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VENEZIA 2024 Fuori concorso

Pupi Avati • Regista di L'orto americano

“Il mio film è il più economico tra quelli italiani presenti al festival”

di 

- VENEZIA 2024: Il nuovo lavoro dell'avventuriero del cinema italiano, la cui carriera ha già attraversato sette decenni, provoca sia dolore che gioia

Pupi Avati • Regista di L'orto americano
(© A. Avezz/La Biennale di Venezia/Foto ASAC)

Senza dubbio uno dei registi italiani più prolifici, con una carriera che abbraccia quasi sette decenni, l'intramontabile bolognese Pupi Avati  ha presentato il suo ultimo lavoro, L'orto americano [+leggi anche:
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, in anteprima all'81ma Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia, come film di chiusura fuori concorso. Rendendo omaggio ai suoi film giovanili preferiti degli anni '40, la sua nuova uscita, un racconto horror gotico in bianco e nero, lo vede rivisitare i suoi anni di giallo italiano. L'ex rappresentante dell'azienda di surgelati Findus ha anche qualche suggerimento per il neo-insediato Ministro della Cultura italiano quando si tratta di politiche cinematografiche sensate, non da ultimo per quanto riguarda i budget dei film italiani.

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Cineuropa: Può dirci il numero di questo lavoro nella sua filmografia?
Pupi Avati:
Posso. È il numero 55.

Cinquantacinque film di tutti i generi, tra cui, di tanto in tanto, una storia horror o gialla, in particolare La casa dalle finestre che ridono del 1976. L’orto americano inoltre è in bianco e nero, con uno stile molto anni Quaranta. Cosa l'ha attratta di questa estetica?
Come sa, ho fatto molti film, ma non molto cinema. Questo è cinema. Sono seduto sul set, tutto è pronto, gli attori sono al loro posto e io dico: "Azione!" Giriamo e guardo nel monitor. Lì - aah! - è tutto in bianco e nero. Quella nel monitor è la mia realtà, non quell'altra "realtà" là fuori. Inoltre, ci sono alcuni fotogrammi nel film che sono stati apertamente e orgogliosamente ispirati da quei film della mia giovinezza negli anni '40, quelli americani - Alfred Hitchcock, Fritz Lang, Erich von Stroheim...

...tutti originariamente europei, si noti. Direbbe che gli europei hanno fatto i migliori film americani in quel periodo?
Certamente!

Quanto è difficile realizzare e distribuire un film in bianco e nero nel 2024?
Non è stato difficile. Io giro i miei film con un budget basso. Il modo migliore per essere liberi di fare esattamente il film che si vuole fare è girare con un budget basso. Adesso in Italia si spendono molti soldi, e per film per i quali non c'è mercato. Il mio film è il più economico di tutti i film italiani presenti al festival. Lo so perché conosco i budget degli altri. Il mio è di 3 milioni di euro, e con quei soldi ho girato negli Stati Uniti e in Italia, e tutti sono stati pagati. Qualche giorno fa, in Italia, abbiamo avuto un nuovo Ministro della Cultura [Alessandro Giuli], e ho un suggerimento per lui. Vorrei proporre di promuovere un'iniziativa in Italia per insegnare alle persone a fare film a basso costo. In questo Paese si bruciano somme come 55 milioni di euro di budget. Non si può andare avanti così.

Lei ha iniziato nel 1968, nell’epoca del boom del cinema italiano. Come riassumerebbe la situazione finora?
È stato più dolore che gioia. Non solo per me, ma anche per mio fratello [Antonio Avati, che spesso produce o co-produce], per la mia famiglia, per tutti. È un lavoro molto egoistico. Tutte le persone intorno a te ne pagano il prezzo. Quindi forse ha ragione mia moglie quando mi dice che devo tornare al mio vecchio lavoro, quello di rappresentante di surgelati Findus in Emilia-Romagna.

Quindi, se dovesse ricominciare da capo, è lì che andrebbe, nel campo dei surgelati?
Santo cielo, no. Quei quattro anni alla Findus sono stati i peggiori della mia vita. Se un giorno rinascerò, sarò di nuovo un regista.

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(Tradotto dall'inglese)

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