stato originale e idiosincratico?
Trattandosi di un'opera prima, volevo raccontare una storia che funzionasse. Quando si fa qualcosa con un budget basso, una storia a due mani va bene. Ed è personale: sono venuto io stesso a Parigi. Camminavo per strada, mangiavo un pain au chocolat ogni giorno, passavo davanti all'Arco di Trionfo e pensavo: "La mia vita è un sogno". Lavoravo in un pub, ma mi meravigliavo di vivere in un luogo che tutti sognano di visitare. Ma non va nella direzione della tipica commedia romantica. Mi sono fidato di me stesso per portarla da un'altra parte.

Perché era così interessato ad avere questi inserti documentari su varie atrocità attraverso la storia dei due ragazzi? C'è un grande interesse per i dittatori, la Francia di Vichy, la violenza politica...
Se avessi vissuto nel Regno Unito, avrei potuto realizzarlo altrettanto bene a Londra. Ma più tempo si passa il tempo a Parigi, più ci si rende conto che è una città costruita sul sangue e sulle ossa, come molte grandi capitali europee. Sono costruite su ricchezze depredate. Una parte di questa storia viene ignorata, e credo che questo faccia comodo al Paese e ai politici, probabilmente. Si cammina per le strade di Parigi e si può vedere la targa sul muro, ma non si pensa veramente a cosa fosse accaduto.

Qual è stato l’impegno maggiore nella realizzazione del film, dallo sviluppo alle riprese e alla post-produzione? Cercherà di co-produrre con un altro Paese o con un'altra società per il prossimo film?
La sfida più grande è stata quella di assumere molti ruoli diversi: ero il produttore, il regista e lo sceneggiatore, e sapevo che la cosa più importante era mettere insieme un grande team creativo. Ma ho diretto il film in modo molto semplice. Non voglio produrre se non è necessario. Per il prossimo film voglio trovare un grande produttore creativo con cui lavorare.

(Tradotto dall'inglese)

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